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Quando parliamo di think tank, fondazioni e associazioni politiche parliamo di strutture molto diverse tra loro. Strutture che oltre ad avere forme giuridiche differenti, nascono con scopi diversi e soprattutto sono riconducibili ad aree politiche opposte.

Per questo motivo prima di entrare nella complessità delle relazioni tra queste strutture, è necessario mappare più chiaramente il fenomeno che stiamo monitorando. Da quando openpolis ha avviato il suo lavoro di censimento sono state registrare 153 organizzazioni che a vario modo rientrano in una classificazione molto ampia di think tank fondazione e associazione politica. Il nostro lavoro infatti si basa sul monitoraggio di organizzazioni che rientrano in una di queste categorie:

Cogito ergo sum 2020

  • hanno al loro interno, nei principali organi (cda, comitati direttivi e scientifici, ecc) politici;
  • sono chiaramente riconducibili ad un partito, in quanto componente o di diretta emanazione;
  • fanno parte dei grandi network europei delle fondazioni politiche;
  • nascono intorno alla personalità politica di un individuo;
  • sono apertamente ispirate da ideologie e ambizioni politiche;
  • nascono in memoria di figure politiche passate.

153 think tank, associazioni e fondazioni politiche censite dal 2015 ad oggi.

Questa nostra classificazione, molto diversa da quella inserita nello spazzacorrotti, permette di intercettare il fenomeno in tutte le sfaccettature. Una classificazione che include strutture definite “politiche”, ma con intensità chiaramente differenti. Ci teniamo anche a specificare che il nostro censimento è un work in progress continuo, e non vuole essere definitivo in nessun tipo di modo. Siamo consapevoli del rischio di aver inconsapevolmente lasciato fuori alcune strutture, e proprio per questo motivo il lavoro di aggiornamento è costante.

Quando sono nate e cosa fanno

L’80% delle organizzazioni che abbiamo censito in questi anni sono nate dal 2000 ad oggi. Nel totale delle strutture analizzate solamente 8 infatti sono state costituite prima degli anni 80, circoscrivendo quindi l’attuale fenomeno a realtà nate negli ultimi 20 anni. Le più anziane sono la Fondazione Istituto Gramsci (1950) e la Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII (1953), che sono state seguite dalla Fondazione Luigi Einaudi (1962) e dalla Fondazione Aristide Merloni (1963).

Il dato è stato calcolato sulle 146 strutture per cui è stato possibile ricostruire la data di fondazione.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis

Come abbiamo detto tra le oltre 150 strutture analizzate ci sono molte differenze. Per farle emergere abbiamo classificato le organizzazioni per principale tipologia di attività svolta:

  • formazione politica e ricerca accademica;
  • policy making tematico;
  • aggregazione politica o componente di partito.

Attraverso questa chiave di lettura si è evidenziato che mentre fino all'inizio degli anni 2000 queste organizzazioni svolgevano principalmente attività di ricerca e formazione, più recentemente il motivo principale che ha portato alla nascita di queste realtà è stata l'aggregazione politica o intorno ad una componente di un partito o intorno ad un determinata personalità.

Negli ultimi 20 anni la componente "politica" di queste strutture è cresciuta molto.

Fino al 2009 infatti le fondazioni e associazioni politiche analizzate mantenevano un modus operandi classico. Dal 2010 in poi invece molte cose sono cambiate, e si è visto un'impennata nel numero di realtà nate con l'unico scopo di fare aggregazione politico o di preparare l'ascesa politica di determinate figure.

Aggregazione politica: componente all’interno di un movimento o luogo in cui vengono coltivati e discussi determinati ideali politici;
Formazione politica e ricerca accademica: organizzazione nata per la ricerca ed elaborazione di proposte politiche attraverso l’organizzazione di eventi, convegni e scuole di formazione;
Policy making tematico: luogo di incontro bipartisan su tematiche ad hoc con lo scopo di influenzare il dibattito politico in materia.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis.

Mentre il fenomeno ha cambiato natura, sta sempre più coinvolgendo tutto lo spettro politico. Le principali aree politiche del paese sono protagoniste di questa fase, dal centrosinistra al centrodestra passando per Movimento 5 stelle e radicali. Delle oltre 150 realtà censite il 31,37% sono riconducibili al centrosinistra, il 19% al centrodestra mentre il 17,65% sono da considerare bipartisan. Quest'ultime, che svolgono principalmente attività di policy making, sono tenute insieme principalmente dal sostegno a determinati temi, piuttosto che a specifici ideali politici.

