Che cos’è l’abbandono scolastico
L’abbandono scolastico precoce riguarda i giovani che lasciano gli studi con la sola licenza media. Un fenomeno grave, sia per le sue cause più frequenti (disagio economico e sociale) sia per gli effetti a breve e lungo termine (difficoltà di trovare lavoro e aggravamento delle disuguaglianze).
Definizione
Il fenomeno dell’abbandono scolastico colpisce i giovani che lasciano gli studi precocemente. Rientrano in questa definizione tutti coloro che abbandonano con al massimo la licenza media, senza conseguire ulteriori titoli di studio o qualifiche professionali. Dal punto di vista del sistema educativo e dell’intera società, si tratta di un vero e proprio fallimento formativo.
I ragazzi e le ragazze che abbandonano gli studi infatti provengono spesso da contesti sociali più difficili e da famiglie in difficoltà economica. Per un giovane, lasciare gli studi prima del tempo significa avere più difficoltà nel trovare un’occupazione stabile: oggi ancora più che in passato. Ciò comporta anche maggiori probabilità di ricadere nell’esclusione sociale, rendendo di fatto ereditario lo svantaggio di partenza.
Dati
Nell’ambito dell’agenda 2020, l’Unione europea aveva fissato come obiettivo che – entro quell’anno – i giovani europei tra 18 e 24 anni senza diploma superiore (o qualifica professionale) fossero meno del 10% del totale. A livello continentale, il target è stato raggiunto, dal momento che nel 2020 la quota si è attestata al 9,9%.
L’obiettivo continentale, in vista del 2030, è stato ulteriormente abbassato di un punto (9%) con una risoluzione del consiglio europeo del febbraio 2021. I paesi Ue si stanno avvicinando a questa nuova soglia, essendo del 9,3% la media Ue nel 2024.
In questo quadro, al raggiungimento dell’obiettivo nell’ultimo decennio hanno contribuito in modo particolare alcuni paesi dell’Europa mediterranea, ovvero quelli che partivano dai livelli più elevati di abbandono scolastico. Nello specifico il Portogallo (dal 17,3% del 2014 al 6,6% del 2024, -10,7 punti) e la Spagna (da 21,9% a 13%, -8,9 punti). Ai paesi iberici seguono Malta (-7,4), Grecia (-6) e Italia (-5,2).
Dieci anni fa l’Italia si attestava infatti attorno al 15%; dopo un percorso di progressiva discesa lungo il decennio, nel 2024 la quota di giovani che in Italia hanno lasciato la scuola prima del tempo è scesa al 9,8%. Ovvero di sotto del 10% indicato negli obiettivi dell’agenda europea per il 2020 e in avvicinamento al nuovo obiettivo del 9% per il 2030.
Nel 2024 abbandoni scolastici scesi sotto quota 10% in Italia
Percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno al massimo la licenza media nei paesi Ue (2024)
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat
(pubblicati: lunedì 14 Aprile 2025)
Negli ultimi anni sono stati fatti degli sforzi per ridurre gli abbandoni in Italia. Sebbene la costruzione dell’indicatore risenta di revisioni nelle metodologie di stima, e i dati non siano perfettamente confrontabili, la tendenza discendente è chiaramente visibile anche sul lungo periodo. Alla metà degli anni 2000, alla vigilia della grande recessione, quasi un giovane su 5 in Italia si trovava in condizione di abbandono precoce. Oggi, anche sulla scorta degli obiettivi europei in materia, la quota è notevolmente diminuita.
Ciononostante, il quadro resta comunque critico, per una serie di ragioni. In primis, perché alla diminuzione degli abbandoni espliciti, non sempre corrisponde una riduzione dei cosiddetti “abbandoni impliciti”: i giovani che finiscono la scuola con competenze inadeguate. Un problema aggravato dall’emergenza pandemica.
In secondo luogo, per i divari territoriali ancora presenti nel paese. Nonostante negli anni le distanze tra le regioni siano molto diminuite, l’Italia sugli abbandoni resta ancora un paese a più velocità. In Sicilia la quota di giovani che hanno lasciato gli studi prima del tempo, pur diminuita rispetto agli anni scorsi, supera il 15%. Mentre l’incidenza è già inferiore al 9% in Toscana, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo, Emilia-Romagna, Lombardia Lazio, provincia autonoma di Trento e Umbria.
In Sicilia gli abbandoni scolastici superano il 15%
Percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno al massimo la licenza media (2024)
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat
(pubblicati: lunedì 14 Aprile 2025)
I più recenti dati comunali sul fenomeno – purtroppo risalenti al censimento 2011 e con un indicatore parzialmente diverso da quello europeo – confermano i profondi divari esistenti tra i territori italiani.
Analisi
Il fenomeno dell’abbandono scolastico si inserisce in quello più ampio della dispersione scolastica. Questa comprende tante situazioni diverse, spesso difficili da misurare. Dalle interruzioni nel percorso di studi all’evasione dell’obbligo di frequenza, dai ritardi al vero e proprio abbandono prima della fine del ciclo formativo. Ma può essere considerata dispersione scolastica anche l’ottenimento di un titolo di studi che non corrisponde alle reali competenze acquisite. Una situazione esplosa durante la pandemia e che può essere indagata attraverso le rilevazioni dei test Invalsi.
In un quadro così articolato, l’indicatore adottato dall’Ue è uno stimolo utile e soprattutto permette una comparabilità tra stati, regioni, territori. Ma va tenuto presente che da solo non basta per valutare tutti gli aspetti connessi alla questione.
Ecco alcuni limiti dell’indicatore che non vanno trascurati:
- misurare gli abbandoni attraverso la quota di giovani che ha al massimo la terza media ci offre un punto di vista retrospettivo sugli abbandoni scolastici, ex post, ma per avere contezza del fenomeno nella sua evoluzione dovremmo monitorare il percorso scolastico del singolo studente, anno per anno;
- l’indicatore valuta come abbandono il mancato conseguimento di un titolo (il diploma superiore), ma questo criterio da solo è spesso insufficiente. A parità di titolo conseguito, si registrano livelli di competenza molto diversi tra gli studenti. Il raggiungimento del diploma, da solo, non necessariamente certifica che il rischio di fallimento formativo sia stato davvero evitato (si parla in questi casi di abbandono implicito);
- per questo indicatore, che pure offre una discreta comparabilità tra stati e regioni, i dati comunali non esistono, se non risalenti al censimento. Nel contesto attuale, in cui il nostro paese sta cercando di raggiungere l’obiettivo europeo, possiamo fotografare la situazione comunale al 2011, ma non analizzare le più recenti evoluzioni sul territorio. Un limite enorme per comprendere davvero il fenomeno in un paese di profonde differenze territoriali, come l’Italia.