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Dichiarazione di Corrado Passera

Alla data della dichiarazione:  Ministro  Sviluppo economico -  Ministro  dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti


 

«La rotta del governo non va modificata» - INTERVISTA

  • (15 aprile 2012) - fonte: Il Messaggero.it - inserita il 16 aprile 2012 da 31

    Ministro, il clima però è peggiorato. La sensazione crescente è che i veti incrociati possano bloccare l’azione del Governo. Quanto potrete andare avanti nella palude dei veti incrociati?

    «Io invece sono convinto che l'azione riformatrice del Governo Monti possa e debba andare avanti. Finora abbiamo portato a casa tutto ciò che abbiamo proposto e in più occasioni con dei miglioramenti da parte del Parlamento. Per rilanciare il nostro Paese le riforme devono continuare, la rotta impostata non deve essere modificata anche se il mare è molto mosso. Insieme al Parlamento e alle parti sociali abbiamo già superato scogli difficilissimi e varato riforme impensabili solo qualche mese fa. Questo lavoro continuerà, ne sono certo, soprattutto a favore della crescita. Dobbiamo creare le condizioni per cui si creino posti di lavoro: il lavoro è la prima delle preoccupazioni della gente e deve essere la prima preoccupazione della politica».

    Ma se vi impedissero di lavorare non dovreste prenderne atto e andare a casa?

    «Non vedo e non mi aspetto comportamenti di questo genere. Al di là degli interessi di questa o quella parte politica o sociale, vi è una diffusa convinzione che siamo già andati vicino al disastro una volta e che solo con grande determinazione e senso di responsabilità possiamo evitare di ritrovarci tutti nella stessa situazione».

    I dati sull'economia sono brutti e con conseguenze drammatiche, da gennaio 23 imprenditori si sono uccisi a causa della crisi...

    «Casi umani drammatici che dobbiamo comprendere fino in fondo, perché rappresentano le situazioni più diverse. I dati dell’economia sono quelli che ci aspettavamo e sulla base dei quali abbiamo costruito il piano di salvataggio e l’agenda della crescita. Stiamo avvicinandoci al momento più difficile perché oggi si sommano gli effetti della recessione, gli effetti psicologici e finanziari nelle tasche dei cittadini del riassetto dei conti pubblici, gli effetti di una gestione del tutto inadeguata della crisi a livello europeo, mentre in pochi mesi non si possono ancora avere gli effetti né della spending review, né del recupero dell’evasione, o di eventuali privatizzazioni. Dobbiamo accelerare tutte le riforme e tutti gli interventi per uscire dalla recessione partendo dalle priorità della gente e delle imprese. Possiamo uscire dalla recessione prima di quanto pensino i pessimisti valorizzando le indubbie forze del sistema Italia».

    Finora sembrano emergere debolezze, quali forze intende?

    «Ci confermiamo uno dei Paesi più forti e in crescita in tema di esportazione e continuiamo ad avere migliaia di aziende che crescono in tutto il mondo, complessivamente famiglie e imprese non sono sovra indebitate e non dobbiamo smaltire bolle finanziarie e immobiliari. Abbiamo inoltre un sistema di protezione sociale che la gran parte dei cittadini del mondo si sognerebbero».

    Perché allora in questi ultimi dieci anni siamo cresciuti meno di tutti gli altri e continuiamo ad avere la maglia nera della crescita? Cosa proporrà al vertice di martedì con i leader della maggioranza?

    «Quel vertice serve per fare il punto delle cose fatte, dei progetti in corso di realizzazione e di quelli che andremo a realizzare. I dati medi del Paese, come sa, nascondono opposti in tutti i campi. Abbiamo regioni e province - non solo al Nord - al top della classifica europea dell’attività economica, della ricerca, dell’internazionalizzazione, della sanità ed altre in fondo alla classifica. L'Agenda per la crescita, che è già parte integrante del Salva-Italia, Cresci-Italia e mercato del lavoro, intende incidere strutturalmente su tutti i fattori di forza e di debolezza del nostro Paese e su ogni capitolo le azioni concrete sono già in corso: dalle liberalizzazioni alle regole sul lavoro, dall’innovazione - dove stiamo ridisegnando gli incentivi - alla internazionalizzazione - dove si sta completando il rilancio dell'Ice - dai costi dell’energia alle semplificazioni. Ma oltre agli interventi strutturali che portano crescita sostenibile nel medio periodo vogliamo far affluire risorse nell’economia anche nel breve termine».

