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Dichiarazione di Maurizio ZIPPONI


 

«Sono solo licenziamenti facili, e i giovani son fregati due volte» - INTERVISTA

  • (22 marzo 2012) - fonte: il manifesto - inserita il 22 marzo 2012 da 31

    «Vedremo il Pd in parlamento. Alleati, va bene, ma il lavoro è uno spartiacque. Qui si ridisegna la reale rappresentanza politica».

    Maurizio Zipponi è il responsabile lavoro dell’Idv, unica forza parlamentare apertamente contro la «riforma» del mercato del lavoro.

    Qual’è il tuo giudizio generale su questa riforma?

    Non è una riforma, sono licenziamenti facili. È un rendere all’impreditore più semplice licenziare la gente.

    Sulle altre materie, oltre l’art. 18?

    Sono partiti su due punti condivisibili: uno, ci sono 4 milioni di precari giovani (spesso 40enni) che non hanno nessuna tutela. Mentre altri 8 milioni (senza i pubblici) hanno cassa, mobilità, ecc. E chiaramente non è possibile avere all’infinito due binari così diversi. Secondo, l’Italia è un paese dove gli investimenti stranieri strutturali non arrivano perché ci sono eccessive rigidità. Risultato: per i precari le forme contrattuali restano quelle che erano, non una di meno. Ma non c’è quello che come Idv avevano chiesto. Lasciamo perdere le discussioni su «modello olandese» o tedesco, che poi hanno scoperto costare un casino e capaci di dare più garanzie di quelle che ci sono in Italia, ma facciamo una cosa subito: mettiamo un salario minimo e una copertura contributiva per i periodi di non lavoro dei precari, altrimenti andranno in pensione con quasi nulla. Niente. Pure con la nuova «assicurazione» (Aspi, ndr), si scopre che la può avere solo chi ha almeno un anno di contribuzione negli ultimi due. Se così fosse, sono partiti con «i giovani» e li han fregati due volte.

    E sugli investimenti stranieri?

    Da mesi stiamo incontrando fondi di investimento «non speculativi». Dicono: non investiano in Italia perché non si sa quanto tempo passerà prima di poter avviare davvero l’attività per i problemi burocratici; che la corruzione, proprio perché la «carta da bollo» fa fatica a camminare, è enorme a ogni livello; terzo, ci sono aree del paese, non solo nel Sud, sotto il controllo della malavita organizzata. Se gli chiedo dell’art. 18 si mettono a ridere, è un sistema paese che non funziona, non un dettaglio. Francamente, siamo davanti a un’assenza di rigorosità e serietà. Questi professori neanche studiano…

    Però si accontentano dell’art. 18…

    Ma perché lo fanno? Non porta un posto di lavoro o euro di investimento in più… Secondo me, perché non hanno un euro a disposizione per ridisegnare un welfare davvero nuovo, per coprire anche quei lavoratori tra i 55 e i 66 anni di cui le aziende vogliono liberarsi. Per la prima volta abbiamo un problema di copertura per questa fascia di età… E allora hanno bisogno di una bandiera ideologica, di uno «scalpo». Usano il simbolo al posto dell’euro. I simboli contano, ovviamente. E questo serve rispetto ai banchieri europei: «qui abbiamo abolito un diritto, sta a voi ora occupare questo spazio».

    Sono 40 anni che ci dicono: «sacrifici per l’interesse generale del paese». Il paese è in ginocchio, perde la struttura industriale, chi lavora sta peggio. Che senso ha?

    Anche a sinistra sarebbe necessaria un’operazione di onestà intellettuale. Molti hanno seriamente pensato che una riduzione dei diritti acquisiti potesse comportare un’assunzione di diritti per chi ne era privo. A distanza di 20 anni, possiamo tirare una riga e dire: ma il lavoratore, giovane o anziano, medico o operaio, sta meglio o peggio? Se stessero meglio, significa che il paese regge la crisi. E invece tutti i dati sociali, dal disagio ai suicidi, tra lavoratori e piccoli imprenditori, ci dicono l’esatto opposto. Il bilancio, anche sulla vita della persona è terribilmente negativo. Fare un bilancio onesto significherebbe mettere riparo a errori di lungo periodo.

    In parlamento ci sono margini di aggiustamento?

    Rispetto a questa proposta, no. Abbiamo presentato al Senato una mozione che chiede al governo di togliere dai provvedimenti il capitolo sull’art. 18. E lì vedremo che fa il Pd. Lo dico sinceramente: va bene dichiarare l’alleanza fra noi, ma sul lavoro si segna uno spartiacque e un ridisegno della reale rappresentanza politica. Qui si possono ridefinire nuovi schieramenti e nuove alleanze. Perché quando rompi col movimento dei lavoratori, commetti un delitto.

    Fonte: il manifesto | vai alla pagina

    Argomenti: giovani, welfare, pensioni, lavoro, disoccupazione, pd, lavoratori, lavoro precario, licenziamenti, diritti, lavoratori pubblici, movimento, articolo 18, diritti dei lavoratori, governo Monti, riforma del lavoro | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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