Continuità e cambiamenti nei ministeri della difesa, degli esteri e dell’interno Mappe del potere

I vertici dei ministeri degli esteri, della difesa e dell’interno non sono sottoposti a spoils system. Questo non vuol dire che siano inamovibili, anzi. Allo stesso tempo però spesso godono di un potere di resistenza non indifferente.

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I ministeri non sottoposti a spoils system

A ogni cambio di governo il nuovo esecutivo può sostituire alcuni importantissimi dirigenti grazie a un meccanismo noto come spoils system. Una pratica politica del tutto legittima e regolamentata di cui abbiamo parlato in due distinti approfondimenti concentrandoci prima sulla presidenza del consiglio e poi sui ministeri.

Lo spoils system non si applica a tutti i ministeri. Vai a “Che cos’è e come funziona lo spoils system”

Ma non tutti i cambiamenti di alti funzionari pubblici sono configurabili come spoils system. Queste norme ad esempio non si applicano ai vertici dei ministeri della difesa, degli esteri (segretari generali) e dell’interno (capi dipartimento). In queste strutture i dirigenti provengono necessariamente dalla rispettiva carriera (prefettizia, diplomatica o militare) e i loro incarichi operano in regime di diritto pubblico. Questo non vuol dire, è bene chiarirlo, che si tratti di funzionari sostanzialmente inamovibili, anzi.

Da sempre […] vige un regime di precarietà degli incarichi per i capi delle ambasciate, delle prefetture, e delle grandi unità militari: possono essere in qualunque momento sollevati dall’incarico e messi a disposizione per decisione dell’autorità politica.

Tale precarietà non deve lasciare intendere comunque che sia prassi per un nuovo ministro, sostituire tutta o buona parte della dirigenza di questi dicasteri. In effetti sembra piuttosto vero il contrario.

Sostituire alti gradi militari, prefetti o ambasciatori non è un’operazione priva di costi politici per un ministro.

Parliamo infatti dei funzionari più importanti delle rispettive carriere e sostituirli non è una scelta che un ministro può prendere alla leggera. Si può dire dunque che in qualche modo i prefetti, i diplomatici e i militari che ricoprono i ruoli più importanti si avvalgano di una sorta di potere di resistenza che un ministro deve decidere di forzare se vuole effettivamente sostituirli.

Per questo, dopo aver visto come i ministri hanno gestito i passaggi relativi allo spoils system, analizziamo ora alcune delle principali novità tra le fila di diplomatici, militari e prefetti.

Continuità e cambiamenti al Viminale

Quanto al ministero dell’interno dobbiamo innanzi tutto considerare che il nuovo ministro Matteo Piantedosi è a sua volta un prefetto. Dunque conosce molto bene le dinamiche politiche interne al Viminale.

1 su 5 i capi dipartimento del ministero dell’interno che sono stati cambiati dall’inizio del governo Meloni.

Dal momento del suo insediamento solo un capo dipartimento è stato sostituito. Ma forse non è un caso che si tratti del capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. In questa scelta sembra di poter leggere il tentativo di smarcarsi dalle politiche di Luciana Lamorgese. Infatti, nonostante anche l’ex ministra provenisse dalla carriera prefettizia, è stata oggetto di dure critiche negli scorsi anni da parte delle attuali forze di maggioranza.

Peraltro prima di essere destinata da Piantedosi alla prefettura di Firenze, Francesca Ferrandino era stata a capo del dipartimento libertà civili e immigrazione per un solo anno.

Al suo posto Piantedosi ha chiamato Valerio Valenti (già prefetto di Firenze) che, oltre ad aver assunto la guida del dipartimento è stato di recente nominato anche commissario delegato per l’emergenza immigrazione. Un ruolo che gli è stato conferito dal capo della protezione civile (quindi dalla presidenza del consiglio), che in qualche modo conferisce a Valenti un’autorità autonoma da quella di Piantedosi.

Da segnalare poi anche la nomina del nuovo capo di gabinetto Maria Teresa Sempreviva al posto del prefetto Bruno Frattasi. Che un ministro scelga i vertici dei propri uffici di diretta collaborazione è tutt’altro che insolito. E comunque per il ruolo è stata scelta una prefetta che era già ai vertici di questi uffici, ricoprendo il ruolo di capo del legislativo (che ora è stato assunto dal prefetto Paolo Formicola).

In ogni caso l’ultima volta Lamorgese aveva atteso circa un anno prima di rimuovere Piantedosi dal ruolo di capo di gabinetto assegnatogli dal ministro Salvini. E questo nonostante le differenze politiche tra i due fossero facilmente immaginabili. Inoltre, esattamente come era accaduto a Piantedosi, anche Bruno Frattasi è stato spostato dal ruolo di capo di gabinetto a quello di prefetto di Roma.

