Cosa il governo non dice sulla revisione del Pnrr #OpenPNRR

La cabina di regia ha approvato una proposta di modifica di 10 scadenze del Pnrr. Una revisione che dovrà essere validata da Bruxelles, in un processo che è tutt’altro che chiaro e lascia molti dubbi e vuoti informativi.

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Martedì 11 luglio la cabina di regia sul piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha approvato una proposta di revisione di 10 scadenze del primo semestre 2023, che il governo invierà alla commissione europea per l’approvazione. In conferenza stampa, il ministro Raffaele Fitto ha spiegato che questa iniziativa ha già avuto un via libera informale da Bruxelles e serve per salvaguardare la ricezione della quarta rata di risorse. Oltre a costituire un primo passaggio di quello che sarà poi il processo di revisione più ampio del Pnrr, che includerà il capitolo sull’energia RepowerEu e che l’esecutivo dovrà inviare entro il 31 agosto.

La revisione del Pnrr è necessaria.

In questi anni abbiamo più volte sottolineato le criticità e le mancanze strutturali del Pnrr. Problemi che non sono imputabili esclusivamente all’attuale esecutivo. In primis lo scarso supporto alle amministrazioni locali, in tema di competenze necessarie alla gestione dei bandi e dei progetti. O l’eccessiva rigidità e densità del cronoprogramma, che si scontra con la generale lentezza burocratica e amministrativa tipica del nostro paese.

Tuttavia il governo Meloni è in carica da settembre e da allora non si è registrato nessun cambio di passo nell’attuazione del piano. Nonostante ciò l’attuale esecutivo continua a negare la responsabilità sui ritardi. Dichiarazioni che oltre a essere fuorvianti e non corrette contribuiscono a generare ulteriore confusione in un contesto in cui le informazioni disponibili sono già scarse.

Le modifiche proposte

Il dipartimento per le politiche europee ha condiviso l’elenco dei 10 interventi oggetto della proposta di revisione. Sono tutte scadenze che erano previste per il primo semestre 2023, giunto al termine lo scorso 30 giugno.

Nel tentativo di analizzarne il contenuto, ciò che emerge sono innanzitutto le carenze a livello comunicativo. L’esecutivo ha scelto di elencare le misure di cui queste scadenze fanno parte, senza identificare esplicitamente le milestone e i target coinvolti. Un’integrazione che abbiamo dovuto ricostruire autonomamente. Inoltre il documento non spiega le revisioni proposte nel dettaglio, ma in modo vago e incompleto. E non chiarisce il processo che ha portato all’individuazione degli interventi e delle modifiche da apportare.

FONTE: elaborazione openpolis su dati dipartimento delle politiche europee e OpenPNRR
(ultimo aggiornamento: martedì 11 Luglio 2023)

Alcune di queste scadenze erano già state individuate come critiche o oggetto di rimodulazione nella relazione che l’esecutivo aveva inviato al parlamento ai primi di giugno. Ma anche in quel caso le informazioni a riguardo erano lacunose.

Vuoti informativi e altri ritardi

Un esempio lampante di queste carenze è la firma del contratto per la costruzione di 9 studi cinematografici a Cinecittà. Su tale intervento il governo ha fornito in tempi brevi ben 3 versioni diverse. La prima nella bozza della relazione al parlamento, dove segnalava “possibili ritardi legati al rispetto dei criteri DNSH” e quindi limiti di carattere ambientale. Poi, nella versione ufficiale riportava che “sono regolarmente in corso le attività richieste per il conseguimento della milestone prevista“, non individuando dunque alcuna difficoltà. Infine, nella proposta di revisione dell’11 luglio, si parla di una modifica solo testuale e nominativa.

Tali mancanze e contraddizioni limitano gravemente la possibilità di avere un quadro completo delle modifiche proposte, in particolare del carattere oggettivo che dovrebbe essere alla base delle richieste di revisione.

Il processo di revisione e la richiesta della quarta rata

Vale la pena a questo punto soffermarsi su aspetti che potrebbero sembrare solo formali ma che in realtà hanno delle ricadute sull’avanzamento del Pnrr. Così come sull’economia dello stato italiano e sull’accesso a informazioni puntuali nel dibattito pubblico.

I tempi di revisione, di richiesta e di ricezione della quarta rata non sono brevi.

Fitto in conferenza stampa ha detto che queste revisioni serviranno a velocizzare il processo di ricezione della quarta rata. Tuttavia, il cronoprogramma prevedeva che la richiesta della tranche avvenisse a fine giugno. E per quanto il ministro giustamente definisca tale data come “indicativa”, rispettare quelle tempistiche serve ad assicurare che la ricezione delle risorse avvenga entro i tempi previsti. Non solo per essere in linea con il Pnrr, ma anche per non creare scompensi nel bilancio dello stato.

16 miliardi € i fondi della quarta rata, che sono stati messi a bilancio per il 2023 ma che non si ha la certezza di ricevere entro l’anno.

A ciò si aggiunge quella che possiamo considerare una sottostima dei tempi di valutazione delle richieste di revisione. Per quanto Fitto abbia ribadito che c’è già un accordo con Bruxelles su questi 10 punti, l’iter ufficiale prevede diversi passaggi, tutt’altro che immediati.

