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Marco PANNELLA in data 06 aprile 2012
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» L'errore del Governo: Consegnare all'Europa una vittoria simbolica
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Renato BRUNETTA in data 29 marzo 2012
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» Fiducia posta dal Governo: annuncio di voto.
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» Disoccupati a rischio: «Per salvarli serve 1 miliardo solo per il 2013» - INTERVISTA
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» "Politici e tecnici collaborino o cazzotti dal Paese"
Pier Luigi BERSANI in data 28 marzo 2012
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» Riforma del lavoro: dal PD nessun intento dilatorio. Il provvedimento, con le correzioni, può essere approvato in 30 giorni
Dario FRANCESCHINI in data 27 marzo 2012
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» Impegno perché le PMI accedano ai Fondi Europei
Patrizia TOIA in data 27 marzo 2012
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» Italia per un bilancio europeo ambizioso
Patrizia TOIA in data 27 marzo 2012
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» «Ai professori chiedo: Ma per scrivere la riforma a quale film vi siete ispirati?» - INTERVISTA
Giuliano CAZZOLA in data 27 marzo 2012
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» «Se il Pd accetta cambi all’articolo 18 il centrosinistra andrà in frantumi» - INTERVISTA
Nichi VENDOLA in data 27 marzo 2012
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» Riforma Fornero. «Così si è scaricato sui più deboli l’onere della prova»
David-maria SASSOLI in data 26 marzo 2012
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» Il PD non sta subendo il governo Monti
Dario FRANCESCHINI in data 26 marzo 2012
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» «Se il Paese non è pronto il Governo potrebbe non restare»
Mario MONTI in data 26 marzo 2012
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» Affari Costituzionali. Riformulare art. 47
Maurizio SAIA in data 26 marzo 2012
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» "Il premier ha violato la promessa di non toccare i contratti in vigore" - INTERVISTA
Dario FRANCESCHINI in data 25 marzo 2012
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» “Basta con i contratti a progetto”
Maurizio SACCONI in data 25 marzo 2012
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» Rifondazione ha ottenuto la cassintegrazione a zero ore per giornalisti del quotidiano Liberazione
Donatella MUNGO in data 24 marzo 2012
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» Riforma Fornero. «Se la legge non cambia il Pd la deve bocciare» - INTERVISTA
Nichi VENDOLA in data 24 marzo 2012
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» Il fine da perseguire è stabilizzare i precari, non "precarizzare" gli stabili
Dario FRANCESCHINI in data 24 marzo 2012
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» Lavoro: Maroni non può essere convinto di ciò che ha detto
Mario MONTI in data 24 marzo 2012
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» «Sul reintegro non molliamo. No a voti secondo coscienza» - INTERVISTA
Dario FRANCESCHINI in data 23 marzo 2012
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» Riforma Fornero. «Norme sbagliate, non siamo al rimorchio della Cgil» - INTERVISTA
Dario FRANCESCHINI in data 23 marzo 2012
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» Riforma Fornero. «Senza modifiche radicali il Pd dovrà votare contro» - INTERVISTA
Sergio Gaetano COFFERATI in data 23 marzo 2012
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» «Monti forte con operai e pensionati, debole con televisioni e avvocati» - INTERVISTA
Rosy BINDI in data 23 marzo 2012
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» Le parole del Presidente della Repubblica spingono tutti alla ragionevolezza
Dario FRANCESCHINI in data 23 marzo 2012
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» a Bersani: «Altro che chiudere il Parlamento: elezioni subito»
Paolo FERRERO in data 23 marzo 2012
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» «Oggi i giovani sono pària Vogliamo continuare così?» - INTERVISTA
