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Mario MONTI in data 26 marzo 2012
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Maurizio SAIA in data 26 marzo 2012
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Dario FRANCESCHINI in data 24 marzo 2012
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Dario FRANCESCHINI in data 23 marzo 2012
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Dario FRANCESCHINI in data 23 marzo 2012
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Sergio Gaetano COFFERATI in data 23 marzo 2012
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» «Dissento dal Presidente Napolitano. Grave manomettere l’articolo 18 e demolire i diritti dei lavoratori»
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» La politica non mi fa schifo. Ma non sarà mai il mio lavoro - INTERVISTA
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Elsa Fornero in data 18 marzo 2012
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Antonio POLITO in data 16 marzo 2012
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» Terni non è mai stata seconda a nessuno nel welfare...
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» Pressione fiscale “reale” record: ormai al 54,5%
Giuseppe BORTOLUSSI in data 13 marzo 2012
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» «Il Pd si ricordi degli operai» - INTERVISTA
Antonio BASSOLINO in data 10 marzo 2012
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» «In gioco i diritti nei posti di lavoro. Giusto mantenere un filo di dialogo» - INTERVISTA
Paolo NEROZZI in data 10 marzo 2012
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» Cara sinistra, sappilo: Monti è un super Berlusconi
Paolo GUZZANTI in data 10 marzo 2012
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Furio COLOMBO in data 09 marzo 2012
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» “Stop ai suicidi di piccoli imprenditori: 50 in tre anni sono troppi”
Giuseppe BORTOLUSSI in data 09 marzo 2012
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» L’occupazione giovanile è in crescita…chiediamoci perchè
Giocondo TALAMONTI in data 08 marzo 2012
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» "Il popolo del Pd sta con la Fiom" - INTERVISTA
Furio COLOMBO in data 08 marzo 2012
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» ALLA TESORERIA UNICA STATALE DICIAMO NO
William TAMI in data 07 marzo 2012
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» "Monti rischia la vita. Il Nord lo farà fuori"
Umberto BOSSI in data 05 marzo 2012
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Emma BONINO in data 05 marzo 2012
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» "Tav: La grande ipocrisia di Monti. Solidarietà ai cittadini della Val di Susa"
Benedetto Fabio GRANATA in data 03 marzo 2012
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» e Ferrante. Tav: Non è un atto di fede, legittimo dissentire.
Roberto DELLA SETA in data 03 marzo 2012
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» Questa è una maggioranza fatta da avversari che torneranno ad essere tali
Dario FRANCESCHINI in data 02 marzo 2012
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» TAV in Val Susa. Lettera aperta al Presidente Monti
Paolo FERRERO in data 02 marzo 2012
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» Moratoria sul Tav. Sospendere i lavori per interloquire con l’Unione europea
Antonio DI PIETRO in data 02 marzo 2012
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» Tav Torino-Lione. «Andiamo avanti convinti».
Mario MONTI in data 02 marzo 2012
Dichiarazione di Stefano Boeri
La riforma del gattopardo
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(22 marzo 2012) - fonte: la Repubblica - inserita il 22 marzo 2012 da 31
La riforma del lavoro che si va delineando ha due pregi e molti difetti. Il primo pregio è nel metodo. Sancisce, almeno sulla carta, la fine del diritto di veto delle parti sociali, che è cosa diversa dalla concertazione. Il lungo negoziato si concluderà senza firma delle parti sociali ma con un verbale in cui si annotano le differenti posizioni. E poi il governo procederà comunque. Staremo a vedere se il Parlamento permetterà all’esecutivo di intervenire senza il consenso delle parti sociali.Sembra, infatti, che si procederà non per decreto – come sin qui previsto nel caso di accordo – ma per legge delegae sappiamo quanto lungo, tortuoso e spesso inconcludente sia il processo di attuazione delle leggi delega. Ad ogni modo la novità è importante e positiva: le parti sociali non possono porre il veto su materie di portata così generale.
Il secondo pregio è nell’ampiezza della riforma. I problemi da affrontare erano quattro:
1) l’entrata nel mercato del lavoro
2) la cosiddetta “flessibilità in uscita”
3) il riordino degli ammortizzatori sociali
4) il dualismo fra lavoratori precari e lavoratori assunti coni contratti di lavoro a tempo indeterminato. La riforma indubbiamente affronta tutti questi temi.
Purtroppo questa ampiezza avviene a scapito della profondità e si ha come l’impressione di un intervento voluto dal Principe di Salina, “affinché tutto cambi perché nulla cambi”, per accontentare gli investitori esteri con il tabù infranto dell’articolo 18 e l’opposizione ricercata della Cgil (segnale del fatto che “è una riforma vera”), ma volendo di fatto conservare lo status quo.
Vediamo perché, iniziando dalla flessibilità in uscita, dall’articolo 18. La riforma dell’articolo 18 non riduce l’incertezza per le imprese dal partecipare alla roulette russa del licenziamento. La nuova norma – stando a quanto dichiarato dal ministro Fornero e ai testi circolati sino ad oggi – lascia in vigore il fronte esistente tra licenziamento giuridicamente legittimo e illegittimo, ma apre un nuovo fronte che sin qui non c’era: quello della distinzione fra licenziamenti economici individuali e licenziamenti disciplinari.
