Cosa ancora non sappiamo della nuova revisione del Pnrr #OpenPnrr

A un anno dalla conclusione, la sesta revisione del piano proposta dal governo punta a ricollocare oltre 14 miliardi. Ma molti aspetti sono ancora poco chiari. Un quadro delle informazioni disponibili, in attesa del pronunciamento delle istituzioni europee.

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Nelle ultime settimane il governo ha illustrato al parlamento la sesta revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che dovrà essere approvata dalle istituzioni europee entro la fine dell’anno e il cui obiettivo è quello di non perdere i 194,4 miliardi di investimenti a disposizione del nostro paese.

Nonostante l’esecutivo abbia ricevuto il via libera dalle camere e che la richiesta di modifica sia già stata inviata a Bruxelles, sono molti gli aspetti che a oggi risultano poco chiari in base alle informazioni disponibili. Secondo una relazione presentata dall’esecutivo, sarebbero 34 in totale le misure interessate da un definanziamento almeno parziale. Tuttavia non è ancora definito in maniera puntuale in quale misura ciascuno di questi investimenti sarà modificato. Anche l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha evidenziato questa situazione di incertezza.

Attualmente, oltre all’ammontare complessivo della rimodulazione del Pnrr, sono disponibili solo informazioni di carattere qualitativo; né per le misure depotenziate né per quelle che si vorrebbero potenziate si conoscono gli specifici importi. Lo stesso Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), in cui si afferma che il quadro programmatico sconta anche gli effetti derivanti dalla rinegoziazione del Piano, non fornisce dettagli.

Ad oggi, dunque, non disponiamo di tutti gli elementi per capire come cambierà il Pnrr italiano dopo questa nuova revisione. Si possono trarre tuttavia alcune indicazioni di carattere generale. L’esecutivo stima, ad esempio, in circa 14 miliardi di euro le risorse del Pnrr da ricollocare. Una parte consistente di questi fondi sarà gestita attraverso le cosiddette facility. Vale a dire strumenti finanziari che consentiranno di proseguire i progetti anche oltre la scadenza del giugno 2026.

Il percorso di revisione però non è ancora stato completato a livello europeo. Un primo pronunciamento della commissione era atteso entro ottobre ma a oggi non è ancora arrivato. Il che significa che il confronto tra Roma e Bruxelles è ancora in corso. Non è detto quindi che tutte le modifiche proposte dal governo italiano saranno accettate.

Lo stato dell’arte del Pnrr

Prima di vedere più nel dettaglio cosa sappiamo delle proposte di modifica, è utile anche fare il punto sullo stato di attuazione del Pnrr. Ciò è reso possibile dalla documentazione già citata, che ci consente di avere uno sguardo d’insieme sul piano aggiornato a settembre 2025.

La qualità delle informazioni riguardanti il Pnrr rimane un tema aperto.

Su questo fronte tuttavia è doveroso ricordare che la qualità dei dati disponibili resta un tema aperto. L’Upb segnala infatti che la piattaforma Regis, lo strumento ufficiale per il monitoraggio dei progetti finanziati dal piano, presenta ancora incongruenze e problemi di accuratezza. In diversi casi infatti i soggetti coinvolti aggiornano i dati con ritardo o in modo incompleto. Inoltre le ultime revisioni del piano non sono ancora state pienamente integrate. Secondo l’Upb, inoltre, alcune amministrazioni contabilizzano come spesa effettiva il semplice trasferimento di risorse a fondi o strumenti finanziari, senza che queste siano ancora utilizzate per la realizzazione degli interventi. Tutto ciò rende difficile ottenere un quadro chiaro e coerente sull’avanzamento del piano e obbliga ad affiancare ai dati di Regis altre fonti istituzionali per valutarne l’effettiva attuazione.

Fatte queste premesse, al 25 settembre 2025 i progetti attivi risultano essere 447.174, per un totale di 157,8 miliardi di euro. In base ai dati, la spesa già sostenuta ammonta a 85,8 miliardi. A queste risorse, secondo le valutazioni del governo, vanno aggiunti circa 8,6 miliardi destinati a strumenti finanziari. Uscite che non servono direttamente per la realizzazione dei progetti ma che ne sostengono l’attuazione.

