Cala il numero di aziende sanitarie commissariate Mappe del potere

Rispetto a dicembre dello scorso anno il numero di aziende sanitarie o ospedaliere commissariate si è dimezzato. Una buona notizia, anche se in alcuni territori e in particolare in Calabria sono ancora molti i commissariamenti.

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Le aziende sanitarie (Asl) e ospedaliere (Ao) sono le strutture amministrative del sistema sanitario più prossime al cittadino, oltre ad essere le realtà che offrono nella pratica quotidiana le prestazioni. Il loro ruolo quindi è sempre fondamentale ma nel corso del primo anno di emergenza sanitaria hanno assunto un valore ancora più strategico.

I sistemi sanitari regionali e la sfida della pandemia

L’efficacia dei territori nel rispondere alle sfide poste dalla pandemia è stata infatti strettamente collegata alla capacità delle aziende sanitarie e ospedaliere locali di affrontare l’emergenza sotto molteplici punti di vista.

Dalla capacità di gestire a livello amministrativo il carico di richieste nei momenti più difficili, alla disponibilità di strutture e terapie intensive, fino ai diversi modelli sanitari adottati dalle regioni.

In Italia ogni regione struttura a suo modo il sistema sanitario.

Come è noto infatti una regione come la Calabria, pur non avendo mai registrano numeri altissimi di contagio, è rimasta a lungo in zona rossa, a causa della scarsità di posti nelle terapie intensive.

Un problema ben diverso quindi da quello affrontato dalla regione Lombardia, dove i numeri delle infezioni sono stati molto alti, ma gli ospedali risultano ben attrezzati, almeno in condizioni ordinarie. In questo caso quello che in molti hanno criticato è piuttosto un modello troppo incentrato sugli ospedali che, secondo questa interpretazione, avrebbe trascurato la medicina territoriale.

In ogni regione infatti il sistema sanitario ha fragilità e punti di forza diversi. E non potrebbe essere diversamente visto che da ormai quasi 30 anni le regioni sono diventate lo snodo locale del sistema sanitario nazionale.

Spettano alle regioni e alle province autonome, nel rispetto dei principi stabiliti dalle leggi nazionali, le funzioni legislative ed amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera.

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Proprio in virtù dei poteri attribuiti alle regioni le aziende sanitarie e quelle ospedaliere, tra le altre cose, possono assumere denominazioni differenti a seconda della regione, così come possono essere diverse le norme che ne disciplinano il commissariamento.

Su tutto il territorio nazionale comunque queste strutture dovrebbero essere poste sotto la guida di un direttore generale, nominato dalla regione, coadiuvato da un direttore sanitario, da un direttore amministrativo e in alcuni casi da un direttore sociosanitario. Il direttore generale è l’organo monocratico di rappresentanza legale e di governo dell’azienda, tuttavia a volte al suo posto si trova un commissario straordinario. Le ragioni di un commissariamento possono essere varie: da una gestione poco accorta da parte della direzione precedente a una semplice fase di transizione tra un direttore generale e il successore.

Il D.Lgs. 502/1992 infatti definisce solo alcune regole comuni per la nomina dei direttori generali e alcuni casi in cui le regioni devono provvedere alla loro sostituzione. Il decreto legislativo 171/2016 inoltre stabilisce che i direttori generali devono essere scelti tra quelli iscritti all’interno di un elenco nazionale. Dallo stesso elenco devono essere scelti i commissari straordinari nel caso se ne presenti la necessità. Tuttavia a parte questo è lasciato alle regioni un ampio margine di autonomia.

Le aziende commissariate

Lo scorso dicembre abbiamo visto come fossero ben 34 le aziende sanitarie o ospedaliere commissariate. Per stabilire quali fossero le ragioni di questi commissariamenti sarebbe necessario analizzarli caso per caso. Resta il fatto che si trattava di un numero piuttosto alto, in particolare per un paese alle prese con un’emergenza sanitaria. Fortunatamente, nel corso di questi mesi questo numero si è dimezzato.

17 le aziende sanitarie e le aziende ospedaliere commissariate in Italia. La metà rispetto a dicembre 2020.

Il direttore generale è l’organo monocratico di rappresentanza legale e di governo sia delle aziende sanitarie locali che delle aziende ospedaliere. Talvolta tuttavia il direttore generale può essere rimosso prima del tempo oppure può dimettersi per ragioni proprie. In questi casi norme nazionali o regionali stabiliscono la possibilità che al suo posto la regione nomini, in via temporanea, un commissario straordinario. In alternativa, in situazioni specifiche, le regioni possono decidere di nominare il direttore amministrativo o il direttore straordinario quale direttore generale facente funzioni (FF) per il tempo strettamente necessario.

Infine, come nel caso di un’azienda calabrese, strutture di questo tipo possono essere commissariate per decreto del ministro dell’interno a causa di infiltrazioni della criminalità organizzata.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 13 Luglio 2021)

In circa 8 mesi dunque sono stati molti i cambiamenti. Delle 17 aziende al cui vertice siede attualmente un commissario straordinario, 16 erano già commissariate a inizio dicembre 2020. Tra queste, la metà sono le aziende calabresi e le rimanenti si dividono tra Sicilia (3), Sardegna (2) ed Emilia-Romagna (2). In Basilicata infine si trova l'unica azienda che è stata commissariata nel corso di questi mesi.

