Le famiglie che non possono permettersi di andare in vacanza #conibambini
Ogni estate molte famiglie sono costrette a fare a meno delle ferie. Per i minori significa rinunciare a esperienze di crescita importanti, in una dinamica che genera divari anche in termini educativi.
martedì 29 Luglio 2025 | Povertà educativa

- Il 28% delle famiglie con un figlio non può permettersi una vacanza.
- Una settimana fuori casa non è solo un'occasione di svago. Si collega direttamente alle opportunità formative di chi vive in famiglie con difficoltà economiche.
- Raggiungono quota 31,5% i nuclei monoreddito con figli piccoli a carico ad Andria nel 2020.
- Sono 18 su 24 le città con più nuclei monoreddito con figli a carico che si trovano nel mezzogiorno.
Ogni anno, in Italia, molte famiglie si trovano a dover fare a meno delle attese vacanze estive. La difficoltà di permettersi una settimana di ferie lontano da casa riguarda anche tante famiglie con figli che, nonostante il desiderio di offrire ai propri bambini un’esperienza di svago e crescita, si trovano ad affrontare limitazioni economiche.
Rinunce di questo tipo non riguardano solo il tempo libero delle persone. Per molti bambini e ragazzi significa rinunciare a esperienze importanti, anche formative. In altri termini, un divario nella condizione sociale ed economica che comporta anche un gap nelle opportunità educative. Il classico meccanismo con cui opera la povertà educativa.
Abbiamo approfondito questa dinamica e quanto possono incidere questo tipo di disuguaglianze sui bambini e i ragazzi.
Una rinuncia per quasi un terzo delle famiglie con figli
Nel 2024 circa il 28% delle famiglie con un figlio minore non ha potuto permettersi di fare una settimana di vacanze lontano da casa. La percentuale aumenta al crescere del numero di figli. Infatti, il 30% delle famiglie con due figli minori e il 44,4% di quelle con tre o più figli ha dichiarato di non potersi permettere una settimana di ferie all’anno.
Il 28% delle famiglie con un figlio non può permettersi una vacanza
Percentuale di famiglie che non possono permettersi almeno una settimana di ferie in un anno (2024)
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(consultati: mercoledì 30 Aprile 2025)
Una realtà che evidenzia come le difficoltà economiche vissute da tante famiglie in Italia non sia un problema unicamente in termini monetari. Si tratta anche di una condizione strutturale che limita il benessere di molte persone, in particolare dei più piccoli.
Le vacanze come momento di crescita personale
La rinuncia a un periodo di vacanza lontano da casa non è solo una questione di svago. Può incidere profondamente sul benessere e sullo sviluppo dei bambini. Le vacanze estive rappresentano infatti per molti minori un’occasione di apprendimento informale, di socializzazione e di crescita emotiva.
L’assenza di queste opportunità può amplificare ulteriormente il divario tra chi ha accesso a esperienze educative e formative di qualità e chi, invece, è costretto a restare a casa per motivi economici. Un modo diverso in cui agisce la cosiddetta “trappola della povertà educativa”.
Le famiglie che non possono permettersi una vacanza vedono i propri figli privati di momenti di gioco all’aperto, gite culturali o semplici attività che stimolano la creatività e il legame familiare. Questo svantaggio è tanto più rilevante se si considera che la crescita dei bambini non passa solo attraverso la scuola, ma anche attraverso esperienze di vita quotidiana che non sono sempre garantite in situazioni familiari meno favorevoli.
Un fenomeno difficile da monitorare
Ricostruire la quota di famiglie che rinuncia alle vacanze non è semplice come potrebbe sembrare dai dati appena visti, per una serie di motivi. Come abbiamo avuto modo di raccontare in passato, in questo tipo di rilevazioni i dati possono sembrare asettici e obiettivi, ma c’è sempre un rischio di sottostimare il fenomeno.
I dati sulla deprivazione minorile hanno un forte rischio di sottostima.
La letteratura in materia (cfr. Unicef, 2012) ha spesso sottolineato come serva sempre ricordare che dietro ogni statistica di questo tipo c’è un genitore cui viene richiesto di segnalare la condizione di deprivazione del suo nucleo familiare e dei propri figli. Indicando ad esempio se sia in grado di portarli in vacanza, come in questo caso, oppure di riscaldare l’abitazione o ancora di avere una casa abbastanza luminosa per fare i compiti o spaziosa a sufficienza per ospitare degli amici.
