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L’emergenza coronavirus ha rappresentato uno spartiacque per tutti. Anche per bambini e ragazzi che, sebbene meno colpiti dalla crisi sanitaria, ne hanno subito le conseguenze in termini sociali e educativi.

Allo stesso tempo, non in tutti i territori l’impatto del Covid è stato univoco. La risposta all’emergenza è dipesa da numerosi fattori, compresa la rete sociale e di servizi sul territorio, con divari spesso molto marcati anche all’interno di una stessa regione.

In Liguria vivono circa 200mila minori, in base ai dati del censimento permanente rilasciati da Istat. Avere meno di 18 anni in questa fase storica significa attraversare le fasi cruciali dello sviluppo in una situazione molto particolare. Segnata dall’emergenza Covid, con tutte le problematiche connesse per bambini e ragazzi. Dal contesto familiare, con il rischio concreto che la propria famiglia possa soffrire la crisi economica, fino all’accesso ad opportunità educative e sociali, senza dubbio molto più difficile in questa fase.

204.887 residenti con meno di 18 anni in Liguria nel 2020.

La presenza diffusa di presidi educativi e reti comunitarie infatti costituisce la garanzia principale nella lotta alla povertà educativa. Il Covid ha da un lato complicato l’operatività dei principali strumenti di contrasto all’esclusione sociale. Dall’altro, ha fatto riemergere questioni di lungo periodo per il sistema educativo.

Il report in formato pdf

Solo per fare un esempio, il distanziamento in classe, con la necessità di riadattare le scuole, ha riacceso l’attenzione sulla condizione del patrimonio edilizio scolastico. Da questo punto di vista, in Liguria si registra una percentuale di edifici scolastici classificati come “vetusti” (cioè con un’età superiore ai 50 anni) superiore alla media nazionale del 17,8%. Edifici che in molti casi quindi necessitano di interventi di manutenzione e ammodernamento.

37,5% edifici scolastici classificati come vetusti in Liguria.

Un altro tema tornato in primo piano è la questione dei trasporti scolastici, con la necessità da un lato di rispettare le norme anti-contagio e dall’altro di garantire agli alunni di poter raggiungere facilmente la scuola. In questo caso i dati della regione sono superiori alla media italiana. In Liguria infatti quasi il 97% degli edifici scolastici è raggiungibile con almeno un mezzo pubblico alternativo all’auto privata, contro un dato nazionale più basso di circa 10 punti.

L’asilo nido è la prima, fondamentale, tappa del percorso educativo.

Inoltre, a seguito dell’emergenza e nell’impostazione del Pnrr, è stata ridata attenzione pubblica alla necessità di disporre di una rete capillare servizi educativi per la prima infanzia. Non solo come conciliazione dei tempi familiari, stressati nella fase post-Covid. Ma come investimento di lungo periodo sull’occupazione femminile e sull’apprendimento dei bambini nei primi 1.000 giorni, cioè la fase della vita in cui sono più ricettivi. In Liguria il livello di copertura potenziale di posti in asilo nido e servizi integrativi per la prima infanzia pubblici e privati supera la media nazionale (26,9%), ed è vicino a raggiungere l’obiettivo europeo di garantire 33 posti in asilo nido ogni 100 bambini. La regione si colloca infatti al settimo posto, immediatamente dopo le 6 realtà italiane che hanno già raggiunto il target Ue. Una quota elevata nel contesto italiano, ma anche fortemente variabile sul territorio.

A livello provinciale tra la città metropolitana di Genova (che oltrepassa la soglia del 33%) e la provincia di Imperia vi è un divario di quasi 13 punti percentuali. Ma anche all’interno di un singolo territorio si riscontrano importanti differenze: restando nell’imperiese, ad esempio, il capoluogo e Sanremo superano il 30%, a fronte di comuni interni che generalmente non raggiungono il 5%.

32,2 i posti nei nidi e nei servizi prima infanzia ogni 100 bambini con meno di 3 anni in Liguria.

Connessioni ultraveloci, Liguria ampiamente sopra la media nazionale ma emergono divari tra comuni litoranei e interni.

I mesi di didattica a distanza, in ultima analisi, hanno dimostrato quanto agenda digitale e contrasto della povertà educativa siano legate in modo determinante. Sotto questo aspetto, la quota di famiglie liguri raggiunte dalle connessioni veloci prima dell’emergenza superava il dato nazionale di 8,5 punti. Mentre il vantaggio su quelle ultraveloci era di oltre 10 punti rispetto alla media italiana. In base ai dati precedenti la pandemia (2019), circa il 77% dei nuclei risultava potenzialmente raggiunto da una connessione di banda larga veloce su rete fissa (pari almeno a 30 Mbps, contro una media nazionale del 68,5%).

Mentre nella banda larga ultraveloce (connessioni superiori a 100 Mbps) il dato ligure (49% delle famiglie potenzialmente raggiunte) è circa 12 punti al di sopra della media italiana (36,8%). Un dato che tuttavia, come vedremo, risulta fortemente variabile, tra i comuni costieri – più coperti – e quelli interni – dove il servizio è più carente.

2 su 20 la posizione della Liguria rispetto alle altre regioni per quanto riguarda le connessioni ultraveloci.

Come approfondiremo nel corso del report, la differenza tra comuni interni e costieri, così come tra città maggiori e piccoli centri, è un elemento ricorrente nell’offerta di servizi rivolti ai minori. Differenze che le medie regionali purtroppo non possono restituire in alcun modo.

Quello comunale è il livello minimo per affrontare l’offerta di servizi sul territorio.

Per questo motivo, con il metodo proprio dell’osservatorio povertà educativa #conibambini, nei prossimi capitoli approfondiremo su scala provinciale e comunale alcuni degli aspetti più salienti in questa fase, come quelli appena citati. Oltre alla diffusione della rete internet ultraveloce, affronteremo la condizione dell’edilizia scolastica, confrontando la presenza di scuole vetuste. Approfondiremo inoltre il tema della raggiungibilità dei plessi per gli studenti e la capillarità della rete di servizi prima infanzia sul territorio ligure.

Per verificare tali aspetti utilizzeremo dati di livello locale, gli unici che rendono possibile una verifica della reale situazione sul territorio. Perché se le medie regionali sono il punto di partenza dell’analisi, solo dati con una maggiore granularità possono aiutarci a comprendere la reale condizione dei minori sul territorio.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat, Agcom, Miur
(ultimo aggiornamento: mercoledì 4 Marzo 2020)

Foto credit: Unsplash Taylor Wilcox - Licenza

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