    E come?

    «Innanzitutto accelerando infrastrutture grandi e piccole: dalle autostrade ai porti, dalle metropolitane alle reti di telecomunicazione di nuova generazione, dal piano casa al piano scuola. Aver sbloccato circa 25 miliardi di cantieri - chiaramente identificati e con la possibilità di seguirne l'evoluzione, uno a uno, su un sito dedicato del ministero on line tra pochi giorni - è stata una operazione non facile. I 25 miliardi - dei quali oltre dieci al Sud - diventano almeno 50 entro l’anno. In molti casi abbiamo dovuto risolvere problemi di risorse, in altri casi stiamo risolvendo problemi procedurali e di contenzioso infiniti. Prenda ad esempio il caso della nuova Pontina: i soldi ci sono, dobbiamo risolvere il contenzioso che li blocca da anni e far partire i lavori».

    Ci sono anche il gravissimo problema delle banche che non finanziano le imprese e quello della pubblica amministrazione che non paga le aziende fornitrici. Lei ha convocato i banchieri giovedì...

    «E infatti un’altra macro operazione riguarda il credito e lo scaduto: 20 miliardi di garanzie di credito alle piccole e medie imprese sono state tra i primi interventi del Salva Italia insieme ai 13 miliardi di riduzioni fiscali per le aziende che aumentano le loro risorse patrimoniali e che crescono. Sul rientro dello scaduto - sia tra privati che tra Pubblica Amministrazione e privati - siamo già intervenuti normativamente su tutta la filiera dell’agroalimentare, adotteremo in anticipo sulle scadenze europee la direttiva che costringerà tutti a pagare entro 30-60 giorni, pubblico compreso, e abbiamo già messo a disposizione 6 miliardi per cominciare a pagare i debiti delle Amministrazioni centrali. Con il Tesoro e l’Abi puntiamo ad aiutare le piccole e medie imprese a rientrare dal debito forzoso dovuto allo scaduto per almeno qualche decina di miliardi».

    L'effetto delle liberalizzazioni quando si vedrà?

    «Certi interventi avranno effetti a breve, altri più a lungo. La separazione di Snam da Eni, che contribuirà all’apertura del mercato del gas, è questione di pochi mesi. L'obbiettivo è di ridurre in prospettiva la bolletta degli Italiani. La liberalizzazione del trasporto pubblico locale è destinato a rivoluzionare un intero settore che tocca la qualità della vita e del lavoro di decine di milioni di italiani ogni giorno e che oggi, per inefficienze e pigrizie politiche accumulate, costa più di 10 miliardi alle casse pubbliche, e quindi al contribuente. Alcune gare si svolgeranno già quest'anno nelle Regioni più virtuose. Mi aspetto la partecipazione dei migliori operatori europei. In campo ferroviario abbiamo in corso anche un rinnovamento del materiale rotabile circa 3 miliardi, ma siamo solo all’inizio».

    Ma tutto questo come si finanzia? Nuove tasse? Siete il governo che ha già portato ai massimi la pressione fiscale...

    «Le tasse sono già molto alte, per chi le paga, e appena possibile - anche facendole pagare a tutti - l’obbiettivo sarà, se mai, di ridurle. L'agenda per la crescita deve finanziarsi soprattutto con recupero di evasione, riduzione di sprechi e di spese meno utili, valorizzazione di attivi pubblici, attrazione di fondi privati sui progetti infrastrutturali, miglior uso dei fondi europei».

    Non si può utilizzare il tesoretto della lotta all’evasione fiscale per abbassare le tasse?

    «L’uso del tesoretto - quando ci sarà - verrà deciso dal presidente Monti e dal Consiglio dei ministri. Ma è ovvio che uno dei modi più intelligenti di usare il ricavato della lotta all’evasione è quello di ridurre le tasse a chi ne paga già tante e ai redditi più bassi».

    E’ possibile allentare la pressione fiscale con in Pil in picchiata che rende già arduo il pareggio di bilancio nel 2013?

    «L’obiettivo degli obiettivi è garantire al mondo che noi manterremo il bilancio in pareggio. Questo è irrinunciabile, altrimenti finiamo in una situazione come la Grecia. Se perdiamo la credibilità di avere i conti sotto controllo, schizza in alto lo spread e con lui gli interessi che tutti paghiamo, famiglie, imprese e Stato, l’Italia non riceve più credito e qualsiasi agenda per la crescita diventa impossibile. Ma è chiaro che appena avremo le risorse punteremo anche ad abbassare le tasse».

