I divari nelle competenze alfabetiche dei bambini Numeri alla mano

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I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale. Leggi “La crescita dei divari nelle competenze alfabetiche dei bambini“.

9 anni

l’età in cui i bambini dovrebbero passare dall’imparare a leggere al leggere per imparare. Domani ricorre la giornata internazionale dell’alfabetizzazione. Una giornata istituita dall’Unesco nel 1967, per ricordare quanto un livello di competenze alfabetiche adeguato sia un elemento essenziale per l’effettiva tutela dei diritti umani. Chi ha carenze nella lettura, nella comprensione di un testo e nella scrittura è più vulnerabile nella gestione di aspetti basici della vita quotidiana, dal lavoro alla salute. Per questo il livello di alfabetizzazione viene monitorato ogni 5 anni dalla Iea, un consorzio internazionale, attraverso i test Pirls (Progress in international reading literacy study), per una serie di paesi tra cui il nostro, proprio sui bambini di 9-10 anni. Vai all’articolo.

537

il punteggio medio italiano nel 2021. A maggio di quest’anno sono stati rilasciati i risultati dell’edizione 2021 del test. Nonostante il ritardo nella pubblicazione, si tratta dell’unica indagine internazionale di questo tipo somministrata durante l’emergenza Covid. Perciò offre una chiave interpretativa utile per comprendere la condizione educativa degli studenti nella pandemia. Tra i bambini di quarta elementare il nostro paese va meglio degli altri maggiori paesi Ue, aspetto sottolineato anche nel dibattito pubblico quando sono usciti i dati. Allo stesso tempo si registra un peggioramento dopo la pandemia, oltre a divari territoriali in crescita. Vai al grafico.

21 su 32

i paesi che hanno visto un calo tra la rilevazione del 2016 e quella del 2021. Solo in 3 c’è stato un miglioramento, in altri 8 la variazione non è stata significativa. Tra 2016 e 2021 l’Italia ha conseguito un risultato medio di 11 punti inferiore: da 548 a 537. Tra i maggiori paesi europei anche la Germania mostra un netto peggioramento (-13 punti), mentre per la Francia la variazione non è statisticamente significativa. Vai al grafico.

3 volte

l’allargamento del gap territoriale dal 2006, tra l’area geografica con il risultato migliore (Nord Ovest) e quello più basso (Sud e Isole). Sono infatti 36 i punti di distanza tra questi territori, erano 12 nel 2006. Paradossalmente, facendo il confronto con le rilevazioni pre-Covid, sono soprattutto gli studenti dell’Italia settentrionale ad aver visto un peggioramento tra prima e dopo la pandemia. Allo stesso tempo, mentre i punteggi dell’Italia centro-settentrionale tengono comunque il passo con gli standard internazionali, quelli del mezzogiorno rimangono molto indietro. Superano i 540 punti le aree del nord-ovest, nord-est e centro. Molto lontani sud (527) – la ripartizione territoriale che nella classificazione Invalsi comprende Abruzzo, Campania, Molise e Puglia – e sud e isole (513). Quest’ultima include Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia. Vai al grafico. 

10 su 10

i capoluoghi con i punteggi Invalsi più bassi in italiano alle elementari sono tutti nel mezzogiorno. Si tratta di Crotone (181,36), Trapani (187,45), Foggia (187,76), Palermo (188,34), Catania (189,58), Agrigento (190,08), Messina (190,84), Enna (191,40), Napoli (191,88) e Caltanissetta (193,13). Poco sopra anche due capoluoghi del centro-nord (Prato, 193,17) e Bolzano (193,64). Ai primi 10 posti per rendimenti nelle competenze alfabetiche rilevate nei test Invalsi in quinta elementare troviamo invece – nell’ordine – Siena, Teramo, Pavia, Ascoli Piceno, Grosseto, Lucca, Como, Monza, Varese e Avellino. Vai alla mappa. 

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