Aggregazione politica: componente all’interno di un movimento o luogo in cui vengono coltivati e discussi determinati ideali politici;
Formazione politica e ricerca accademica: organizzazione nata per la ricerca ed elaborazione di proposte politiche attraverso l’organizzazione di eventi, convegni e scuole di formazione;
Policy making tematico: luogo di incontro bipartisan su tematiche ad hoc con lo scopo di influenzare il dibattito politico in materia.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis

Cosa sappiamo sul loro conto, la trasparenza

La grande innovazione dello spazzacorrotti è stata l'introduzione dell'obbligo di pubblicazione di statuto, bilanci e donazioni per associazioni, fondazioni e comitati politici. Considerando le poche informazioni che storicamente erano messe a disposizione da queste realtà, le potenzialità della legge approvata nella XVIII legislatura erano molte.

Purtroppo però dall'approvazione della norma non molto è cambiato, questo principalmente per due motivi. In primis perché per l'attuale definizione di "associazione e fondazione politica", come vedremo dopo, sono poche le organizzazioni che rientrano nella normativa. In aggiunta non è chiaro quale sia il lavoro di monitoraggio attualmente in campo sul rispetto di questi obblighi e, soprattutto, se eventuali sanzioni sono inflitte per la violazione dello spazzacorrotti.

Con Cogito ergo sum 2020 abbiamo analizzato i siti internet delle 105 organizzazioni ancora attive tra le oltre 150 che abbiamo censito dal 2015 ad oggi. Tra queste, il 50,94% pubblica il proprio statuto o atto costitutivo, un elemento positivo che certamente aiuta nell'inquadramento di alcune informazioni chiave, tra cui la forma giuridica dell'organizzazione.

Con lo spazzacorrotti è stato l’obbligo di pubblicazione di statuto, bilanci e donazioni per associazioni, fondazioni e comitati politici.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis

Ma è entrando nell'ambito delle informazioni più sensibili che il livello di trasparenza peggiora. Solamente il 29,25% delle strutture pubblica il proprio bilancio, e il 8,49% (parliamo di 9 organizzazioni) l'elenco dei donatori. Si tratta di:

9 le organizzazioni che pubblicano l'elenco dei donatori privati.

Non solo, per la legge 124 del 2017, vige l'obbligo per associazioni, onlus e fondazioni di pubblicare sul proprio sito internet sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e ogni tipo di vantaggio economico, per un importo superiore ai 10.000 euro, ricevuti dalla pubblica amministrazione. Tra le 106 organizzazioni ancora attive, sono 20 quelle che rendono disponibile l'elenco dei contributi ricevuti dalla pubblica amministrazione.

I bilanci e le donazioni

Analizzando i bilanci 2018 di queste organizzazioni emergono delle realtà economiche non indifferenti. Sono ben 7 infatti le strutture che hanno registrato entrate per oltre 1 milione di euro. In cima alla classifica troviamo la Fondazione Eni Enrico Mattei, con un bilancio di oltre 6 milioni di euro, di cui ben 4 ricevuti dal fondatore (Eni). A seguire Aspen Institute Italia, con 5,7mln di bilancio e quasi 5 milioni di contributi, e la fondazione Sviluppo sostenibile con oltre 2 milioni di entrate, di cui quasi mezzo milione raccolto dalle quote associative.

Ad esclusione della Fondazione Istituto Gramsci, il cui bilancio risale al 2017, i dati fanno riferimento al 2018.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis

Con un bilancio superiore al milione di euro, da segnalare anche l'Associazione Rousseau, il Centro studi politica internazionale, la fondazione Istituto Gramsci (bilancio 2017) e Non c'è pace senza giustizia.

Molte le organizzazioni che mettono a bilancio la vendita di servizi e ricavi da attività commerciali.

Un aspetto interessante analizzando i bilanci di queste organizzazioni riguarda gli introiti derivanti dalla vendita di servizi. Non sono poche infatti le strutture che nel 2018 hanno messo a bilancio ricavi da attività più propriamente commerciali. Tra queste la fondazione Sviluppo sostenibile, con oltre 670 mila euro da gestioni commerciali accessorie, e i 380 mila euro del Centro studi politica internazionale da ricavi per attività commerciali.

