Il problema di riscaldare la casa nelle famiglie con figli #conibambini

Tra le difficoltà che le famiglie possono affrontare, c’è quello di non riuscire a permettersi di riscaldare la casa in modo adeguato. Un problema che può essere ancora più grave per quelle dove sono presenti bambini.

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La convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, all’articolo 27, sancisce il diritto del bambino a un livello di vita che sia sufficiente per consentirne lo sviluppo fisico e mentale. In altri termini, anche quello a non trovarsi in situazioni di disagio e povertà assoluta, un diritto che deve valere per il minore e la sua famiglia:

Gli Stati parti adottano adeguati provvedimenti, in considerazione delle condizioni nazionali e compatibilmente con i loro mezzi, per aiutare i genitori e altre persone aventi la custodia del fanciullo ad attuare questo diritto e offrono, se del caso, un’assistenza materiale e programmi di sostegno, in particolare per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario e l’alloggio.

Per garantire questo diritto, un aspetto cui viene dato rilievo è quello della casa, che dovrebbe essere – per quanto possibile – un luogo confortevole e accogliente per il bambino. Purtroppo non sempre è così, anche in Italia la percentuale di famiglie con figli che non possono permettersi di riscaldare adeguatamente la casa, nonostante mostri un calo rispetto agli anni di maggior crisi, è ancora a doppia cifra.

12,9% delle coppie con figli minori non può permettersi di riscaldare adeguatamente la casa. Dato che sale al 17,5% quando c’è un solo genitore.

Un problema che colpisce una quota importante di famiglie. E che va preso con cautela, perché non sempre i dati fotografano con accuratezza fenomeni come la deprivazione o il disagio delle famiglie. Come sottolineato giustamente dall’istituto degli Innocenti, questo tipo di informazioni possono essere anche sottostimate dalle rilevazioni campionarie:

I risultati pubblicati possono sembrare dati obiettivi, ma dietro ogni statistica sulla deprivazione c’è un genitore che deve rispondere se sia in grado o no di permettere a suo figlio di “partecipare a gite ed eventi scolastici”, o di “invitare a casa degli amici per giocare e mangiare insieme”, oppure di avere “un posto tranquillo con spazio e luce a sufficienza per fare i compiti”.

Consapevoli di questo limite, è comunque necessario – attraverso le informazioni disponibili – provare a ricostruire un quadro più chiaro sulle difficoltà delle famiglie nel permettersi una spesa basilare come il riscaldamento nell’abitazione.

Quante famiglie non possono riscaldare adeguatamente la casa

L’entità del disagio è cambiata negli ultimi anni, anche in seguito all’effetto della crisi economica. All’inizio della rilevazione (2004) le famiglie con figli minori che dichiaravano di non potersi permettere un riscaldamento adeguato della propria abitazione erano il 13,5%, in caso di famiglia monogenitoriale, e il 9,6% in presenza di entrambi i genitori.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

 

La crescita di questo, come di altri indicatori di disagio e povertà, è avvenuta all'inizio degli anni '10. Nell'anno di picco (2012) circa una coppia con figli su 5 (e addirittura una famiglia monogenitoriale su 4) dichiarava questo forte problema economico.

Negli anni successivi, il dato è tornato a calare, ma resta ancora al di sopra dei livelli pre-crisi per  le famiglie con figli. In tutte le aree del paese la quota di famiglie che non possono riscaldare casa è più alta, oppure poco inferiore, rispetto al decennio scorso.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

L'aumento maggiore si riscontra nel nord-ovest (+8,3 punti percentuali). In quelle regioni segnalava questo tipo di disagio il 3,8% delle famiglie nel 2004, salite sopra il 17% negli anni della crisi, per poi riassestarsi sul dato attuale (12,8%).

26,3% la quota di famiglie del sud che non può permettersi di riscaldare l'abitazione.

Il mezzogiorno è l'area del paese dove negli anni della crisi questo tipo di disagio ha colpito in misura maggiore. Nel 2012 la percentuale di famiglie che non potevano permettersi di riscaldare la casa in modo adeguato era il 33,6% al sud e il 46,5% nelle isole. Nel 2017 il dato è sceso al 20,7% nelle isole e al 26,3% al sud. In quest'ultima macro-area quindi la quota di famiglie in difficoltà è ancora quasi 5 punti al di sopra rispetto a quanto registrato nel 2004.

Il disagio del riscaldamento nei territori più freddi

Per focalizzare l'analisi a livello locale, un punto di partenza fondamentale è capire in quali territori un disagio di questo tipo sia ancora più grave. Per farlo utilizziamo le statistiche raccolte da Istat sulle rilevazioni delle temperature delle stazioni diffuse sul territorio nazionale.