    Qual è il capitolo della sua agenda per la crescita al quale tiene di più?

    «Forse quello delle start up. Mettere in condizione giovani - e meno giovani - di creare nuove imprese, di realizzare loro sogni, di innovare sfruttando le enormi possibilità che la web economy crea in tutti i settori, significa tirar fuori il dinamismo latente che la nostra società ha sempre prodotto e continua a produrre. Abbiamo messo insieme alcune delle persone più in gamba e con più esperienza per individuare e introdurre in pochi mesi quei cambiamenti che servono per rendere più facile fare impresa».

    Punta tanto sulla spending review. Proviamo a dare sostanza a questo intervento sui conti?

    «Dalle grandi cose: oggi quasi ogni amministrazione ha suoi sistemi informativi con centuplicazione di spese che si potrebbero mettere in sinergia, oppure spendiamo oltre 10 miliardi di affitti mentre abbiamo migliaia di immobili di proprietà pubblica malamente utilizzati, ma sono solo esempi. Alle piccole cose che però moltiplicate per cento o per mille potrebbero fare la differenza. Nel ridisegnare le strutture di mia diretta pertinenza nei due ministeri che dirigo abbiamo ridotto del 30% gli addetti e del 50% le automobili».

    Di valorizzazione di attivi pubblici hanno parlato in tanti in passato con pochi risultati.

    «Il lavoro in corso sta per dare risultati molto concreti e vede la Cassa depositi e prestiti svolgere ruoli importanti. Ma quando si parla di attivi pubblici si parla anche, per esempio, di frequenze».

    Il famoso addio al «beauty contest». Mediaset non l’ha presa bene.

    «Abbiamo messo a punto una soluzione equilibrata che evita di cedere gratuitamente beni pubblici di valore e ci permetterà di chiudere una infrazione europea che dura da troppi anni».

    Basteranno 13 mesi per completare la riforma del Paese? Oppure servirà un vostro impegno anche dopo le elezioni?

    «In oltre un anno di lavoro comune si possono impostare e realizzare tante riforme e mettere in moto un percorso virtuoso dell’economia. E’ chiaro che per ricostruire tutte le condizioni per la crescita in un Paese che da 10 anni non cresce, bisognerà impegnarsi per molti anni ancora. E questo sarà l’impegno di chiunque avrà le leve del governo nei prossimi anni».

    Potreste essere ancora voi?

    «La politica non è sostituibile da nessuna forma di tecnocrazia».

    C’è chi sostiene che il montismo rappresenti la resa dei partiti, incapaci di riformare il Paese perché assillati dalla ricerca del consenso. E’ d’accordo?

    «Questo governo composto da tecnici nasce su iniziativa del Presidente Napolitano per affrontare una grave emergenza, in un momento di forte difficoltà della politica. Il nostro Paese deve fare riforme da troppo tempo rimandate e bisogna farle con ottica di bene comune, senza guardare a scadenze elettorali».

    Il bipolarismo può avere aggravato la sindrome populista?

    «Da cittadino e non da ministro credo si possa dire che forzare il sistema politico a creare coalizioni di governo troppo disomogenee tra di loro non ha aiutato la governabilità».

    Lei è un lombardo. La crisi del berlusconismo e della Lega lasciano senza rappresentanza la questione settentrionale?

    «La politica deve sapere interpretare le energie del Nord e molti partiti non sono riusciti in questa missione. L'Italia è fatta di situazioni diversissime. E' una nostra forza per certi versi, certamente è fonte di complessità gestionali e di governo. Disegnare un federalismo efficace rientra, a mio parere, tra le priorità. Il caso di molte regioni, province e città del Nord, del Centro e del Sud dimostrano che l'Italia nel suo insieme ha un enorme spazio di miglioramento sia al Nord, che al Centro che al Sud. L'assetto politico certamente anomalo che ci siamo dati per questo periodo difficile va sfruttato fino in fondo».

    Fonte: Il Messaggero.it | vai alla pagina

    Argomenti: economia, liberalizzazioni, mediaset, tasse, partiti, sprechi, federalismo, web, bilancio dello Stato, banchieri, governo Monti | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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