Divari ampi sull’abbandono scolastico, anche dentro la stessa regione #conibambini

Nella parte settentrionale del paese l’abbandono scolastico incide in modo più limitato. Ma tra i singoli territori di queste regioni possono esistere divari molto profondi.

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Il fenomeno dell’abbandono scolastico colpisce soprattutto i ragazzi del mezzogiorno.

In media, in Italia, poco meno di 15 giovani su 100 hanno abbandonato gli studi prima di arrivare al diploma o a una qualifica professionale di almeno 2 anni. In 3 regioni meridionali, Sardegna, Sicilia e Calabria, la percentuale supera il 20%. In Campania e Puglia oscilla tra il 18 e il 19%.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat Sdg 2019
(ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Aprile 2019)

Leggendo la classifica regionale, emerge uno svantaggio del sud Italia che rischia di aggravare la condizione di quest'area del paese. Se i ragazzi del mezzogiorno lasciano più spesso gli studi dei loro coetanei, significa che il capitale umano di queste regioni si andrà impoverendo ulteriormente. Allargando i divari già esistenti.

23% gli abbandoni scolastici in Sardegna: quasi 10 punti al di sopra della media nazionale.

Ma i divari, nel nostro paese, non emergono solo dal confronto tra le regioni. Altrimenti potremmo dire che l'abbandono scolastico è un problema minore nell'Italia settentrionale. Con l'eccezione della Valle d'Aosta, infatti, tutte le regioni del centro e del nord si trovano al di sotto della media nazionale e in alcuni casi anche al di sotto della soglia europea del 10%.

L’Unione europea ha fissato come obiettivo che – entro il 2020 – i giovani tra 18 e 24 anni senza diploma superiore (o qualifica professionale) siano meno del 10% del totale. Vai a "Che cos’è l’abbandono scolastico"

In realtà però dentro le stesse regioni possono coesistere divari molto ampi. Persino in territori nei quali le medie regionali sembrano suggerire che il problema sia limitato.

I divari interni alle regioni

Ciascuna regione mostra delle differenze interne, perché l'abbandono colpisce in modo diverso le province che la compongono. La Liguria è quella con i divari interni più ampi: al dato di La Spezia (4,8% di abbandoni nel 2017) si contrappone quello di Imperia (22,2%). Un gap interno che quindi è pari a 17,4 punti percentuali.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Svimez e Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 11 Settembre 2018)

I divari risultano particolarmente ampi anche in Toscana e Sardegna. Nella prima, la quota di abbandoni di Arezzo (22%) supera di quasi 16 punti quella di Firenze (6,4%).

L'isola invece mostra alcune peculiarità, dal momento l'abbandono è diffuso un po' ovunque. 3 province su 5 superano il 20%; una quarta, la città metropolitana di Cagliari, presenta un dato molto elevato (19,1%). Solo a Oristano (8,7%) gli abbandoni appaiono contenuti, come e più delle province del centro-nord.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Svimez e Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 11 Settembre 2018)

La mappa per province, del resto, mostra che anche nelle regioni del nord ci sono realtà dove l'abbandono è diffuso ai livelli del mezzogiorno.

La conseguenza dei divari interni

Anche in regioni dove l'abbandono non impatta in modo drammatico, l'esistenza di differenze interne al territorio rende importante monitorare la situazione al di là delle medie regionali, per quanto possibile.

È il caso ad esempio di Liguria e Piemonte, dove si trovano le 2 province con il maggior abbandono scolastico dell'Italia settentrionale: Imperia e Novara. Due casi interessanti, visto che in entrambe le regioni la quota di abbandoni è inferiore alla media nazionale, sebbene si collochi al di sopra della soglia europea del 10%. Come abbiamo visto, la Liguria è la regione dove le differenze interne impattano maggiormente: 17,4 punti percentuali in base ai dati del 2017. Imperia (22,2% di abbandoni nel 2017) è la provincia del nord dove il fenomeno appare più frequente.

L'altra si trova in Piemonte, una regione al di sotto della media nazionale (13,6% contro 14,5%), sebbene il dato (in linea con il trend generale) sia tornato a risalire negli ultimi anni (+3,4 punti percentuali dal 2016). Un aumento inferiore solo a quelli registrati per la Sardegna (+4,9), Calabria (+4,6) e Veneto (+4,1).

Inversione di tendenza sugli abbandoni: tornano a crescere.

Questo aumento dell'abbandono scolastico, dopo circa un decennio di diminuzione, è particolarmente interessante nel caso del Piemonte, perché si innesta in una regione caratterizzata da una disomogeneità interna più contenuta ma comunque significativa.

I territori che la compongono raccontano tante realtà diverse. Il capoluogo, la città metropolitana di Torino, ha la quota di abbandoni più bassa (8%). Al di sotto del 10% anche la provincia di Verbania (8,9%), e poco sopra Biella (10,1%) e Vercelli (10,5%).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Svimez e Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 11 Settembre 2017)

Superano la media nazionale Cuneo (15%) e Novara (17,6%). Quest'ultima provincia è 21esima in Italia per tasso di abbandoni scolastici, nonché la seconda del nord. Questi dati, come abbiamo ricordato più volte, risentono di forti limiti che pregiudicano le attuali possibilità di monitoraggio.

In primo luogo la vista retrospettiva sul fenomeno: dal momento che l'indicatore europeo prende in esame la fascia d'età tra 18 e 24 anni, siamo in grado di registrare gli abbandoni solo ad anni di distanza.

Un altro limite è la carenza di dati a livello locale. Come abbiamo già avuto modo di rilevare in altri approfondimenti, i dati sugli abbandoni per comune sono aggiornati al censimento (2011). In quella occasione, la percentuale di giovani che hanno lasciato la scuola era stata calcolata su una platea sensibilmente diversa dall'indicatore europeo (15-24 anni, contro i 18-24 attualmente in uso).

Tenendo conto di questi limiti, emergono comunque alcune ricorrenze interessanti sul territorio novarese, per quanto datate al censimento. Innanzitutto, il fenomeno dell'abbandono era piuttosto diffuso tra i comuni della provincia, al momento della rilevazione.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat (censimento 2011)
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2011)

Quasi il 70% dei comuni della provincia avevano un tasso di uscite precoci superiore al 15%. Una soglia superata da tutti i maggiori comuni della provincia. Isolando i 10 più popolosi, i livelli più alti si raggiungevano a Cerano (20,8%), Trecate (20,7%), Arona, Galliate, Bellinzago Novarese e Castelletto sopra Ticino (19% circa). Dato leggermente inferiore per Novara (17,2%), che comunque a quella data risultava il capoluogo piemontese dove il fenomeno impattava di più, seguito da Alessandria (16,8%), Vercelli e Verbania (16,7%), Asti (16,5%). Più contenuta la quota a Cuneo (13,5%) e Torino (13,7%).

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sull'uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione è Istat. I dati sono relativi al 2011, essendo stati raccolti in occasione del censimento.

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