Progetto

Come anticipato, la crescita dell’Aps italiano nel 2021 rischia di avere carattere episodico e non strutturale. Per comprendere il perché conviene analizzare più nel dettaglio come è composto l’aiuto pubblico allo sviluppo del nostro paese, partendo dai cosiddetti macro aggregati, ovvero i due canali attraverso cui le risorse arrivano ai paesi beneficiari. 

I fondi della cooperazione pubblica allo sviluppo si dividono in due grandi componenti (bilaterale e multilaterale), che indicano la via attraverso cui le risorse arrivano ai paesi destinatari. Vai a “Cosa sono il canale bilaterale e il canale multilaterale”

Il canale bilaterale riguarda quelle risorse che ciascun donatore destina in maniera diretta al paese ricevente. Diversamente i fondi allocati attraverso le organizzazioni internazionali impegnate in diverse attività di cooperazione allo sviluppo sono inclusi nel canale “multilaterale”. Dopo aver visto queste due macro distinzioni poi può essere molto utile guardare anche ad alcune delle principali voci che le compongono.

Il canale bilaterale

Tra 2020 e 2021 il valore dell’aiuto bilaterale italiano è quasi raddoppiato, passando da poco più di 1 miliardo di euro a quasi 2. Ovvero una crescita del 88,8% in termini reali (ovvero a prezzi costanti). Di questi 931 milioni di euro aggiuntivi però ben 680 (ovvero il 73%) sono risorse addizionali per voci di spesa che sono per loro natura non stabili oltre a essere considerate da Concord Europe come una forma di aiuto gonfiato.

Da una parte infatti un elemento cruciale dell’Aps italiano nel 2021 è rappresentato da importanti operazioni di cancellazione del debito. Questo tipo di aiuto non è di carattere ordinario. Nel 2020 ad esempio non risultavano risorse da questo punto di vista, mentre nel 2021 queste hanno raggiunto quasi mezzo miliardo di dollari, ovvero il 21% delle risorse erogate attraverso il canale bilaterale. Cifre che fanno insomma capo a un’operazione specifica, che ha riguardato quasi integralmente la Somalia, che non possono essere considerate stabili o replicabili per gli anni successivi, e che non possono nemmeno essere considerate come nuovi flussi di aiuto.

Oltre a questo elemento poi esiste un’altra voce di spesa che, con le sue continue oscillazioni, contribuisce a determinare anno dopo anno il valore dell’aiuto bilaterale.

Si tratta del capitolo “Rifugiati nel paese donatore”, ovvero di una parte di quelle risorse che servono ad accogliere in Italia richiedenti asilo e rifugiati. Risorse certamente importanti ma che hanno a che fare ben poco con la cooperazione allo sviluppo, nonostante formalmente le regole Ocse consentano di contabilizzarle come tali.

Le risorse destinate all’accoglienza dei rifugiati sono molto importanti, ma non andrebbero confuse con le attività di cooperazione che si svolgono nei paesi beneficiari. Vai a “Che cos’è il capitolo di spesa “rifugiati nel paese donatore””

Se nel 2018 questa particolare voce di spesa rappresentava più del 20% di tutto l’Aps italiano e il 50% dell’aiuto bilaterale, negli anni successivi il suo valore è costantemente calato. Una dinamica che, come è ovvio, ha seguito l’andamento del numero di arrivi di migranti, principalmente attraverso gli sbarchi via mare in Italia, e delle relative presenze all’interno del sistema di prima accoglienza.

Nel 2021 però questo importo è tornato a crescere arrivando a rappresentare quasi 1/4 del canale bilaterale. Si tratta di una dinamica da monitorare con attenzione per molte ragioni, non da ultimo il fatto che incide in modo significativo sull’interpretazione che si può dare della crescita complessiva dell’Aps.

Da molti anni Concord Europe ha definito sia le operazioni di cancellazione del debito sia le spese per l’accoglienza dei rifugiati nel paese donatore come una forma di aiuto gonfiato.

45,2% dell’aiuto bilaterale italiano è composto da operazioni di cancellazione del debito e dalla voce di spesa “rifugiati nel paese donatore”.

Dunque, se da un lato è indubbiamente vero che l’aiuto bilaterale italiano è cresciuto di oltre un miliardo di dollari tra 2020 e 2021, dall’altro bisogna rilevare come questa crescita sia quasi interamente assorbita da risorse episodiche oltre che definibili come aiuto gonfiato. Al netto di queste infatti si assiste sì a una crescita, che però si riduce a poco più di 250 milioni di euro.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(ultimo aggiornamento: giovedì 15 Dicembre 2022)

L’aiuto multilaterale

Nel 2021 a essere cresciuto è stato anche l’aiuto multilaterale, passato da circa 2,7 miliardi di euro a poco meno di 3,2. L’organizzazione internazionale a cui la Farnesina invia più risorse è senza dubbio l’Unione europea, destinataria di quasi il 60% dell’Aps multilaterale italiano. Un valore più alto della media degli altri paesi Ue che fanno parte del comitato Dac dell’Ocse.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ocse
(pubblicati: giovedì 22 Dicembre 2022)

Tra le altre organizzazioni finanziate dall’Italia spicca poi la Gavi Alliance. Si tratta di un’organizzazione internazionale creata nel 2000 per migliorare l’accesso ai vaccini nei paesi più svantaggiati, costituita da una serie di attori pubblici e privati, tra cui la Banca mondiale, l’Oms, l’Unicef e la fondazione Bill & Melinda Gates. Un’organizzazione che ha svolto un ruolo chiave nel corso dell’emergenza pandemica.

E proprio rispetto a Gavi l’Italia è stata uno dei paesi che hanno contribuito maggiormente, posizionandosi al terzo posto tra tutti i paesi Dac, con oltre 460 milioni di dollari. Più dell’Italia hanno contribuito solo la Germania, con 1,2 miliardi di dollari, e gli Stati Uniti, che sono arrivati oltre i 4 miliardi.

Si tratta certamente di un contributo importante alla lotta internazionale contro la pandemia nei paesi più fragili o vulnerabili. Al contempo però è bene considerare che anche queste risorse rischiano di avere carattere episodico, perché destinate all’acquisto di vaccini contro il Covid-19 destinati a paesi a reddito medio e basso tramite il Covax advanced market commitment, meccanismo dell’iniziativa multilaterale Access to Covid-19 tools accelerator (Act-A), di cui Gavi fa parte. 

Se, come tutti ci auguriamo, nei prossimi anni l’emergenza pandemica dovesse rientrare completamente, non è affatto detto che queste risorse verranno rese stabili per questo settore o riconvertite in altre forme di aiuto allo sviluppo. Inoltre, mentre l’Italia si è spesa per contribuire a Gavi e a Covax, non altrettanto ha fatto per sostenere iniziative che miravano ad agire sulle cause profonde della disuguaglianza nell’accesso ai vaccini, alle terapie e alla diagnostica, come per esempio la proposta di sospensione temporanea delle regole a tutela della proprietà intellettuale proposta da Sud Africa e India all’organizzazione mondiale del commercio e sostenuta da più di 100 stati.

L’articolo è stato redatto grazie al progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda!”, finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Le opinioni espresse non sono di responsabilità dell’Agenzia.

Foto: Aics cooperazione

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