A maggior ragione, è ancora più complesso – quando non impossibile – monitorare quanto incidano questi fenomeni sul territorio. Per avere una misura della deprivazione delle famiglie con figli piccoli, tuttavia, è possibile fare delle stime rispetto alla condizione sociale dei nuclei con minori a carico. Si può provare a ricostruirlo attraverso i dati Istat, utilizzando i dataset che l’istituto rilascia nell’ambito delle statistiche sperimentali.
La condizione delle famiglie con figli, comune per comune
Si può analizzare la quota di famiglie con figli a carico che si mantengono su un unico reddito. Una situazione che – in molti casi – rende fragili le finanze familiari e può comportare per il nucleo di dover rinunciare a questo tipo di spese.
L’indicatore che è possibile analizzare attraverso i dati a disposizione, nello specifico, è la quota di famiglie anagrafiche in cui è presente almeno un minore con meno di 6 anni e
un unico percettore di reddito sul totale delle famiglie monoreddito. Al netto di distorsioni legate all’evasione e a casi specifici (non necessariamente una famiglia monoreddito è in difficoltà economica) e del fatto che l’informazione è disponibile solo per i comuni con almeno cinquemila abitanti, si tratta dell’indicatore con la maggiore granularità territoriale a disposizione.
Nel 2020 l’incidenza maggiore si è rilevata ad Andria. In questo comune in quasi un terzo dei nuclei monoreddito (31,52%) viveva almeno un minore sotto i 6 anni. Tra i 10 capoluoghi con la maggiore quota di famiglie monoreddito con figli piccoli a carico anche Barletta (28,33%), Prato (26,69%), Napoli (24,41%), Palermo (23,85%), Matera (23,52%), Crotone (23,47%), Trani (23,24%), Vibo Valentia (22,87%) e Latina (22,52%).
Nel 2020 Andria è stato il capoluogo con più famiglie monoreddito con figli piccoli a carico
Percentuale di famiglie anagrafiche in cui è presente almeno un minore con meno di 6 anni e un unico percettore di reddito sul totale dei nuclei monoreddito (2020)
Dato disponibile solo per i comuni con più di 5.000 abitanti.
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Istat (statistiche sperimentali)
(pubblicati: giovedì 19 Giugno 2025)
Le 10 città capoluogo con la minore incidenza di famiglie in questa situazione, nello stesso anno, erano Cagliari (10,86%), Carbonia (11,56%), Savona (12,41%), Trieste (12,42%), Genova (12,67%), Biella (13,01%), Pisa (13,26%), Venezia (13,27%), Oristano (13,32%) e Gorizia (13,52%).
In generale, si nota come sia soprattutto nelle città del mezzogiorno – in particolare nel sud continentale e in Sicilia – che il fenomeno incide di più. Sono 24 i capoluoghi dove oltre il 20% dei nuclei monoreddito hanno figli a carico. Di questi, 18 si trovano nell’Italia meridionale. Fanno eccezione le già citate Prato e Latina, nel centro Italia, e le emiliano-romagnole Forlì, Reggio Emilia, Rimini e Modena.
L’importanza di politiche per il benessere familiare
Il dato relativo alle famiglie che non possono permettersi le vacanze si inserisce in un contesto più ampio di povertà educativa. Un fenomeno che colpisce in modo particolare le famiglie con più figli e quelle in situazioni economiche difficili. La povertà educativa non riguarda solo la mancanza di accesso a un’istruzione di qualità, ma anche la limitazione delle esperienze di apprendimento fuori dalla scuola. La possibilità di partecipare a un centro estivo, a un’attività ludico-educativa o a una semplice vacanza è un aspetto fondamentale per garantire pari opportunità di crescita per tutti i bambini. Purtroppo però non tutte le famiglie possono permetterselo.
Questi dati evidenziano l‘urgenza di politiche, anche territoriali, che garantiscano a tutte le famiglie, indipendentemente dal reddito o dal numero di figli, l’accesso a servizi che contribuiscano al benessere e alla crescita dei minori. Un intervento per ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle opportunità educative e formative, creando programmi di supporto per le famiglie in difficoltà economiche. Non solo di tipo monetario, ma anche in termini di servizi. In questo caso, ad esempio, estendendo la possibilità di accesso ai centri estivi, oggi fortemente squilibrata tra aree del paese.
Solo con un impegno concreto e continuo per il benessere delle famiglie e dei bambini si potrà garantire che ogni minore, indipendentemente dalla situazione economica, possa vivere esperienze che contribuiscano alla sua crescita sana e completa.
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Scarica i dati, regione per regione
I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alle famiglie anagrafiche in cui è presente almeno un minore con meno di 6 anni e un unico percettore di reddito sono di fonte Istat (statistiche sperimentali).