Ti trovi in Home  » Politici  » Gianfranco Polillo  » Isolare i black bloc della politica - INTERVISTA

Chiudi blocco

Altre dichiarazioni nel periodo per gli stessi argomenti



Dichiarazione di Gianfranco Polillo

Alla data della dichiarazione:  Sottosegretario  Economia e finanze


 

Isolare i black bloc della politica - INTERVISTA

  • (04 agosto 2012) - fonte: Italia Oggi - Alessandra Ricciardi - inserita il 05 agosto 2012 da 31

    Siamo tutti sul Titanic. E l'agenda del prossimo governo è già scritta. Da irresponsabili i fatti di Taranto e gli attacchi a Napolitano.

    «Ci sono delle frange, si comportano come se la crisi non ci fosse, come se bastasse ancora fare la voce grossa per risolvere i problemi.
    Ma non è così, la crisi impone coesione e responsabilità».

    Gianfranco Polillo, sottosegretario all'economia, stigmatizza i disordini di Taranto, gli attacchi al capo dello stato e anche certe dichiarazioni sul commissariamento dell'Italia, «fanno male al paese, non aiutano ad uscire dalla crisi. I black bloc della politica vanno isolati». E si dice certo che, tatticismo a parte, i partiti faranno la riforma elettorale, anche se il responso delle urne servirà a definire solo i pesi di ciascuno all'interno di un'agenda, di un programma di azioni «che è già definito».

    Chi sono i black bloc della politica?

    Penso ai parolai, che aizzano le piazze, penso ai disordini di Taranto, è da irresponsabili non farsi carico dei problemi sociali della chiusura dell'Ilva. Così come sono intollerabili gli attacchi al capo dello stato costretto a sollevare il conflitto di attribuzione avanti alla Corte costituzionale. Ma anche parlare di un commissariamento dell'Italia da parte della Bce. Noi ci siamo autocommissariati, dall'esterno ci arrivano solo gli input a fare quello che l'Italia dovrebbe fare comunque. Si tratta di frange estremiste, che però vanno isolate. Nel resto del paese c'è piena consapevolezza della difficoltà e c'è molta più coesione.

    Anche in politica?

    Mi ha colpito il senso di responsabilità dei partiti, anche delle opposizioni, sull'approvazione di un provvedimento duro come il decreto di Spending Review. La politica, come la maggior parte dei cittadini, ha capito che le contrapposizioni sterili, le guerre di religione appartengono al passato. Poi certo, ci sono irriducibili che non lo accettano, che hanno bisogno di alimentare contrapposizioni fittizie.

    Portato alle sue estreme conseguenze, questo significa che tutti hanno le stesse idee sulla crisi.

    No, non significa omologarsi, ma portare avanti idee e valori diversi all'interno di un quadro che è chiaro e definito e nel quale devono stare tutti.

    Dai partiti giungono voci perplesse su molti procedimenti del governo Monti. Solo chiacchiere?

    C'è una sorta di dissociazione nella politica, c'è la politica della comunicazione, dove va in scena il vecchio teatrino dei dissidi e delle polemiche. E poi c'è la politica della responsabilità che prova a smussare gli angoli, a trovare l'intesa migliore. Ed è quella che lavora tutti i giorni in parlamento.

    Teatrino anche sulla riforma elettorale?

    C'è un po' di tattica, è normale, ogni partito cerca il miglior posizionamento per trattare. Sono convinto che la soluzione si troverà.
    Così come sono convinto che la prossima legislatura imporrà una condivisione forte di azione tra i partiti.

    Una grande coalizione?

    Non so, certo tutto spinge in quella direzione. La crisi sta scomponendo i vecchi equilibri politici e sta creando una sorta di metapolitica. Processo che non riguarda solo l'Italia ma tutta Europa. Nella stessa Germania, la Merkel ha l'aiuto dei socialdemocratici.
    Anche in Italia le forze politiche si stanno attestando sulla necessità di dare continuità all'azione politica del governo Monti.

    Ci sono forze sia nel Pd che nel Pdl che chiedono, e a volte promettono, discontinuità rispetto al governo Monti.

    Io sono convinto che non ci si sposterà dalla prospettiva di governare e uscire dalla crisi. Come le singole forze articoleranno l'agenda degli interventi si vedrà, ma l'agenda è già definita. Non c'è spazio per protagonismi radicali. E le elezioni serviranno probabilmente solo a individuare i pesi dei singoli partiti all'interno di questa prospettiva.

    Insomma, è tutto segnato.

    La crisi è anche questo. Per farcela, l'Italia ha bisogno di coesione e responsabilità, dei cittadini, della politica e dei poteri dello stato in generale. Siamo tutti sulla tolda del Titanic, basta sbilanciare i pesi e andiamo a picco.

    Fonte: Italia Oggi - Alessandra Ricciardi | vai alla pagina

    Argomenti: riforma elettorale, spesa pubblica, europa, Ilva, elezioni politiche, crisi, Taranto, politica italiana, governo Monti, spending review | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato