Cosa prevede il Pnrr per la tutela delle risorse idriche #OpenPNRR

La grave siccità di queste settimane ha riportato al centro del dibattito il tema della gestione della risorsa idrica. Il Pnrr prevede una serie di interventi in questo ambito ma non è detto che questi siano sufficienti a risolvere il problema.

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In queste settimane l’intero paese sta attraversando una gravissima siccità che ha riportato al centro del dibattito il tema della corretta gestione delle risorse idriche. In particolare si è tornati a puntare il dito contro i sistemi di approvvigionamento, storicamente carenti, che ogni anno causano ingenti perdite d’acqua. Per cercare di risolvere questo annoso problema, sono state previste delle apposite misure nel piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Tali interventi mirano a migliorare l’efficienza dell’infrastruttura idrica e a ridurre le perdite. Si cerca inoltre, attraverso alcune riforme, di incentivare un miglioramento nella governance, considerata responsabile dei mancati interventi di manutenzione che, nel tempo, hanno portato alle criticità attuali. Tra gli obiettivi dichiarati, anche la riduzione del water service divide (cioè la differenza nella qualità dei servizi erogati) tra le regioni del sud e il resto del paese.

€ 3,95 mld le risorse del Pnrr dedicate alle risorse idriche.

Per quanto tali misure rappresentino certamente un passo in avanti importante, non è detto che saranno sufficienti a risolvere tutti i problemi. Le richieste di finanziamento fin qui pervenute infatti sono molto superiori rispetto alle risorse messe a disposizione. Va sottolineato inoltre il fatto che è stata data la priorità a quei progetti che si trovano già in uno stato avanzato di progettazione, in modo da consentirne la realizzazione entro il 2026. Un criterio che però rischia di escludere altri progetti altrettanto necessari.

Altro aspetto non trascurabile riguarda il fatto che se il cambiamento climatico, con l’innalzamento delle temperature, proseguirà con questi ritmi è probabile che i progetti finanziati oggi risultino già obsoleti nel giro di pochi anni.

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Quali investimenti per le risorse idriche nel Pnrr

Per avere un quadro degli interventi previsti in questo settore dal Pnrr possiamo fare riferimento a una relazione della corte dei conti. Il documento individua in particolare 6 misure, di cui 4 investimenti e 2 riforme. A queste si può poi aggiungere un’altro investimento dedicato alle infrastrutture per il sistema irriguo, che abbiamo già approfondito in questo articolo.

Per quanto riguarda gli investimenti economici, il più consistente è quello per le infrastrutture primarie di approvvigionamento, per cui sono stati stanziati 2 miliardi di euro. Questa prima linea di finanziamento mira a mettere in sicurezza l’approvvigionamento per usi civili, agricoli, industriali e ambientali. L’investimento punta in particolare a concludere le grandi opere rimaste incompiute nelle regioni del mezzogiorno.

L’aggiudicazione degli appalti dedicati alle risorse idriche è prevista per il 2023.

L’aggiudicazione degli appalti per questo investimento è prevista entro il terzo trimestre del 2023. Tuttavia, grazie al decreto 517/2021 del ministero delle infrastrutture, possiamo già sapere quali interventi saranno finanziati e la distribuzione delle risorse tra le diverse regioni. Per quanto riguarda il primo aspetto, i progetti ammessi a finanziamento sono 124 in totale. La maggior parte di questi si localizza in Toscana (19). Seguono poi gli interventi finanziati in Sardegna (16) ed Emilia Romagna (13).

La tabella riporta i progetti ammessi a finanziamento così come ripartiti dal decreto ministeriale 517/2021. La tabella riporta solamente la cifra stanziata nell’ambito dei fondi del Pnrr ma in alcuni casi i soggetti attuatori hanno previsto forme di cofinanziamento.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibili
(ultimo aggiornamento: martedì 12 Luglio 2022)

A livello di importi però sarà la Campania la maggiore beneficiaria con circa 251 milioni di euro assegnati. Seguono Sicilia (239,6 milioni) ed Emilia Romagna (226,2 milioni). Nessuna risorsa invece per la Valle d'Aosta.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero delle infrastrutture e mobilità sostenibili
(ultimo aggiornamento: martedì 12 Luglio 2022)

Gli altri investimenti

La seconda misura del Pnrr individuata dalla corte dei conti riguarda invece gli investimenti per la riduzione delle perdite. Tale intervento ambisce a ridurre del 15% le perdite di acqua potabile lungo oltre 15mila chilometri di reti. Per questa misura sono stati stanziati 900 milioni di euro.

Le risorse del Pnrr per le infrastrutture idriche non bastano a coprire tutte le richieste.

È stato pubblicato un apposito bando per la selezione dei progetti da finanziare. Secondo un comunicato stampa pubblicato dal Mims, la prima scadenza (relativa all’assegnazione di circa 630 milioni) si è chiusa il 31 maggio con la presentazione di 119 proposte per un valore di circa 2,1 miliardi. Per l’assegnazione dei fondi rimanenti invece (270 milioni) la scadenza è alla fine di ottobre. Già adesso però si nota come le richieste arrivate siano molto superiori rispetto alle risorse disponibili.

La terza misura riguarda invece interventi sulle fognature e sistemi di depurazione. Questo investimento, del valore complessivo di 600 milioni, punta in particolare a raggiungere gli standard europei, in modo anche da chiudere le procedure di infrazione a carico dell’Italia attualmente in corso su questo fronte (attualmente 4).

Anche in questo caso le richieste sarebbero molto superiori rispetto alle risorse disponibili. Secondo quanto riportato dalla corte dei conti infatti, le regioni avrebbero segnalato oltre mille interventi necessari per un valore superiore ai 3 miliardi di euro. Si è reso necessario quindi individuare dei criteri per selezionare le proposte da finanziare. Tali criteri sono stati ufficializzati con un decreto del ministero della transizione ecologica pubblicato lo scorso giugno. Tra questi, gli interventi mirati a chiudere le procedure di infrazione, oltre a quelli di più immediata realizzazione. In base a questo decreto sappiamo anche che la regione a cui andrà il maggior numero di fondi è la Lombardia (65,6 milioni) seguita da Sicilia (61,6) e Campania (57,4).

Il grafico riporta il riparto delle risorse per la misura “Investimenti in fognatura e depurazione” del Pnrr. L’ammontare delle risorse assegnate potrebbe variare nel caso in cui alcune regioni non siano in grado di presentare un numero sufficiente di proposte giudicate ammissibili di finanziamento.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero della transizione ecologica
(ultimo aggiornamento: martedì 12 Luglio 2022)

L’ultimo investimento individuato dalla corte riguarda gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti. Nella relazione in particolare, sono individuati investimenti specifici per il trattamento dei fanghi delle acque reflue. A questa specifica voce sarebbero assegnati circa 450 milioni. A oggi è entrato in vigore il decreto ministeriale che definisce i criteri per la selezione dei progetti proposti dai comuni. Sono stati inoltre pubblicati i relativi bandi, ma anche in questo caso la selezione dei progetti è prevista alla fine del 2023.

Le riforme

Nel Pnrr sono previste anche due riforme sul tema. La prima riguarda la semplificazione normativa e il rafforzamento della governance per la realizzazione degli investimenti. Questa misura mira a semplificare le procedure e rendere più efficace l’attuale quadro giuridico. Prevede inoltre un supporto dedicato ai soggetti responsabili dell’attuazione degli investimenti che non dispongono delle capacità sufficienti per eseguire gli interventi nei tempi previsti.

La seconda riforma invece include misure per garantire la piena capacità gestionale ed è pensata per favorire, soprattutto nelle aree del mezzogiorno, la costituzione di operatori in grado di migliorare la qualità del servizio e raggiungere economie di scala per una gestione efficiente.

Relativamente alla prima delle due riforme, si prevedeva la sua entrata in vigore entro la fine del primo trimestre del 2021. Tale scadenza, anche in base alla documentazione disponibile, è stata conseguita a seguito della pubblicazione del decreto legge 121/2021 (articolo 2 commi 4 bis e ter) che introduce, tra l'altro, il “Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico”. Il percorso della riforma però non è ancora concluso. Entro la fine dell’anno infatti dovranno essere adottate una serie di procedure interne volte a dare concreta attuazione alla misura.

La seconda riforma invece prevede il raggiungimento di 3 distinte milestone. Due di queste sono state già raggiunte. In particolare con l'entrata in vigore del Dl 152/2021 (art. 16, comma 1). E con la firma di una serie di protocolli di intesa che hanno visto come protagoniste Campania, Calabria, Molise e Sicilia. La terza milestone invece riguarda l’entrata in vigore della riforma volta a garantire la piena capacità gestionale per i servizi idrici integrati. Tale traguardo dovrà essere portato a compimento entro settembre 2022 ma al momento non sono disponibili indicazioni sul suo stato di avanzamento.

