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Dichiarazione di Luciano VIOLANTE
«Entro ottobre la legge elettorale ci sarà» - INTERVISTA
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(09 agosto 2012) - fonte: Corriere della Sera | Daria Gorodisky - inserita il 10 agosto 2012 da 31
Serve anche la riduzione dei parlamentari, ma su questo non sono ottimista. Il sì al presidenzialismo sarebbe destabilizzante.«La legge elettorale? Tra settembre e ottobre si farà... C'è la determinazione di tutti, senza dimenticare le sollecitazioni del capo dello Stato».
Luciano Violante, impegnato a lungo a nome del centrosinistra nella estenuante trattativa che dovrebbe portare a un nuovo sistema di voto, è piuttosto ottimista. E forse anche abbastanza soddisfatto, perché la soluzione in vista si basa in gran parte sulla sua proposta originaria. «La ripartizione dei seggi tra collegi e listini circoscrizionali sembra un fatto acquisito».
Qualcuno lo considera un po' come un ritorno al proporzionale della Prima Repubblica.
«Non è così: perché i seggi non vengono assegnati sulla base dei voti presi a livello nazionale; il proporzionale sarebbe interno a ciascuna circoscrizione senza recupero su scala nazionale».
Sul premio di maggioranza però non c'è ancora nulla di deciso.
«Ci sarà, ma dovremo decidere se andrà al partito o alla coalizione vincente».
Non crede che tutto questo dibattere sulla legge elettorale possa apparire tanto inconcludente da ampliare ulteriormente la distanza tra cittadini e politica?
«In un certo senso sì, anche perché le regole del sistema informativo impediscono di rendere l'idea della complessità di alcuni processi decisionali. Si parla di nuova legge elettorale dalla fine della scorsa legislatura. Sono trascorsi inutilmente cinque anni e la disillusone ha le sue ragioni. Peraltro la crisi tra cittadini e politica è iniziata a metà degli Anni 70, da quando i partiti hanno progressivamente abbandonato la funzione di ponte permanente tra società e istituzioni politiche e si sono concentrati sulla lotta per il governo. Una seria legge elettorale può riattivare il legame tra società e istituzioni».
In che modo?
«I sindaci di piccole e medie città, una volta, se avevano un problema, tipo una frana o una fabbrica che chiudeva, potevano mobilitare i parlamentari locali; adesso non si sa neanche chi sono i parlamentari locali. La nuova legge elettorale può riattivare la rappresentanza».
E le altre riforme, auspicate dai cittadini, promesse dai politici e mai arrivate a compimento? Un esempio, la riduzione del numero dei parlamentari.
«Non faccio polemiche, ma i partiti su questo tema non sono tutti uguali. Le riforme, dalla Commissione D'Alema in poi, le ha sempre bloccate il centrodestra. Servirebbe anche la riduzione del numero dei parlamentari, favorirebbe una selezione migliore. Però su questa riforma non sono ottimista».
E sul «semifatto» semipresidenzialismo?
«Lo chiamo l'errore perfetto: da qualunque parte lo si guardi, è sbagliato. Anche se fosse approvato avrebbe bisogno di circa undici leggi attuative e di un referendum, che potrebbe svolgersi soltanto due mesi dopo le elezioni: insomma, la destabilizzazione assoluta. Spero che prevalga il buon senso e si metta in piedi un processo vero di cambiamento per la prossima legislatura».
Con quale strumento?
«Il Parlamento potrebbe approvare in questa legislatura l'istituzione di una Commissione, esterna alle Camere, con il compito di redigere un progetto di riforma secondo le indicazioni che impartirebbero le stesse Camere. Il voto lo darebbe, articolo per articolo, senza emendamenti, il Parlamento in seduta comune. Poi ci sarebbe il referendum confermativo».
Anche un continuo rinvio al dopo rischia di sembrare un modo per non cambiare nulla.
«Senza riforme la crisi istituzionale andrà avanti; non sarà garantito neppure lo status quo. Oltre trenta tiducie votate in nove mesi dimostrano che esistono gli strumenti per intervenire nell'emergenza; ma fanno intuire che insistere su questo metodo domani potrebbe svuotare totalmente la funzione costituzionale del Parlamento».
Qualcuno ha detto che ultimamente il suo contributo nel negoziato sulla legge elettorale è venuto meno.
«Se ne dicono tante. Speravo, ottimisticamente, che tutto l'iter si sarebbe concluso prima dell'estate. A metà giugno ho avvertito i miei colleghi che, per motivi personali, fino a settembre non avrei potuto garantire la mia presenza. In queste settimane ha lavorato, molto bene, Maurizio Migliavacca, con il quale, naturalmente, ci sentiamo spesso. Tutto qui».
Fonte: Corriere della Sera | Daria Gorodisky | vai alla pagina » Segnala errori / abusi