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Dichiarazione di Gianfranco Polillo

Alla data della dichiarazione:  Sottosegretario  Economia e finanze


 

«Per il cuneo fiscale non ci sono soldi. I sindacati accettino sacrifici o rischiano di sparire» - INTERVISTA

  • (22 agosto 2012) - fonte: Avvenire - Marco Iasevoli - inserita il 22 agosto 2012 da 31

    Sinora, come sottosegretario all'Economia del governo Monti, si è fatto conoscere come quello che "non le manda a dire", a costo di tirarsi addosso furiose polemiche. E anche ieri, appena ha sentito le parole di Raffaele Bonanni, Gianfranco Polillo ha restituito pan per focaccia: «Qui la fossa se la stanno scavando i sindacati, non noi. Rischiano di sparire, di diventare il simulacro dei pensionati o, alla meglio, dei dipendenti pubblici. E sia chiaro che mi rivolgo in particolare alla Cgil e a Susanna Camusso, anche perché considero gli amici della Cisl quelli che più hanno capito le sfide che ci sono davanti».

    Sottosegretario, Bonanni chiede solo di essere sentito, come accadrà alle imprese...

    Bene, benissimo. Ma cosa sono disposti a mettere nel piatto? Qui il discorso è uno solo: accettare alcuni anni di sacrifici, come avvenuto in Germania.

    Cosa vuol dire in concreto?

    Aumentare la produttività, lavorare di più, legare sempre più parte del salario ai risultati, stipulare contratti che tengano conto delle specificità dei territori. Altrimenti, lo dico senza mezze misure, saranno i mercati, con le loro leggi spietate, a imporci una riduzione degli stipendi. Nel loro interesse, le organizzazioni dei lavoratori escano dalla logica antagonistica e diventino protagoniste del cambiamento. Dimentichino il tempo delle grandi imprese, oggi siamo ancorati al tessuto delle piccole-medie aziende che lottano per sopravvivere.

    E' un processo in cui il governo non c'entra nulla?

    Monti e i ministri, da oggi in poi, devono essere dei martelli pneumatici con le parti sociali, devono lanciare messaggi perché ci sia un nuovo patto per la crescita e il futuro del Paese. Con i conti in salvo, abbiamo la credibilità per una intensa moral suasion.

    Non è pochino? I sindacati, e anche le imprese, vogliono parlare di risorse. Ad esempio, si discute di cuneo fiscale...

    Soldi a sufficienza per misure così ampie non ce ne sono. Però, se c'è una vera disponibilità delle parti sociali a lavorare insieme, qualcosa nel piatto si può mettere.

    Cosa?

    Ad esempio rifinanziare parte del salario legato alla produttività, o aiutare le start-up. Ma senza un clima condiviso, sarebbero soldi sprecati.

    Non è compito delle imprese rilanciare la crescita investendo?

    In teoria sì, ma al momento i loro margini di profitto sono tornati ai livelli del '95, e gran parte sono erosi dalle tasse. Potranno tornare a investire solo dopo anni di sacrifici condivisi con i lavoratori.

    Davvero pensa che si possa convincere Susanna Camusso con questi discorsi?

    La Cgil dovrebbe guardare alla sua storia per trovare la forza di rispondere alle sfide della globalizzazione.

    La sua sembra l'agenda-Marchionne...

    Marchionne forse ha scosso l'albero con troppa forza, ma i problemi che pone sono sacrosanti. Come si può fare impresa in Italia, in piena recessione, con tutti questi arroccamenti?

    La risposta la conosce: "Non ledendo i diritti".

    Ma Camusso deve capire che l'Italia l'equità ce l'ha nel sangue, abbiamo un sistema di welfare forte. Non vogliamo ledere i diritti, piuttosto consegnarli alle generazioni future.

    Per tornare alle risorse: possibile che dopo tanti sacrifici non esca nulla per dare un po' di ossigeno al Paese reale?

    Il lavoro di sfoltimento di deduzioni e detrazioni fiscali potrebbe tirare fuori i 6 miliardi necessari per evitare l'aumento dell'Iva. Poi ci sono le risorse dell'evasione. E, a mio avviso, dovremmo condurre la spending review nei meandri dei bilanci degli enti locali. È una giungla, e i meno virtuosi continuano a buttare soldi dalla finestra. Non escludo che, senza intenvenire, potremmo trovarci in casa nostra dei casi-Grecia.

    C'è un nodo trascurato del capitolo-crescita?

    Il ruolo delle banche: i processi di aggregazione e l'ampio turn-over hanno rotto il rapporto con il territorio. Delle imprese non si devono valutare solo i bilanci, ma le potenzialità reali. Un tempo lo si faceva, dobbiamo provare a ricostruire quel modello.

    Fonte: Avvenire - Marco Iasevoli | vai alla pagina

    Argomenti: enti locali, tasse, sindacati, imprese, banche, PMI, investimenti, Cgil, Cisl, dipendenti pubblici, Marchionne, governo Monti, spending review | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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