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Dichiarazione di Maurizio ZIPPONI


 

L'Idv tenta i referendum: «La Fiom si unisca a noi» - INTERVISTA

  • (04 agosto 2012) - fonte: il manifesto - Loris Campetti - inserita il 05 agosto 2012 da 31

    Lo strappo della foto di Vasto e il rimescolamento delle alleanze a sinistra, sanciti dall'incontro tra Bersani e Vendola, hanno costretto anche l'Italia dei valori a ricercare una sua strada in preparazione delle elezioni. La prima mossa del nuovo corso dipietrista è l'annuncio della prossima deposizione di 4 quesiti referendari, due contro la cosiddetta «casta» e due sul lavoro che puntano alla cancellazione dell'articolo 8 della manovra berlusconiana dello scorso agosto con cui si è aperta la strada alla fine del contratto nazionale e alla «rinascita» dell'art.18 dello Statuto dei lavoratori, mandato in pensione da Fornero. Una mossa, questa, che ha creato scompiglio in quei settori sociali e sindacali che stavano preparando una mossa analoga: c'è la preoccupazione che l'Idv voglia mettere il cappello politico su una battaglia che dovrebbe avere il sostegno e la mobilitazione di diversi soggetti. Maurizio Zipponi, responsabile del lavoro per l'Idv, nega questa presunta egemonia e dice anzi di voler mettere il suo partito al servizio di un comitato il più ampio possibile.

    La Fiom, la sinistra sindacale Cgil, associazioni di giuristi e un vasto movimento democratico stavano discutendo i tempi e le forme per fermare la corsa alla cancellazione dei diritti del lavoro. Perché avete deciso di metterci il vostro marchio?

    Vorrei lanciare attraverso il manifesto un messaggio alle persone di buona volontà che come noi sono preoccupate per i rischi che corre la nostra democrazia. Teniamo i nervi saldi. Per l'Idv il programma è dirimente, è la precondizione per qualsivoglia alleanza che dev'essere alternativa al centrodestra e segnare una profonda discontinuità con il governo Monti. La prima discontinuità per noi sta nelle politiche per il lavoro. Dopo alcune incertezze e qualche dubbio sullo strumento referendario in alcune aree del movimento antiliberista, verificata l'infondatezza delle preoccupazioni di chi escludeva la possibilità di avviare il percorso elettorale con le elezioni in primavera, abbiamo deciso di approfittare di una finestra aperta: una volta depositati i quesiti alla Corte di Cassazione si possono raccogliere le firme, almeno 700 mila, tra l'inizio di ottobre e la fine di dicembre. Di conseguenza il referendum si dovrà fare entro un anno, al massimo all'inizio del 2014. Se nel frattempo un centrosinistra in discontinuità con il governo Monti avrà vinto le elezioni, sarà suo compito legiferare per riportare embrioni di democrazia nel lavoro, altrimenti i cittadini saranno chiamati a dire la loro con i referendum. Mi spiace che Nichi Vendola si sia aggiunto a coloro che sostengono, sbagliando, la non percorribilità della strada referendaria.

    Cosa prevedono i due referendum sul lavoro?

    L'abrogazione di alcune parti della nuova legge che riduce l'efficacia dell'art.18, per aumentarne invece l'efficacia e l'estensione. Rispetto all'art.8 berlusconiano puntiamo a riconquistare un principio: alcuni diritti devono essere a disposizione solo di chi lavora, non dell'impresa né dei sindacati, e in questo contesto il contratto nazionale rappresenta un elemento di civiltà.

    Resta il fatto che avete scelto di partire da soli...

    Non è così, non c'è tempo per le centralità identitarie dei singoli. E non c'è più tempo per tergiversare. Semmai, la cosa più importante ora è costruire un'azione unitaria. Chiedo solo che all'Idv venga riconosciuta la dignità di una forza politica che sta cambiando. Se è vero come è vero che l'obiettivo - la ricostruzione della democrazia nel lavoro - è comune, penso alla Fiom e a tanti altri soggetti e personalità, allora facciamo un comitato referendario unitario, noi ci mettiamo a disposizione come parte rispettata di un movimento per la democrazia partecipata. L'Idv, e non parlo solo a nome mio ma anche del presidente Di Pietro con cui siamo in piena consonanza, è pronta a fare un passo indietro per farne insieme due in avanti.

    La strada referendaria e la ricerca di un rapporto con i movimenti si affiancano a una crescente distanza dalle scelte del Partito democratico. È una posizione condivisa nell'Idv? Alcuni brontolii si sono sentiti.

    Non siamo il Pcus, dissensi ci sono anche tra di noi. Posso però dire con certezza che il 95% del partito condivide le scelte del presidente. Dopo il confronto c'è la composizione unitaria. È giusto che sia così, in un partito che attraversa una fase di grande cambiamento. Al centro di questo processo c'è la convinzione condivisa che la democrazia non è un mezzo ma il fine. In Italia la democrazia è stata violata, per esempio alla Fiat deve ben 11 tribunali si sono pronunciati contro le politiche di Marchionne. I tribunali parlano, mentre il presidente del consiglio e il presidente della repubblica tacciono. Ripeto: al centro mettiamo i contenuti e sulla base di contenuti condivisi si possono costruire le alleanze. Aggiungo che noi vogliamo parlare anche agli elettori del Pd che non condividono le scelte del gruppo dirigente.

    E se sui referendum non si arrivasse a un comitato unitario?

    Sarebbe un errore politico, a parte il fatto che qualora si presentassero più quesiti referendari sullo stesso tema, ogni soggetto proponente dovrebbe raccogliere almeno 700 mila firme. Ma la nostra proposta unitaria è squisitamente politica, abbiamo dimostrato di non aver problemi a raccogliere le firme. L'abbiamo già fatto con successo.

    Fonte: il manifesto - Loris Campetti | vai alla pagina

    Argomenti: lavoro, casta, alleanze, referendum, Idv, elezioni politiche, movimenti, Fiat, articolo 18, Fiom, Marchionne, governo Monti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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