48,6% la percentuale di spesa dei fondi Pnrr a settembre 2025, in base alle informazioni rilasciate da governo e Upb.

La relazione dell’esecutivo sottolinea inoltre i risultati già raggiunti. Sul piano procedurale, l’Italia ha finora completato positivamente 334 obiettivi e traguardi, pari al 54,4% del totale. Con il pagamento della settima rata, il nostro paese è arrivato a ricevere circa 140 miliardi di euro, equivalenti al 72% delle risorse complessive assegnate. Entro la fine del 2025 è atteso il pagamento dell’ottava rata da 12,8 miliardi di euro, legata al completamento di 40 nuovi obiettivi la cui rendicontazione è stata presentata lo scorso 30 giugno. Allo stesso tempo risulta in preparazione la nona richiesta di pagamento, da inviare entro dicembre.

Va ricordato che l’erogazione dei fondi legati all’ottava rata non ha ancora ricevuto l’ok da parte delle istituzioni europee. Inoltre la commissione lo scorso giugno, aveva invitato l’Italia ad accelerare.

Andando più nello specifico degli interventi in corso, l’Upb fornisce anche un’analisi sulle fasi di realizzazione dei progetti. Si tratta purtroppo di dati aggregati a livello di missione. Tra gli interventi monitorati, il 94% – circa 420 mila progetti che corrispondono all’88,5% delle risorse assegnate (139,7 miliardi) – risulta in corso di esecuzione o in fase conclusiva. Il restante 6% (11,5% delle risorse, pari a 18,1 miliardi) si trova invece in fasi critiche. Di questi, lo 0,6% è ancora in programmazione, progettazione o affidamento (2 miliardi), mentre per un ulteriore 5,4% mancano informazioni aggiornate o è indicata solo la fase teorica di avvio.

Dei 194,4 miliardi del Pnrr, 186,2 risultano attivati. Sono stati cioè attribuiti i finanziamenti a specifici progetti. Di questi però, solo 157,8 sono rilevabili nella piattaforma Regis per progetti in corso o conclusi. Le differenze possono essere dovute a interventi non ancora caricati sulla piattaforma o a strumenti finanziari che diventeranno progetti futuri.

FONTE: elaborazione Openpolis su dati Ufficio parlamentare di bilancio
(ultimo aggiornamento: giovedì 25 Settembre 2025)

Le difficoltà non sono distribuite in modo uniforme tra le missioni del piano. In particolare, la Missione 7, introdotta nel 2023 con il capitolo RepowerEU, è quella con la quota più elevata di risorse allocate a progetti in fasi critiche (47,3%). Seguono la Missione 2 (ambiente e transizione ecologica) con il 18,4%, e la Missione 5 (inclusione e coesione) con il 15,9%.

Cosa sappiamo della sesta richiesta di modifica

Come già anticipato nell’introduzione molti aspetti della revisione del piano devono ancora essere chiariti. Tuttavia, la documentazione già citata, ci consente di avere un quadro abbastanza chiaro di quelle che sono le intenzioni del governo. Le misure interessate da una riformulazione sono in totale 37 e riguardano il 7,3% circa delle risorse del piano. L’obiettivo è quello di non perdere i fondi assegnati al nostro paese. Per questo la scelta è stata quella di togliere i finanziamenti Pnrr da quei progetti che si prevede non potranno concludersi entro il 2026.

Come abbiamo già avuto modo di raccontare in un precedente approfondimento, praticamente tutti gli stati europei hanno presentato più di una richiesta di modifica del proprio piano. Date le difficoltà incontrate, la commissione europea lo scorso giugno aveva indicato una serie di soluzioni possibili per evitare di dover rinunciare a parte delle risorse assegnate.