Giorgia MELONI in data 22 marzo 2012
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» La riforma del gattopardo
Stefano Boeri in data 22 marzo 2012
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» «Democratici al bivio, quel testo va totalmente riscritto in Parlamento» - INTERVISTA
Sergio Gaetano COFFERATI in data 22 marzo 2012
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» «Sono solo licenziamenti facili, e i giovani son fregati due volte» - INTERVISTA
Maurizio ZIPPONI in data 22 marzo 2012
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» Bilancio e Legge finanziaria, un'altra occasione persa
Andrea CAUSIN in data 22 marzo 2012
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» Lavoro: Monti cerchi sintesi sull'art.18
Dario FRANCESCHINI in data 21 marzo 2012
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» Riforma del lavoro: non procedere per decreto, ma consentire la discussione in Parlamento
Dario FRANCESCHINI in data 21 marzo 2012
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» Non morirò monetizzando il lavoro
Pier Luigi BERSANI in data 21 marzo 2012
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» Sull’art.18 noi pronti ad un Vietnam parlamentare
Antonio DI PIETRO in data 21 marzo 2012
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» DIMISSIONI IN BIANCO, “STRUMENTALIZZATA UNA BATTAGLIA TRASVERSALE”
Marina STACCIOLI in data 21 marzo 2012
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» Riforma del lavoro, il Parlamento sia protagonista
Delia MURER in data 21 marzo 2012
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» Discussione delle mozioni nn. 524, 579, 585, 586, 587 e 588 sui requisiti patrimoniali delle banche
Andrea AUGELLO in data 21 marzo 2012
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» «Dissento dal Presidente Napolitano. Grave manomettere l’articolo 18 e demolire i diritti dei lavoratori»
Paolo FERRERO in data 19 marzo 2012
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» La politica non mi fa schifo. Ma non sarà mai il mio lavoro - INTERVISTA
Andrea Riccardi in data 19 marzo 2012
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Elsa Fornero in data 18 marzo 2012
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Paolo GUZZANTI in data 17 marzo 2012
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Mario MONTI in data 17 marzo 2012
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Giuseppe BORTOLUSSI in data 13 marzo 2012
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Giocondo TALAMONTI in data 13 marzo 2012
Dichiarazione di Stefano Boeri
LA RIFORMA DEL LAVORO? DEL TUTTO INADEGUATA - INTERVISTA
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(03 aprile 2012) - fonte: youtrend.it - Salvatore Borghese - inserita il 03 aprile 2012 da 31
Il prof. Boeri non ha affatto lesinato critiche all’operato del governo.«La riforma non è all’altezza, né sul piano del metodo né su quello del merito. Non credo che i mercati e gli investitori stranieri si facciano scoraggiare dall’art. 18: i veri problemi sono l’enorme burocrazia e l’influenza della criminalità organizzata. Troppe timidezze anche sul settore bancario.
«La riforma non è all'altezza, né sul piano del metodo né su quello del merito.
Bisognava intervenire non sullo stock di lavoratori, ma sui flussi (ossia sui nuovi contratti, e non su quelli già posti in essere, ndr). Non credo che i mercati e gli investitori stranieri si facciano scoraggiare dall'art. 18 su cui tanto si dibatte: i veri problemi sono l'enorme burocrazia e l'influenza della criminalità organizzata. Detto questo, la riforma del lavoro è un banco di prova importante per il governo italiano». Qualche stoccata anche a Corrado Passera: «Il governo Monti è in ritardo sul settore bancario, sono necessari interventi urgenti per uscire dalla stretta creditizia. Forse non è un caso che in un ruolo così delicato come quello di ministro per lo Sviluppo economico ci sia un ex banchiere».Professor Boeri, su quali principi si fonda l'idea del contratto unico alla base della proposta che ha elaborato insieme al prof. Garibaldi? Non rischia, da un lato, di costituire una limitazione delle libertà delle imprese e, dall'altro, di provocare un aumento del sommerso?
