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Troppi soldi pubblici ai partiti. Ora rinuncino a quei cento milioni
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(10 aprile 2012) - fonte: Corriere della Sera - inserita il 10 aprile 2012 da 31
Sarebbe davvero paradossale se, mentre promettono di cambiare la legge, i partiti intascassero a luglio l'ultima tranche di soldi pubblici di questa legislatura: cento milioni tondi tondi. Già da oggi, dunque, dovrebbero annunciare la sospensione di quel versamento: il futuro dipenderà dal varo di una nuova normativa.La misura varrebbe in due sensi: come tagliola per i partiti che dichiarano di voler cambiare, che a questo punto avrebbero una data di scadenza per i loro propositi riformatori; e come sanzione per quei partiti che non volessero cambiare, perché senza una nuova legge niente più soldi neanche a loro. Le tre forze politiche che compongono la maggioranza, Pdl, Pd e Udc, possono votare un decreto del governo che abroghi subito la legge esistente, bloccandone così anche l'ultima rata. Spetterebbe poi a loro, in Parlamento, approvarne una nuova. Il rischio di un lungo vuoto legislativo è remoto: in materie simili i partiti hanno sempre saputo essere velocissimi, senza passare neanche dall'Aula. Ma se anche ci fosse, sarebbe senza costi per la collettività.
Cento milioni non sono molti, nel mare del fabbisogno dello Stato. Però, se si pensa alla difficoltà di trovare la copertura finanziaria per gli esodati o per il nuovo sussidio di disoccupazione previsto dalla riforma, si capisce che di questi tempi anche cento milioni sono preziosi. Si potrebbe lasciare ai partiti la scelta sull'uso sociale cui destinarli. Per tirare avanti, nel frattempo, essi possono comunque contare sugli ingenti risparmi messi da parte in questi anni grazie al generosissimo sistema dei cosiddetti rimborsi spese, risparmi così grandi che non sanno più come investirli, tra immobili, titoli della Tanzania e spese personali. Se anche fossero costretti per un po' a tirare la cinghia, non sarebbe la fine del mondo. Bisogna considerare che sono le aziende più flessibili d'Italia, visto che si sono auto-escluse fin dal 1990 dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e possono dunque licenziare per motivi economici i loro dipendenti senza rischio di reintegro da parte del giudice.
Nel fare la nuova legge, però, non credo che un po' di trasparenza e di bilanci su Internet possano bastare a convincere l'opinione pubblica che si è voltata pagina. Forse poteva bastare quattro o cinque anni fa. Non adesso, non dopo gli scandali Lusi e Belsito.
«Più trasparenza» va bene, ma ciò che oggi conta è «meno soldi».
Invece si sentono molti proclami sui massimi sistemi e nessuno sull'entità della cifra. Il tesoriere del Pd, Antonio Misiani, fa notare che nell'estate dello spread il finanziamento ai partiti è già stato ridotto, e secondo lui è ormai «in linea con quanto percepiscono i partiti in Francia, Spagna e Germania». A parte il fatto che questi raffronti europei sono sempre opinabili e difficili da accertare (vedi il fallimento della commissione Giovannini): ma il problema è che nel resto d'Europa i tesorieri dei partiti non diventano consiglieri di amministrazione di Fincantieri, i partiti non governano le Asl, non gestiscono ottomila società pubbliche di servizi locali. Soprattutto, nel resto d'Europa non c'è stato un referendum che ha abrogato il finanziamento pubblico. La legge che l'ha sostituito è infatti pudicamente definita un rimborso spese elettorale. Invece i partiti prendono una cifra fissa indipendentemente dalle spese che dichiarano. Questo forfait è il problema. Viene usato dai «cerchi magici» - ce ne sono in molti partiti - come la Regina d'Inghilterra usa l'appannaggio reale. Bloccano inoltre anche la democrazia interna, perché provate voi a disarcionare un leader che ha le chiavi della cassa.Qualsiasi nuova legge deve dunque agganciare i soldi versati alle spese effettivamente sostenute: ci deve essere un rapporto percentuale, oltre alla verifica di un'autorità esterna (che la Corte dei Conti esercita su chiunque maneggi soldi pubblici). Inutile che i partiti si facciano illusioni: hanno ricevuto in questi anni troppi soldi, e li hanno usati troppo male. L'elettorato accetterà solo una riforma che riduca l'assegno di mantenimento.
Fonte: Corriere della Sera | vai alla pagina » Segnala errori / abusi