La commissione europea deve innanzitutto verificare che le proposte siano in linea con una serie di principi e criteri. Dopodiché esprime un voto a maggioranza semplice, laddove non sia stato possibile raggiungere un consenso unanime. In caso di parere positivo tocca al consiglio europeo approvare la proposta in via definitiva, con un voto a maggioranza qualificata, entro quattro settimane.

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È vero che il governo si è già confrontato con la commissione e che possiamo quindi pensare che il processo non incontri particolari ostacoli. Tuttavia, anche se la richiesta venisse approvata senza difficoltà, ci sarebbero altri passaggi da compiere prima di chiedere la quarta rata. Cioè completare effettivamente quelle scadenze riviste e conseguire anche gli altri interventi incompleti del primo semestre 2023. In base al nostro monitoraggio, sono complessivamente 17 tra quelli previsti entro fine giugno, di cui solo 8 sono stati inclusi nella proposta di modifica.

L’attesa dei fondi della terza rata

Fitto ha sottolineato a più riprese che questo processo di revisione “preventivo” serve a evitare che si ripeta quanto successo con il processo di verifica della terza tranche dei fondi.

Tale rata infatti (19 miliardi di euro) non è ancora stata erogata nonostante siano passati ormai più di 7 mesi dall’invio della richiesta. Il prolungarsi di questo impasse peraltro sta creando delle tensioni anche all’interno della stessa compagine governativa.

Se la terza rata del Pnrr fosse entrata prima, sarebbe stato meglio. Stiamo gestendo però la situazione

L’atteggiamento tenuto dal governo nei mesi scorsi ha contribuito ad aumentare la confusione su questo tema. Diversi esponenti dell’esecutivo infatti hanno definito come imminente l’invio di questi fondi. Tra gli altri, lo hanno detto il ministro Giorgetti ad aprile e il ministro Fitto prima ad aprile e poi a giugno. Nonostante le continue rassicurazioni però a oggi non si registrano novità su questo fronte.

La scarsa chiarezza peraltro si associa alla ritrosia del governo e della commissione europea nel rilasciare informazioni più precise sulle verifiche in corso. L’unica comunicazione ufficiale infatti risale al marzo scorso. Come abbiamo spiegato in questo articolo, all’epoca il governo aveva fatto capire che erano solo 3 (su 55) le scadenze oggetto di contestazione. Per almeno 2 di queste poi si sarebbero trovate soluzioni in tempi brevi. In realtà abbiamo appreso dalle parole del ministro che le contestazioni da parte di Bruxelles sarebbero state molte di più.

[…] non c’è un punto sul quale abbiamo discusso per 4 mesi. Ci sono diversi punti che hanno visto una serie numerosissima di interventi: legislativi, amministrativi, interpretativi.

Quali siano le contestazioni di cui parla Fitto però non è chiaro. Una conferma del fatto che in tema di trasparenza e disponibilità di informazioni sul Pnrr c’è ancora molto da fare.

Responsabilità dei ritardi e dichiarazioni contraddittorie

Un ultimo elemento che vale la pena trattare riguarda l’atteggiamento contraddittorio del governo in merito ai ritardi.

Io non ho ancora ascoltato un ritardo riferibile a un’azione di questo governo che sia un ritardo oggettivo.

È un po’ difficile da questo punto di vista scindere le responsabilità. Tuttavia, formalmente gli interventi del primo semestre del 2023 sono i primi per cui la responsabilità ricadeva interamente sull’attuale esecutivo. Inoltre anche a livello pratico, tra le misure collegate alle scadenze che il nostro paese avrebbe dovuto completare in questo periodo ce ne sono diverse che non presentano traguardi e obiettivi nei semestri precedenti. Hanno cioè iniziato il loro percorso in questi 6 mesi, con il governo Meloni già in carica.

7 su 27 le scadenze del Pnrr che avevano il 2023 come primo momento di verifica. 

Nessuna di queste risulta completata. Affermare quindi che non c’è nessun ritardo attribuibile a questo governo è quantomeno fuorviante.

Un altro elemento particolarmente critico riguarda il confronto con gli altri paesi. Fitto ha sottolineato che nessuno stato europeo ha ancora presentato la richiesta per la quarta rata. Sottintendendo in questo modo che l’operato del nostro paese è in linea con quanto fatto dagli altri. La narrazione è però cambiata parlando di RepowerEu. Al ministro è stato fatto notare che diversi paesi hanno già inviato la loro proposta di integrazione del piano energetico. Ma a questa osservazione, Fitto ha risposto che la complessità del Pnrr italiano è tale da richiedere maggiore tempo per definire la revisione.

Il piano italiano è effettivamente il più complesso e costoso e avanzare paragoni con gli altri paesi è fuorviante. Ma questo vale sempre: sia se si parla dei tempi per le richieste di pagamento – l’Italia su questo ha meno margini rispetti agli altri – sia se si parla di presentare il capitolo sul Repower.

Continuare ad affermare che non ci sono ritardi e allo stesso tempo che i ritardi sono responsabilità del governo precedente non è più sostenibile. Sarebbe invece auspicabile una grande operazione di trasparenza che spieghi una volta per tutte quale sia il reale stato dell’arte. Per capire se l’Italia rischia di perdere effettivamente un parte dei fondi e se gli obiettivi del Pnrr sono ancora validi oppure no.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.

Foto: GovernoLicenza

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