«Noi non prevediamo di vietare altre forme contrattuali. Poniamo delle penali sull'abuso di altre figure contrattuali, facendo sì che il lavoratore abbia più assicurazioni contro il rischio di perdere il lavoro se le accetta: quindi è un disincentivo ad abusarne, ma non le vietiamo. Per quanto riguarda il lavoro nero, l'evidenza empirica e molti studi dimostrano che in realtà l'introduzione di figure contrattuali temporanee ha provocato solo una sostituzione dei contratti di lavoro a tempo indeterminato con contratti di lavoro a tempo determinato, ma non c'è stata emersione del sommerso».
Come pensa di evitare nella sua proposta di riforma che dopo i primi 3 anni di prova, quando dovrebbe essere stabilizzato a tempo indeterminato, un lavoratore non specializzato sia scaricato a favore di uno nuovo?
«Nella nostra idea il contratto di inserimento (lo definiamo "unico" perché è quello verso cui si veicolano quasi tutte le assunzioni, ma potremmo definirlo anche "prevalente") si fonda sul principio che vi sia un percorso: un lavoratore inizia a lavorare e man mano che va avanti il suo percorso di lavoro aumentano le sue protezioni. Però formalmente è, fin da subito, un contratto a tempo indeterminato: questo stimola sia l'azienda che il lavoratore a investire nella formazione specifica. Il contratto di apprendistato che esiste oggi, e che secondo la riforma Fornero dovrebbe essere valorizzato (anche se non si capisce bene in che modo), prevede invece che al termine del periodo di apprendistato il lavoratore possa essere licenziato senza costi, il che ci sembra una contraddizione in termini. Il modo giusto di incentivare la formazione invece è proprio dando durata all'impiego».
Il Ministro per la PA, Patroni Griffi, ha segnalato che le nuove norme sul licenziamento per motivi economici non troveranno applicazione nel pubblico impiego, in quanto in questi casi c'è una disciplina ad hoc. Lei è favorevole o contrario all'estensione agli statali delle nuove condizioni che varranno per i dipendenti del settore privato?
«Io penso che un governo che riforma il mercato del lavoro tenendo fuori il settore pubblico non sia credibile. Il governo è esso stesso un datore di lavoro (dei lavoratori pubblici), quindi nel momento in cui propone una nuova normativa deve dare anche il buon esempio. Al contrario, si tratta di un fallimento della riforma Fornero, perché pone in essere una tale asimmetria tra i licenziamenti individuali per motivi economici e quelli per motivi disciplinari che è inapplicabile al pubblico impiego: dove c'è una ragion d'essere per i motivi disciplinari ma non per quelli economici, che invece c'è nel settore privato. Proprio questa distorsione introdotta dalla riforma a mio giudizio è uno dei problemi più seri, perché creare questi due canali così diversi rischia di alimentare un contenzioso fortissimo nel passaggio tra le due fasi e rende anche difficile la sua applicazione nel pubblico impiego. Se si pensa ad una riforma inapplicabile nel pubblico impiego, anche considerando l'alta percentuale di lavoratori del settore pubblico in Italia, vuol dire che è una riforma fatta male».
A proposito di licenziamenti per motivi economici: in caso di contenzioso giuridico, come fa il giudice a stabilire quando l'azienda si trovi costretta a licenziare per ragioni oggettive e quando invece si tratti di cattiva gestione?
«È molto difficile. In certi contesti, possono essere utili dei consigli di sorveglianza, con delle rappresentanze dei lavoratori, per distinguere le due cose; ma ci sono casi in cui la distinzione è molto difficile. Così come quando si deve giudicare su un licenziamento dovuto a bassa produttività: come si fa a capire se è dovuta al fatto che i lavoratori non fanno il loro dovere (e quindi il licenziamento è di natura disciplinare) o al fatto che c'è un problema oggettivo - ad esempio non hanno le qualifiche necessarie? È difficile fare delle distinzioni su questo piano, per cui credo che bisogna trovare delle regole che scoraggino eventuali comportamenti opportunistici che poi gravano sulla collettività, creando situazioni in cui lo Stato deve intervenire economicamente. Per esempio, una cosa giusta da fare è che nella fruizione del sussidio di disoccupazione - come esiste per la cassa integrazione ordinaria - le imprese paghino di più nel caso in cui fruiscano di questi strumenti: nel linguaggio tecnico si chiama "experience rating", cioè se l'azienda mette in esubero un alto numero di lavoratori, da quel momento deve pagare di più per l'assicurazione contro la disoccupazione, perché probabilmente in questo esubero c'è anche qualche responsabilità dell'azienda».