Fino ad oggi il lavoratore licenziato in maniera illegittima non aveva interesse a chiedere di far valere la distinzione fra licenziamento disciplinare e licenziamento economico. Con la nuova riforma questa distinzione diventa cruciale. Col licenziamento disciplinare, infatti, il lavoratore è maggiormente compensato e, giudice permettendo, può essere reintegrato. La distinzione fra licenziamento economico e disciplinare è nella pratica molto labile. Chi è davvero in grado di stabilire se un lavoratore è poco produttivo perché lavora male (licenziamento disciplinare) o perché inserito in un’unità in crisi in cui non può “dare di più” (licenziamento economico)? In verità tutte e due le ragioni sono sempre vere, altrimenti l’azienda non lo avrebbe licenziato. Per questo il contenzioso inevitabilmente finirà per riguardare anche la qualifica, economica o disciplinare, del licenziamento. Insomma, con la riforma si trasferisce un potere enorme ai giudici che, d’ora in poi, dovranno prendere le seguenti decisioni. Se il licenziamento è legittimo o illegittimo. Nel caso in cui fosse illegittimo, seè discriminatorioo non discriminatorio. Nel caso in cui non sia legittimo e non discriminatorio, se il licenziamento è economico o disciplinare. Nel caso in cui il licenziamento sia disciplinare, se si deve imporre la reintegrazione o solo il risarcimento del lavoratore.
Si aumenta così l’incertezza del procedimento e molto probabilmente la sua lunghezza. Chi guadagnerà veramente da questa riforma non saranno nè le imprese, nè i lavoratori, bensì gli avvocati specializzati in cause di lavoro.
Sugli ammortizzatori sociali non c’è allargamento nella platea dei potenziali beneficiari, estesa dalla riforma ai soli apprendisti e artistidipendenti, meno di 250.000 persone in tutto. I lavoratori a progetto e i precari continueranno ad essere esclusi dagli ammortizzatori. Non c’è neanche il promesso riordino degli strumenti esistenti. Non verrà abolita la cassa integrazione straordinaria, né di fatto verrà soppressa la cassa integrazione in deroga, destinata a trasformarsi in un ampio numero di fondi di solidarietà, presumibilmente uno per settore produttivo. Non viene abolito il sussidio di disoccupazione a requisiti ridotti e l’indennità speciale per i lavoratori agricoli e nell’edilizia, che servono oggi per lo più a integrare i salari di chi già lavora, piuttosto che ad aiutare chi ha perso il lavoro e ne sta cercando un altro. La recessione non è comunque il momento migliore per avviare queste riforme. Si rischia, infatti, di far decollare nuovi strumenti che sono strutturalmente in passivo e che richiederanno, ben oltre la recessionee la “paccata di soldi” data oggi, trasferimenti dalla fiscalità generale.
La riforma ridurrà in parte le differenze tra lavori precari e non. I lavori precari costeranno di più in termini di contributi, sia nel caso di contratti a tempo determinato che di lavori a progetto. Questa avviene aumentando il cuneo fiscale, la differenza tra costo del lavoro pagato dalle impresee reddito netto percepito dal lavoratore. Nel caso di un vero riordino degli ammortizzatori, l’aumento dei contributi sarebbe potuto apparire ai lavoratori come un premio assicurativo piuttosto che una tassa. Così il legame fra contributi e prestazioni sarà tutt’altro che evidente.
In assenza di un salario minimo, nel caso di lavoratoria progettoe altri lavoratori parasubordinati, il maggiore carico contributivo potrà facilmente essere fatto pagare al dipendente sotto forma di salari più bassi. I lavoratori parasubordinati stanno già ricevendo lettere dai datori di lavorano in cui si annunciano riduzioni del loro compenso nel caso di riforme che aggravino i costi delle imprese.
Il meccanismo di entrata principale sarà quello dell’apprendistato. È un contratto che offre poche protezioni durante il periodo formativo, perché può essere interrotto al termine del periodo di apprendistato senza alcun indennizzo.
Inoltre si applica soltanto ai giovani fino a 29 anni, mentre oggi più del 50 per cento dei lavoratori precari ha più di 35 anni. Inoltre le parti sociali si aspettano un alleggerimento fiscale per l’apprendistato. Quello di aver aperto il portafoglio è stato forse il maggiore errore negoziale fatto del governo, poiché non è servito nemmeno a “comprare” il consenso delle parti sociali. E avrà effetti negativi sul deficit di bilancio. In conclusione, gli interventi sul dualismo possono peggiorare la condizione dei lavoratori duali e aggravanoi costi delle imprese senza offrire una vera e propria nuova modalità contrattuale in ingresso.
Tutto questo rischia di ridurre fortemente la domanda di lavoro. La vera sconfitta e il vero paradosso sarebbe proprio quello, che la grande riforma non solo cambi tutto per non cambiare nulla, ma addirittura riduca il numero dei lavoratori occupati.
Fonte: la Repubblica | vai alla pagina » Segnala errori / abusi