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In Italia 1/6 della popolazione, circa 10 milioni di persone, ha meno di 18 anni. Ognuno di questi bambini e ragazzi vive in un contesto diverso, e porta con sé un proprio vissuto, che cambia in base al luogo di nascita, alla famiglia di origine, alle esperienze fatte.

10 milioni di storie diverse, ognuna unica, tutte importanti e da tutelare. Come stabilito dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, di cui quest’anno ricorrono i 30 anni dall’approvazione:

Gli Stati parti riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale (…) riconoscono il diritto del fanciullo all’educazione, e in particolare, al fine di garantire l’esercizio di tale diritto in misura sempre maggiore e in base all’uguaglianza delle possibilità.

Garantire lo sviluppo dei minori, offrire loro uguali possibilità, nel concreto significa fare i conti con tante situazioni di partenza differenti. Dove cresci è spesso la variabile decisiva.

Le mappe della povertà educativa

A maggior ragione in un paese ricco di complessità come l’Italia. Sono molteplici le differenze che attraversano la penisola: tra le aree montane e quelle urbanizzate, tra i comuni interni e le grandi città, tra i territori con un diffuso livello di benessere delle famiglie e quelli più deprivati.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2011)

 

Anche dal punto di vista del bambino, fa la differenza in quale comune o quartiere abiti, e se dove vivi sono concretamente accessibili i servizi fondamentali per i più giovani. Luoghi dove incontrare i coetanei, imparare, giocare, fare sport.

A fronte di questa complessità, la trattazione della povertà educativa avviene soprattutto utilizzando indicatori nazionali o al massimo regionali, anche per la carenza di dati aggiornati a livello locale. Un punto di vista purtroppo fuorviante per capire cosa succede nei luoghi dove vivono bambini e ragazzi. E quindi inservibile per programmare gli interventi di politiche pubbliche, educative e sociali sul territorio.

Un approccio che superi le medie regionali e nazionali

Per questa ragione l’osservatorio sulla povertà educativa, nato dalla collaborazione tra Con i bambini - impresa sociale e Fondazione openpolis nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, ha cercato di sperimentare un metodo innovativo. Affrontare i temi della povertà educativa partendo dagli indicatori internazionali ed europei, per poi analizzare i dati a un livello di disaggregazione sempre maggiore: regionale, provinciale, comunale.

Il livello minimo per valutare la condizione dei minori e la presenza dei servizi è quello comunale.

Il problema delle medie nazionali e regionali è che nascondono la reale offerta dei servizi. Ad esempio, cosa significa dire che in Lombardia ci sono 28 posti nei servizi prima infanzia ogni 100 bambini, se poi non si dà conto della differenza tra la città metropolitana di Milano, dove l’offerta raggiunge il 33,7%, e la provincia di Sondrio, dove non arriva al 20%? E ancora, nella stessa provincia di Sondrio, non si può prescindere dal divario tra il capoluogo (38 posti ogni 100 bambini) e altri comuni limitrofi, privi di asili nido.

E se questo è vero per tutti i comuni, per le grandi città neppure il dato comunale basta per ricostruire questa complessità. Cosa significa fare un confronto tra Roma e Milano, se poi si utilizzano medie comunali che appiattiscono le differenze tra municipi il cui numero di residenti è analogo a quello di capoluoghi di provincia e di regione?

307.184 i residenti nel VII municipio di Roma, un dato paragonabile a quello di una città come Catania.

Sono solo alcuni esempi di quanto sia necessario approfondire le analisi a livello locale, il più vicino possibile alla vita delle persone. È il primo presupposto per potersi confrontare, ai vari livelli decisionali, con la complessità di territori con grandi divari interni.

I servizi nel percorso di crescita di bambini e ragazzi

Con l'aiuto di alcune mappe, cercheremo di ricostruire in modo semplice le differenze nella presenza di servizi per i minori. Spesso di tratta di veri e propri divari che contribuiscono a rendere ancora più diseguali le condizioni di partenza.

Per approfondire meglio questi aspetti, i capitoli dell'esercizio seguiranno l'intero percorso di crescita del bambino. Nel prossimo capitolo, il secondo, affronteremo il tema delle nascite e della condizione economica e sociale di partenza.

Il terzo capitolo tratterà il percorso educativo, dall'offerta di asili nido alla presenza servizi nelle scuole, passando per il rischio abbandono scolastico dei più giovani.

Nel quarto capitolo ci concentreremo sulla presenza di presidi educativi al di fuori della scuola, dalle biblioteche ai musei.

Nel quinto e ultimo capitolo, mostreremo quanto possono essere profondi i divari interni anche tra zone diverse di una stessa città, come nel caso di Roma. La Capitale offre un punto di osservazione molto interessante su questi fenomeni. E su come possano convivere, spesso a poche centinaia di metri di distanza, realtà deprivate e non.

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