Insomma pare che per sostituire un prefetto di questo rilievo sia considerato opportuno attribuirgli un ruolo altrettanto importante. Come ad esempio la prefettura della capitale.

In ogni caso Frattasi non è rimasto molto in questa posizione visto che lo scorso marzo è stato nominato direttore dell’agenzia per la cybersicurezza nazionale. Trascorsi oltre 2 mesi però Piantedosi non ha ancora trovato un sostituto per questa posizione e il ruolo di prefetto di Roma resta ancora oggi vacante.

Eppure dei prefetti attualmente al vertice di un ufficio territoriale del governo già 27 hanno ricevuto la nomina proprio da Piantedosi. Molti di più però sono ancora i prefetti nominati da Lamorgese (69) mentre qualcuno è ancora in carica in virtù di una nomina di Salvini (6) o addirittura di Minniti (1).

FONTE: openpolis

Non si può certo dire dunque che Piantedosi abbia stravolto i vertici centrali e periferici del Viminale. Allo stesso tempo però quando si è trattato degli organi più politici (gli uffici di diretta collaborazione) o di quelli più esposti politicamente (il dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione) non ha esitato a compiere le proprie scelte. Decisioni bilanciate poi dall’assegnazione alla persona sostituita di incarichi adeguatamente prestigiosi.

La mobilità dei diplomatici

Guardando al ministero degli esteri la prima cosa da segnalare è la nomina, da parte del ministro Tajani, di un nuovo segretario generale. Parliamo dell’incarico in assoluto più importante di tutta la carriera diplomatica. E questo nonostante il segretario generale uscente, Ettore Francesco Sequi, fosse una figura di riconosciuta competenza e professionalità.

Anche in questo caso il nuovo segretario generale ha un passato come capo di gabinetto di un ministro.

L’ambasciatore scelto da Tajani è invece Riccardo Guariglia. Un funzionario di indubbia esperienza, anche se forse il suo curriculum non arriva ai livelli del suo predecessore. In comune con Sequi comunque c’è l’esperienza di capo di gabinetto, che Guariglia ha ricoperto con il ministro Moavero Milanesi nel contesto del primo governo Conte. Un ruolo a stretto contatto con la politica che dunque si conferma molto importante per gli sviluppi di carriera.

Tajani inoltre ha nominato anche 3 direttori generali: Nicola Verola all’Unione europea, Andrea Tiriticco all’ispettorato generale e Teresa Castaldo alla cooperazione allo sviluppo. Rispetto a quest’ultimo tema poi sono anche in corso le procedure per nominare il nuovo direttore generale dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Al momento però l’incarico non è stato ancora assegnato.

FONTE: openpolis

Quanto ai diplomatici al vertice delle sedi estere infine il ministro ha portato a termine alcune nomine ma senza particolare fretta. In effetti in consiglio dei ministri si è discusso di alcune nuove assegnazioni che tuttavia non risultano ancora ufficiali. Inoltre sono state adottate diverse proroghe temporanee. Sembra dunque che alla Farnesina si ritenga che il tempo non sia ancora maturo per un giro di nomine più sostanziale.

La stabilità dei vertici della difesa

Molto stabile si è dimostrata, almeno in questa fase, la gestione del comparto difesa. Per quanto concerne l’area tecnico amministrativa infatti, tra segretario generale e 4 direttori generali, solo uno di questi ultimi è stato nominato da Crosetto, e si è trattato di una conferma.

Quanto alle nomine del capo di stato maggiore della difesa, dell’esercito, dell’aeronautica, della marina e al comandante generale dei carabinieri sono tutte state decise dall’ex ministro Lorenzo Guerini.

FONTE: openpolis

L’unica altra nomina di vertice nel settore della difesa imputabile al ministro Guidio Crosetto è quella di Nicola Latorre a direttore generale dell’Agenzia industrie difesa. Questo incarico infatti non è riservato a un militare di alto grado e, trattandosi di un’agenzia pubblica, è uno di quelli sottoposti a spoils system. Nonostante questo il ministro ha deciso di confermare il direttore generale in carica, una scelta tutt’altro che scontata. Infatti Latorre oltre a non essere un militare è un ex parlamentare di area politica molto diversa da quella del ministro, ovvero il Partito democratico.

Certo nel corso di questi mesi il ministro Crosetto ha in realtà provveduto sia a diverse nomine che a molti aumenti di grado rispetto a figure comunque molto importanti nel comparto della difesa. In generale però sembra di poter dire che il governo in questo settore abbia adottato una linea di totale continuità. D’altronde con la fase politica internazionale che stiamo attraversando e una guerra in corso sul continente europeo, quello della difesa è oggi un settore assolutamente delicato.

Foto: Quirinale

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