Più in generale le principali voci nei bilanci sono generalmente 3:

  • quota associative: contributi da soci e/o fondatori;
  • contributi: da persone fisiche o giuridiche;
  • contributi della pubblica amministrazione.

Tra le organizzazioni censite quella che raccoglie più contributi da quote associative e/o contributo dei fondatori, dopo la già menzionata fondazione Eni Mattei, è Italia decide. Nel 2018, su un bilancio totale di 766 mila euro, ben 656 mila euro sono arrivati da soci e associati. Per quanto riguarda i contributi invece, da segnalare i quasi 5 milioni di Aspen Institute Italia, come anche il milione di euro registrato dall'Associazione Rousseau, giunti principalmente dagli eletti in parlamento del Movimento 5 stelle.

Diciotto delle organizzazioni censite ricevono finanziamenti da strutture che hanno collegamenti con il pubblico, o in quante pubblica amministrazione o perché aziende partecipate dallo stato (in qualsiasi sua forma). È importante sottolineare che questo dato può anche includere i versamenti dallo stato per il 5x1000.

Il Centro studi politica internazionale ha ricevuto oltre mezzo milione dalla pubblica amministrazione (obblighi trasparenza legge 124 del 2017), di cui 137 mila euro dal ministero degli affari esteri, grazie anche al contributo ordinario art. 1 della legge 948 del 1982. Sempre nel 2018 la fondazione Istituto Gramsci ha ricevuto un totale di 400 mila euro in contributi, di cui oltre 300 mila dal ministero dei beni culturali come contributo per la legge 534 del 1996.

Sono stati utilizzati i dati pubblicati da ogni organizzazione sul proprio sito internet come previsto dalla 124 del 2017. La quale obbliga di comunicare sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e ogni tipo di vantaggio economico, per un importo superiore ai 10.000 euro, ricevuti dalla pubblica amministrazione.

Per contributo si possono intendere anche corrispettivi a fronte di attività progettuali, non avendo nulla a che vedere con contributi a fondo perduto.

Il dato può anche includere quanto versato dallo stato alle fondazioni e associazioni per il 5×1000.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis

Il problema della trasparenza

Monitorare le dinamiche economiche di queste strutture è fondamentale per ricostruire collegamenti ed interessi con soggetti privati. Più aumenta il ruolo politico di queste organizzazioni, più diventa fondamentale avere determinate informazioni, soprattutto quelle che riguardano i donatori privati.

Sapere quali privati hanno finanziato specifiche organizzazioni guidate da politici con incarichi di rappresentanza, è un elemento necessario per monitorare eventuali casi di corruzione e conflitto di interessi. Lo spazzacorrotti è intervenuto sulla materia proprio per questo motivo, ma come abbiamo visto i dati sulle donazioni sono pochi e, come vedremo, lo sono per un motivo ben chiaro: la legge non include la maggior parte delle strutture in questione. Non solo, se da un lato c'è l'obbligo di pubblicare un bilancio, dall'altro non è richiesto nessun tipo di dettaglio sulle spese affrontate. Non è quindi dovuto sapere come queste organizzazioni spendano i propri soldi.

Con lo spazzacorrotti è stato l’obbligo di pubblicazione di statuto, bilanci e donazioni per associazioni, fondazioni e comitati politici.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis

Le strutture più grandi e iperconnesse

Negli anni abbiamo raccontato come uno dei modi migliori per analizzare la materia è attraverso la costruzione di network, mappe che mettono in relazione le diverse le strutture attraverso i membri che condividono.

Storicamente 5 organizzazioni hanno rappresentato quelle più connesse, tenendo in considerazione sia il numero di membri condivisi con altre strutture, sia i singoli "collegamenti" con altre realtà. Parliamo nello specifico di Aspen Institute Italia (presidente Giulio Tremonti), Astrid (presidente Franco Bassanini), Fondazione Italia Usa (presidente onorario Mauro della Porta Raffo), Italia decide (presidente onorario Luciano Violante) e Italianieuropei (presidente Massimo D'Alema). Nel raccontare l'evoluzione della materia dobbiamo però aggiungere a quest'analisi la fondazione Istituto Gramsci (presidente Silvio Pons), ma soprattutto l'Associazione Merita - Meridione Italia, la neo nata struttura guidata da Claudio De Vincenti.