Un indicatore utile è quello dei giorni con gelo, ovvero il numero di giorni in un anno dove la temperatura minima scende sotto gli 0 gradi centigradi. Un dato che è stato calcolato per i capoluoghi di provincia come media per il periodo 2007-16.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: sabato 16 Aprile 2016)

 

I capoluoghi in cui si sono registrati mediamente più giorni di gelo sono localizzati in oltre a metà dei casi nel nord-ovest, 2 sono nel nord-est (Belluno e Bolzano) e 2 nel mezzogiorno (il capoluogo abruzzese l'Aquila e la molisana Isernia).

La percentuale giorni annuali con gelo in questi comuni è oscillata tra il 17-18% di Isernia e il 25% di Belluno. Si tratta quindi di territori dove una difficoltà economica nel permettersi di riscaldare la casa è ancora più impattante. Ma cosa sappiamo sulla condizione economica dei nuclei familiari, in particolare quelli con minori, in queste realtà?

2,9% le famiglie con figli in potenziale disagio economico a Isernia.

Per valutarlo usiamo la quota di famiglie in potenziale disagio economico, un indicatore elaborato a partire dai dati raccolti da Istat al censimento. Questo segnala la percentuale di famiglie con figli dove la persona di riferimento ha meno di 64 anni e nessun componente lavora o ha una pensione. Una situazione che quindi è rivelatrice di una elevata probabilità di disagio economico e sociale.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat (censimento 2011)
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2011)

Tra i comuni considerati, Isernia è quello con la maggiore incidenza di disagio: quasi il 3% delle famiglie con figli residenti si trovava in questa situazione al momento del censimento. Al secondo posto, staccata, Asti (1,8%), seguita da Vercelli e Alessandria (1,6%).

Un focus su Isernia e Asti

Definiti i capoluoghi con più giorni annuali di gelo, e tra questi quelli con più famiglie con figli in disagio, può essere utile estendere l'analisi ai territori limitrofi.

I casi delle province di Isernia e Asti, in questo senso, sono interessanti perché offrono due spaccati diversi. Da un lato una realtà del mezzogiorno, l'area del paese con più famiglie che non riescono a permettersi di riscaldare adeguatamente la casa. Dall'altro, una provincia piemontese, in quel nord-ovest dove la quota di famiglie che dichiarano questo disagio è cresciuta di più negli anni della crisi.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat, censimento 2011
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2011)

In provincia di Isernia, abitano poco meno di 12mila minori, il 13,6% dei circa 85mila residenti. I comuni con più famiglie in disagio sono 3 piccole realtà classificate come montagna interna. Quello con la quota più elevata è un comune confinante con il capoluogo, Pettoranello del Molise (4,3%), con quattrocento abitanti di cui circa 60 minori. Seguono altri 2 comuni montani ai margini occidentali della provincia: Scapoli (4%) e Castel San Vincenzo (3,8%), anche questi abitati da una sessantina di bambini e ragazzi.

3,5% le famiglie con figli in potenziale disagio economico a Venafro.

Dopo Isernia (oltre tremila minori residenti), i comuni della provincia omonima con più bambini e ragazzi sono Venafro (1.700 minori) e Agnone (600). A Isernia, come già rilevato, il 2,9% famiglie con figli si trovava in potenziale disagio al censimento 2011. Un dato inferiore a quello Venafro (3,5% di famiglie in disagio) ma superiore a quello di Agnone (2%).

All'interno della provincia di Asti, nel capoluogo abitano oltre 11mila under 18 e le famiglie in disagio economico sono l'1,8%. Un dato superiore a quello degli altri comuni con più minori: Nizza Monferrato (1,2% di famiglie in disagio), Canelli (0,9%), San Damiano d'Asti (0,8%).

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat, censimento 2011
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2011)

Se si considerano tutti i comuni, la quota di famiglie in disagio supera il 2% in 7 comuni su 118. In particolare Baldichieri d'Asti (2,5%), Piea (2,4%), Montabone (2,3%), Passerano Marmorito e Viale (2,2%), Castelnuovo Don Bosco (2,1%), Cortazzone (2%).

Nella provincia di Asti la quota di famiglie in disagio sembra essere più concentrata nel capoluogo e nella parte nord-occidentale del territorio. In quella di Isernia, è soprattutto nell'area meridionale che sono più presenti i comuni con più famiglie in disagio.

Si tratta di dati che, risalendo al censimento, purtroppo non ci consentono di fare monitorare l'andamento del fenomeno nel tempo. Soprattutto alla luce della crisi economica che nel 2012, stando ai dati visti in precedenza, avrebbe raggiunto il suo picco. Oggi i principali indicatori nazionali sembrano segnalare una progressiva riduzione della quota di famiglie con figli che non possono permettersi di riscaldare la casa in modo adeguato. Ma i livelli sono ancora superiori a quelli di prima della crisi, perciò è importante mantenere l'attenzione su questo tema. E, più in generale, su tutti i diritti dei minori e delle loro famiglie "compressi" da una difficoltà economica.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sulle famiglie in potenziale disagio economico è Istat, che ha elaborato l'indicatore con le informazioni del censimento 2011.

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