Siamo giunti alla spinosa questione degli ammortizzatori sociali. Cassa integrazione o sussidio universale di disoccupazione: quale preferisce e perchè? L'Italia dovrebbe intervenire?
«Penso che dovremmo avere un sistema che contempli schemi di incentivazione all'orario ridotto (tipo CIG) sul modello del Kurzarbeit tedesco: caratterizzato cioè dal fatto di intervenire solo in casi di aziende alle prese con crisi temporanee e in modo che il lavoratore non venga mai messo ad orario zero, e quindi continui a lavorare per meno ore ma continuando ad essere "dentro" l'impresa non solo formalmente. Poi c'è bisogno di un sussidio di disoccupazione universale, che interviene quando le situazioni di crisi non sono di breve durata. Infine ci dovrebbe essere uno strumento per chi ha esaurito la durata massima di questo secondo tipo di sussidio e rischia di cadere in una situazione di povertà: ad esempio un sistema di reddito minimo garantito, di assistenza sociale, ecc. Quindi abbiamo tre livelli su cui va riformato il sistema degli ammortizzatori in Italia. Purtroppo la riforma Fornero non tocca nemmeno questo argomento».
Ritiene che in generale le misure fin qui adottate dal governo nel complesso (aumento delle tasse, stretta sulle pensioni, liberalizzazioni, mercato del lavoro) producano più un effetto recessivo o di crescita?
«L'effetto recessivo è dovuto al consolidamento e all'aggiustamento dei conti pubblici, che era obbligato - e se l'avessimo ritardato saremmo stati costretti ad attuarne uno ancor più rigido, avremmo rischiato una situazione di ripudio del debito e a quel punto vi garantisco che le cose sarebbero andate molto peggio di come potrebbero andare adesso. Le liberalizzazioni possono avere un effetto sulla crescita economica, non immediato ma nel medio periodo. L'intervento sulle pensioni era un'altra cosa fondamentale per ridare credibilità al nostro paese».
Ma tutti i principali indici macroeconomici dell'Italia (PIL, retribuzioni, inflazione, produzione industriale, disoccupazione) hanno visto un netto peggioramento nel 2011. L'Italia è condannata ad una lunga recessione ed a uscire dal novero dei paesi più ricchi? Quando possiamo aspettarci di tornare a crescere?
«Se non affrontiamo i problemi strutturali del nostro paese, cosa fondamentale da fare oggi in questo contesto, rischiamo davvero un downgrading: il reddito medio degli italiani è al di sotto della media europea, non solo della UE a 15 ma ormai anche della UE a 27. Non credo che sia legato ai provvedimenti presi negli ultimi mesi, quello che conta nel posizionamento di un paese sono i trend nel medio periodo, i tassi di crescita nell'arco dei decenni. Se usciamo da questa crisi facendo riforme strutturali non vedo ragioni per cui l'Italia non debba tornare a crescere a ritmi sostenuti, non vedo ragioni per cui dovremmo crescere meno di paesi come la Germania».
Come si risolve uno dei principali problemi dell'economia italiana, la scarsa produttività?
«Quelle che girano attorno al mercato del lavoro sono questioni fondamentali per risolvere il problema della produttività. C'è il tema della contrattazione salariale decentrata, sarebbe un punto fondamentale, anche questo purtroppo eluso dalla riforma Fornero. Infine, liberalizzazioni più incisive sarebbero molto utili anche in questo senso».
Fonte: youtrend.it - Salvatore Borghese | vai alla pagina » Segnala errori / abusi