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Dichiarazione di Renato BRUNETTA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) 


 

«Il problema è l'abuso dei contratti a termine» - INTERVISTA

  • (29 marzo 2012) - fonte: Il Giornale - Antonio Signorini - inserita il 29 marzo 2012 da 31

    Renato Brunetta, la riforma del lavoro per il momento è solo sulla carta. Pensa che si arriverà fino in fondo, come sostiene il governo?

    «Nel lessico dei governi "salvo intese" significa che nemmeno i ministri sono d`accordo. Non mi pare che il disegno di legge sia ilveicolo migliore per la riforma che il premier Mario Monti è stato chiamato a fare. Per capire quanto sia complessa la materia basta ricordare che il nostro collegato lavoro nel 2010 impiegò sette passaggi parlamentari compreso un rinvio del Presidente della Repubblica».

    Cosa può fare la politica per l'occupazione?

    «Io sono abituato a fare analisi costi benefici. E per farlo bisogna partire dal perché il nostro mercato del lavoro non funziona o funziona male. Non è un problema di ammortizzatori, né di tasso di disoccupazione. Semmai di tasso di occupazione. Da noi mancano all`appello tre o quattro milioni di posti regolari. Se avessimo lo stesso tasso del Regno Unito, che ha più o meno il nostro pil, dovremmo avere 26 milioni di occupati, mentre ci fermiamo a 23 milioni».

    Sono quelli che non cercano più lavoro?

    «No, sono posti che esistono ma sono sommersi. Un bel risultato per un Paese che ha per primo articolo della costituzione un richiamo esplicito al lavoro. A me pare che l'Italia su questo tema sia fondata più sull`ipocrisia che sul lavoro. Marco Biagi ci ha provato, le sue leggi hanno aumentato comunque l'occupazione regolare, ma il suo progetto non è stato completato».

    Quindi la riduzione della flessibilità in entrata, che è uno dei pilastri della riforma, rischia di aggravare i problemi?

    «Il problema è culturale. La flessibilità non può essere il rinnovo perpetuo di contratti a termine. Nemmeno l'abuso dei contratti parasubordinati. Su questo hanno pesato comportamenti opportunistici che fanno parte della cultura di alcune imprese italiane. Alla presenza di sindacati ai quali non interessa nulla attrarre investimenti stranieri».

    Quindi la soluzione non è una legge...

    «La legge può aiutare. Se il governo avesse voluto dare un segnale chiaro avrebbe dovuto varare un decreto sull`articolo 18 e sulla giustizia del lavoro, per dare all`Italia un regime sui licenziamenti individuali simile a quello europeo e una giustizia con tempi e con un equilibrio europei. Non c`era bisogno di altro».

    È vero che in Italia ci sono troppe tipologie contrattuali?

    «Chi dice che ce ne sono 46 non sa di cosa parla. È vero che formalmente ci sono, ma è altrettanto vero che i più usati sono tre o quattro. Se ci sono abusi non sono dovuti alla natura dei co.co.pro. o delle partite Iva, semmai alla carenza di controlli e alla propensione di certe imprese ad abusarne».

    I contratti interinali e più in generale le agenzie del lavoro, possono avere una funzione?

    «Esistono in tutto il mondo, sono regolate in modo simile e coprono un segmento di domanda preciso. Uno strumento la cui efficacia dipende dall`uso che se ne fa».

    Lei viene dal Nord Est, dove c`è la massima concentrazione di agenzie. È un fatto positivo?

    «Sì, credo sia uno strumento utilizzato bene. La cosa che conta per questo tipo di lavoro, ma anche per gli altri, sono specializzazione e competenza».

    In che senso?

    «Se un lavoratore interinale è competente e specializzato è più forte del committente, l'impresa ha bisogno di lui e per l`intermediario diventa un valore da ricercare. Se un lavoratore non è specializzato è lui la parte debole. Serve formazione, competenza, specializzazione. I lavoratori che non hanno specializzazioni vivono la fine di un lavoro come un dramma perché sanno che dopo il "matrimonio" rischiano di non trovare nulla. Quelli specializzati non hanno paura della disoccupazione».

    Non tutti possono permettersi un Mba...

    «Mi riferisco anche a bravi pizzaioli, idraulici, operai specializzati».

    Anche gli ingegneri in Italia hanno spesso problemi a trovare lavoro...

    «Quando escono dall`università, può darsi. Non se hanno una esperienza professionale alle spalle. Ripeto il problema è la formazione, le università e le scuole».

    Tornando alle agenzie, lei ha parlato di estero. Anche quello può essere uno sbocco?

    «Praticamente tutti i lavoratori italiani specializzati impiegati nelle grandi opere in giro per l`Europa hanno contratti interinali. E nessuno, giustamente, si preoccupa di loro perché guadagnano bene, sono richiesti e si possono permettere di dettare le condizioni. Dobbiamo preoccuparci semmai delle migliaia di laureati in scienza della comunicazione. Il mercato non ne sente bisogno, le università li offrono come carne da macello per i lavori meno qualificati. Un altro problema, collegato a questo e che nessuno cita mai, è che abbiamo salari troppo bassi. Costo del lavoro per unità di prodotto alto, scarsa produttività quindi bassi salari».

    Colpa delle imprese?

    «Anche, ma è anche colpa del capitale umano non adeguato, di una organizzazione del sistema non all'altezza, della carenza di infrastrutture».

    Quindi non c`è via di uscita?

    «Al contrario, c`è il genio italico. Le piccolissime imprese, i brambilla che lavorano nonostante la deficienze del sistema, dell`università. Sono i figli della cultura migliore dell`Italia, del fare e del bello, della responsabilità e della comunità. In alcune aree del Paese funziona: il vero ammortizzatore, la vera formazione e il collocamento più efficace si fanno nel tessuto comunitario, penso al Lombardo Veneto, all`Emilia Romagna, alla Toscana, all`Umbria e alle Marche».

    Che consiglio darebbe a un giovane che deve scegliere la sua strada?

    «Fare quello che il cuore gli ispira. Studiare tanto, lavorare tanto e fare esperienze all'estero per poi tornare con il suo bagaglio in questo Paese stupendo».

    Fonte: Il Giornale - Antonio Signorini | vai alla pagina

    Argomenti: nord est, lavoro, occupazione, disoccupazione, lavoro nero, articolo 18, lavoro interinale, governo Monti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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