La riformulazione italiana si avvarrà di 4 delle 8 soluzioni prospettate. Nello specifico, si tratta di:

  • potenziamento di misure esistenti;
  • ricorso agli strumenti finanziari volti a incentivare gli investimenti privati;
  • utilizzo di facility;
  • trasferimenti al programma InvestEu.

Le risorse liberate saranno riallocate in 18 misure, nuove o già esistenti, con la possibilità di finanziare anche progetti attualmente coperti con risorse nazionali. Da notare che per alcune misure il governo prevede contemporaneamente sia un definanziamento che un potenziamento. Anche se non è esplicito, possiamo ipotizzare che questo significhi una riorganizzazione degli investimenti all’interno della stessa misura.

4 le misure che rientrano nella sesta revisione del Pnrr per cui si prevede contemporaneamente un definanziamento e un potenziamento.

Due di queste misure sono il piano Italia a 1 Giga e la riforma sugli alloggi per studenti, per cui è prevista la creazione di nuove facility. Questo comporta la creazione di specifici fondi che saranno gestiti da soggetti come, ad esempio, Invitalia. Tale soluzione permette di completare entro il 2026 solo l’istituzione della nuova struttura mentre i progetti finanziati potranno essere completati anche dopo la fine del piano. Secondo le attuali stime del governo, i fondi del Pnrr che saranno gestiti in questo modo sono arrivati a circa 20 miliardi.

Per quanto riguarda il Programma innovativo per la qualità dell’abitare (Pinqua) il rafforzamento consisterà nell’inserimento di alcuni progetti precedentemente finanziati dal Piano nazionale complementare (Pnc). L’Upb evidenzia inoltre come il potenziamento del parco autobus a zero emissioni risulti poco chiaro: nonostante le difficoltà denunciate nel reperimento dei mezzi infatti, non si prevede in questo caso il ricorso a facility che permetterebbe di posticipare gli acquisti.

La tabella riporta tutte le misure che il governo intende mettere in atto con la sesta revisione del Pnrr. Sono incluse: il parziale definanziamento di alcuni investimenti, il potenziamento di altri, la creazione di nuovi fondi (facility) per la gestione dei fondi Pnrr anche dopo la scadenza del 2026. In alcuni casi si prevede potenziamento e definanziamento della stessa misura. Nella tabella è indicato con il simbolo D/P.

FONTE: Elaborazione Openpolis su dati Ufficio parlamentare di bilancio e Ministero per gli affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione
(pubblicati: mercoledì 8 Ottobre 2025)

Da segnalare infine la previsione si due nuovi strumenti finanziari: uno per l’approvvigionamento idrico e uno per l’agri-solare. Si sta inoltre valutando la creazione di una Rolling stock company (Rosco), collegata agli interventi sulle ferrovie, per l’acquisto e la fornitura di materiale rotabile per il trasporto pubblico. 

L’importanza di proseguire nel monitoraggio

Sebbene questa revisione del Pnrr possa apparire relativamente limitata, va ricordato che dal 2023 a oggi il piano è stato modificato più volte. Molte delle misure critiche escluse da questa riforma erano già state oggetto di precedenti interventi di revisione.

Molte misure critiche non sono rientrate nella sesta revisione del Pnrr me erano già state modificate in precedenza.

È il caso, ad esempio, del piano asili nido o delle misure dedicate alla sanità territoriale — come le case della comunità, gli ospedali di comunità e le centrali operative territoriali — già rimodulate in passato per far fronte a difficoltà attuative e ritardi. Per questo motivo, se si vuole comprendere davvero come sia cambiato il Pnrr nel tempo, è necessario valutare nel loro insieme tutte le modifiche intervenute dal 2021 a oggi.

Per far questo è fondamentare poter contare su dati completi, aggiornati e coerenti, che tengano conto delle varie revisioni. Solo in questo modo sarà possibile valutare in modo compiuto l’impatto reale del piano, quali obiettivi sono stati raggiunti, quali no e quali fattori hanno determinato le maggiori difficoltà di attuazione.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: Governo (licenza)

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