Pnrr e risorse idriche, interventi di portata limitata

Come si può intuire, le riforme previste per il settore rappresentano dei passaggi fondamentali, propedeutici alla realizzazione degli investimenti. Ma come abbiamo appena visto per gli interventi di natura economica, anche per quanto riguarda le riforme, il Pnrr appare di portata limitata. Dalla già citata relazione della corte dei conti infatti emerge che gli interventi messi in campo risolvono solo una parte dei problemi del sistema idrico italiano.

Gli interventi previsti dal Pnrr non affrontano tutti i problemi del sistema idrico italiano.

Per esempio la corte cita il fatto che ancora non si è provveduto a trovare una soluzione per la soppressione dell’Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia (Eipli), in stato di liquidazione ormai da anni.

Un altro aspetto non affrontato è quello della sostenibilità economica e ambientale delle attività di approvvigionamento in diverse regioni del mezzogiorno. In questo ambito infatti si riscontrano “difficoltà di recupero delle risorse finanziarie necessarie alla copertura dei costi operativi (elevati livelli di morosità) e alla mancanza di programmazione”. Un aspetto sollevato anche dall'agenzia di regolazione per l'energia, reti e ambiente (Arera) in una recente segnalazione al parlamento, dove si prospetta la necessità di un riordino del sistema degli approvvigionamenti in particolare in Basilicata, Puglia e Sardegna.

Lo stato del sistema idrico italiano

L’attuale siccità che sta attanagliando il nostro paese ha certamente riportato al centro del dibattito il tema dell’approvvigionamento idrico. Una questione che ora viene considerata urgente, ma che invece presenta una serie di criticità consolidate da tempo. A partire dalle perdite d’acqua che avvengono lungo l’infrastruttura, tra l’immissione della risorsa idrica fino all’erogazione al destinatario finale. Secondo i dati più recenti infatti, relativi ai soli capoluoghi, in Italia in media oltre un terzo dell'acqua immessa nella rete di distribuzione viene sprecata.

41 i metri cubi di acqua persi al giorno per chilometro di rete nei capoluoghi italiani nel 2020.

Estendendo l'analisi all'intero paese, attraverso i dati del censimento delle acque per uso civile, emerge come nel 2018 il livello di dispersione della rete idrica comunale raggiungesse il 42% in Italia. Con punte del 47,9% per l'acqua immessa nelle reti del mezzogiorno. In questo quadro, l’Abruzzo è la regione con la maggiore dispersione idrica: 55,6% di quanto immesso in rete. Una cifra superiore di oltre 13 punti percentuali rispetto alla media nazionale. Seguono Umbria (54,6%) e Lazio (53,1%). Mentre le regioni dove si registrano meno sprechi sono Lombardia (29,8%) e Valle d'Aosta (22,1%). Da notare peraltro che in diverse regioni l'incidenza delle perdite è aumentata tra il 2015 e il 2018.

Il dato è calcolato come differenza tra l’acqua immessa in rete e quella erogata per usi autorizzati, come percentuale del totale dei volumi immessi in rete. Per approfondire, vai al glossario Istat.

FONTE: elaborazione openpolis per Osservatorio Abruzzo su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 9 Maggio 2022)

Già da questo grafico emergono i ritardi del meridione da questo punto di vista. Ritardi che sono ancora più evidenti se si prendono in considerazione le interruzioni del servizio di fornitura dell’acqua potabile. Secondo i dati Istat sull’ambiente urbano infatti, sono 11 i capoluoghi di provincia che nel 2020 hanno subito misure di razionamento nell’erogazione dell’acqua potabile.

 

L'interruzione del servizio idrico nei capoluoghi del mezzogiorno nel 2020

ComuniRiduzione del servizioSospensione del servizio
Su tutto il territorio comunale (giorni)
Pescara74-
Cosenza365-
Reggio di Calabria77-
Enna1616
Su parte del territorio comunale (giorni)
Avellino-11
Trapani183183
Palermo-183
Agrigento182183
Caltanissetta14197
Catania6-
Ragusa6015
Totale977788

 

In questi capoluoghi si sono documentati ben 1.765 giorni di riduzione o sospensione dell’erogazione su tutto o su parte del territorio comunale.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Luca Dal Poggetto

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