Vengono mostrati solamente i membri che hanno incarichi in almeno 2 delle strutture prese in considerazione.

FONTE: dati ed elaborazioni openpolis

Fondata nel 2019 Merita Meridione - Italia è entrato di diritto nel novero delle associazioni più importanti con ben 65 membri che sono presenti anche in altre organizzazioni, per un totale di 39 collegamenti con strutture del censimento. Tra i soci promotori dell'organizzazione figurano Maria Rosaria Brunetti,Giampiero Castano, Giuseppe Coco, Claudio De Vincenti, Amedeo Lepore, Rosario Mazzola, Giuseppe Signoriello, Bruno Spadoni e Francesco Tavassi.

A questi bisogna aggiungere un lungo elenco di firmatari al manifesto promosso dall'associazione, tra questi Franco Bassanini, Anna Finocchiaro, Emma Marcegaglia, Pier Carlo Padoan, Tiziano Treu, Luciano Violante e soprattutto il neo ministro all'università e ricerca Gaetano Manfredi. Manifesto che in questi mesi è stato presentato in giro per l'Italia, dimostrando la forte connotazione politica dell'organizzazione.

È stato valutato il numero di collegamenti delle strutture, considerando sia il numero di membri presenti anche in altre strutture, che il numero di strutture con cui si condividono membri.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis

Come è reso evidente dal grafico, il network di connessioni che ha creato intorno a se l'associazione Merita - Meridione Italia è di gran lunga superiore a quello delle altre strutture. Mettendo insieme i nodi che compongono la rete di think tank e fondazioni politiche emerge però un quadro ben chiaro. Nell'analizzare l'attività di queste strutture abbiamo infatti ricostruito un network composta da oltre 3.000 persone, di cui 345 fanno parte di almeno due realtà. 

80,95% delle strutture attive sono collegate tra loro attraverso i propri membri.

I nomi più ricorrenti

Persone con più incarichi creano un fitto network di connessioni tra le strutture censite.

Queste 345 persone formano di fatto una rete di connessioni e collegamenti che rendono l'analisi di think tank, fondazioni e associazioni politiche un modo per ricostruire legami. In particolare a rappresentare la base su cui si forma questo network sono le 106 persone che hanno 3 o più incarichi nelle realtà censite. Un elenco di persone in cui compaiono parlamentari e ministri (ex ed attuali), accademici, rettori, giudici costituzionali, membri di partecipate, imprenditori e dirigenti pubblici.

Tra questi spiccano alcuni nomi. Il più ricorrente è Giulio Tremonti. L'ex ministro all'economia e vice presidente del consiglio, pur non avendo incarichi politici da anni, continua ad esercitare una certa influenza. Al momento può vantare incarichi in 6 delle strutture censite: Aspen Institute Italia, Fondazione Giuseppe Tatarella, Fondazione Italia USA, Italia decide, Iustus, ResPublica.

6 le strutture di cui fa parte Giulio Tremonti, il nome più ricorrente.

Dopo di loro un nutrito gruppo di 12 persone che compaiono con 5 diversi incarichi: Giuliano Amato (ex presidente del consiglio), Angelo Maria Petroni (accedemico, ex Cda Rai), Umberto Ranieri (ex parlamentare e sottosegretario), Francesco Profumo (ex ministro), Salvatore Biasco (ex deputato), Marta Dassù (ex viceministro) Nadia Urbinati (accademica), Luciano Violante (ex parlamentare e presidente di Montecitorio), Claudia Mancina (ex parlamentare), Piero Fassino (parlamentare ed ex sindaco di Torino), Alessandro Pajno (ex presidente del consiglio di stato) e Francesco Giubilei (editore).

Quest'ultimo merita un'attenzione particolare: classe 1992 ed editore di Historica, nell'ultimo periodo si è imposto come nome forte dei think tank di destra-centrodestra. Attualmente è presidente di Nazione Futura e della fondazione Tatarella, membro del comitato scientifico della fondazione Tricoli e di Fare Futuro, nonché nel comitato organizzativo del Centro studi del pensiero liberale.

Elenco delle persone con più incarichi tra i think tank censiti.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis

 

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