In Umbria e Valle d'Aosta a dicembre tutte le aziende sanitarie erano commissariate, oggi nessuna.

Tra le aziende in cui è cessata la fase di commissariamento invece sono varie le situazioni da sottolineare. In Umbria ad esempio alla fine dello scorso anno tutte e 4 le aziende sanitarie o ospedaliere della regione erano commissariate. Una decisione, quella del commissariamento, maturata a luglio 2020 per fornire alla giunta il tempo di riorganizzare la sanità regionale. Ad oggi a tutti e 4 i commissari è stato rinnovato l'incarico al vertice delle rispettive strutture, ma in questo caso nella veste ordinaria di direttori generali.

Anche in Valle d'Aosta, dove l'unica azienda ospedaliera risultava commissariata da 3 anni, il commissario Angelo Pescarmona è stato nominato direttore generale. Il suo incarico tuttavia è durato solo pochi mesi. A inizio giugno infatti Pescarmona ha accettato l'incarico di direttore generale dell'Asl 5 di Torino. La regione dunque dovrà provvedere nei prossimi mesi a trovare un sostituto.

Oltre all'Umbria e la Valle d'Aosta poi in altre 4 regioni sono venuti meno tutti i commissariamenti. Si tratta del Piemonte, che a dicembre aveva ben 6 aziende sanitarie commissariate, e di Lazio, Liguria e Veneto (2 aziende ciascuna).

Nuovi commissari in Calabria

Quanto alle 9 aziende sanitarie o ospedaliere calabresi, queste risultano ancora tutte commissariate. Certo bisogna precisare che non si tratta di una decisione nuova o inattesa. Si trattava invece di un passaggio già previsto dal decreto Calabria (Dl 150/2020), con cui a novembre 2020 è stato prorogato il commissariamento della sanità calabrese.

Il decreto infatti prevedeva in primo luogo di nominare un nuovo commissario regionale. Un incarico per cui, dopo alcune incertezze, è stato scelto Guido Longo. In secondo luogo la norma prevedeva che il nuovo commissario ad acta della regione rinominasse tutti i commissari delle aziende sanitarie o ospedaliere, verificandone poi l'operato ogni 3 mesi.

In Calabria tutte le aziende sanitarie sono commissariate, ma non tutte per la stessa ragione.

Ma in Calabria le Asl non sono commissariate solo per questa ragione. Lo scorso dicembre infatti sia l'azienda sanitaria provinciale (Asp) di Catanzaro che quella di Reggio Calabria erano commissariate per infiltrazioni della criminalità organizzata. In questo caso la nomina è di competenza del ministero dell'interno e segue l’iter previsto per i commissariamenti per infiltrazioni mafiose.

La procedura di scioglimento per infiltrazioni criminali prevista per gli enti locali si applica anche alle aziende sanitarie ed ospedaliere, oggetto di particolare interesse da parte delle organizzazioni mafiose. Vai a "Come funzionano i commissariamenti per infiltrazioni mafiose"

Fortunatamente a gennaio, almeno per l'Asp di Reggio questo tipo di commissariamento si è concluso e il commissario ad acta della regione ha nominato un nuovo commissario straordinario. Con decreto del presidente della repubblica invece il commissariamento per infiltrazione dell'Asp di Catanzaro è stato confermato per altri 6 mesi. A questo punto quindi anche a Catanzaro dovrebbe essere concluso il periodo di commissariamento per infiltrazione della criminalità organizzata. Eppure il sito ufficiale indica ancora la commissione prefettizia al vertice della struttura. Un elemento confermato anche dal fatto che la commissione ha proseguito a firmare delibere almeno fino al 15 luglio.

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: martedì 13 Luglio 2021)

Oltre a queste due realtà comunque sono cambiati anche molti altri vertici delle aziende sanitarie o opedaliere commissariate per ragioni non legate alla criminalità organizzata.

7 su 9 le aziende sanitarie o ospedaliere della regione Calabria che hanno visto cambiare il proprio vertice nel 2021.

Solo 2 commissari di queste 7 aziende sono infatti stati confermati. Lo stesso Zuccatelli, che per un periodo sembrava dover diventare il nuovo commissario regionale, ha lasciato i tre incarichi di commissario che ricopriva contemporaneamente presso l'Asp Cosenza e le aziende ospedaliere Mater Domini e Ciaccio.

Un problema di trasparenza?

I dati presentati sono il risultato di un'analisi basata sul monitoraggio dei siti delle Asl e delle Ao. Le informazioni dunque sono quelle presenti sui siti istituzionali. Tuttavia, in alcuni casi, i siti non risultano aggiornati oppure presentano informazioni diverse in pagine diverse.

Una questione che in alcuni casi si manifesta in maniera particolarmente grave ma che, in misura diversa, è presente in molti siti delle aziende sanitarie. La mancanza di informazioni attendibili sui siti di organizzazioni così importanti oltre ad essere un problema già di per sé è anche una violazione delle norme sulla trasparenza.

Foto Credit: Regione Calabria

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