Quanto incide la povertà nelle famiglie monogenitoriali #conibambini

Sono oltre 1 milione le famiglie monogenitoriali con figli minori. Nuclei spesso con madri sole e a maggior rischio povertà, anche alimentare. Approfondiamo l’offerta di servizi e mense scolastiche nei territori dove vivono più nuclei con un solo genitore.

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Il numero di famiglie monogenitoriali è molto aumentato nell’arco degli ultimi 30 anni. Fino alla metà degli anni ’90, erano poco meno di 500mila i nuclei composti da un solo genitore e almeno un figlio sotto i 18 anni.

Nell’ultima decade sono progressivamente aumentati, superando il milione nel biennio 2015-16. Nel 2021 sono arrivati a 1 milione e 62mila. Un dato in diminuzione rispetto al biennio 2019-20 (periodo in cui avevano superato il milione e 100mila). Ma in aumento quasi del 10% dal 2012, quando erano 966mila.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(consultati: giovedì 5 Gennaio 2023)

+9,9% i nuclei monogenitoriali con almeno un minore tra 2012 e 2021.

Nella maggioranza dei casi, il figlio più piccolo ha tra 6 e 13 anni (42,8%). Nel 28,6% di questi nuclei vive almeno un bambino con meno di 5 anni. Quasi la stessa percentuale delle famiglie monogenitoriali dove il figlio più piccolo ha tra 14 e 17 anni (28,5%).

La donna è nella maggior parte dei casi il genitore di riferimento. Da una stima di Istat effettuata nel 2018 sul biennio 2015-16, le madri sole rappresentavano l’86,4% dei nuclei monogenitore con figli a carico. Ovvero 893mila su 1 milione e 34mila rilevate in quell’anno.

Sempre dalla stessa stima, era emerso come la maggior parte delle madri sole avesse un lavoro (63,8% dei casi), una quota in calo dopo la crisi economica a cavallo degli anni 2000 e 2010. Nel 2016 il 24,4% delle madri sole risultava inattiva e quasi il 12% era disoccupata.

63,8% le madri sole occupate, in base alle stime Istat sul 2016.

Tale dinamica pone le famiglie monogenitoriali con figli a carico in una situazione spesso precaria dal punto di vista economico, come i dati più recenti sulla povertà sembrano confermare. Le famiglie monogenitoriali si trovano più spesso della media a rischio indigenza, anche alimentare, con conseguenze dirette sulla vita dei bambini.

Povertà assoluta e alimentare nelle famiglie monogenitoriali

Nel 2021 5,6 milioni di persone si sono trovate in povertà assoluta, tra cui quasi 1,4 milioni di bambini e ragazzi con meno di 18 anni.

L’incidenza della povertà minorile è cresciuta dopo l’emergenza Covid, esponendo alcune tipologie familiari più di altre. Tra queste le famiglie numerose, ma anche quelle con un solo genitore.

In media, 7,5 famiglie su 100 sono assolutamente povere, cifra che scende al 6% tra le coppie con un unico figlio. Tra i nuclei monoparentali con figli under-18, oltre uno su 10 si trova in povertà assoluta.

11,5% i nuclei monogenitoriali con minori a carico in povertà assoluta nel 2021.

Questo comporta per il genitore solo e i figli piccoli una condizione spesso di grande indigenza, che limita fortemente la capacità di acquisto anche di beni essenziali.

Una famiglia si trova in povertà assoluta quando non può permettersi le spese essenziali per condurre uno standard di vita minimamente accettabile. Vai a “Che cos’è la povertà assoluta”

Povertà alimentare più diffusa tra le famiglie monogenitoriali con figli, già prima della pandemia.

Già prima della pandemia, il fenomeno della povertà alimentare toccava l’apice proprio tra i nuclei monogenitoriali. Nel 2019 quasi il 13% delle famiglie con genitore singolo dichiarava di non potersi permettere un pasto proteico ogni due giorni. Negli anni successivi la rilevazione non è considerabile statisticamente significativa a causa della numerosità del campione indagato. Tuttavia indica ancora una percentuale elevata, superiore al 9% sia nel 2020 che nel 2021.

9,2% i nuclei monogenitoriali con almeno un minore che dichiarano di non potersi permettere carne o pesce ogni 2 giorni nel 2021.

La diffusione delle mense nel contrasto della povertà alimentare

Come abbiamo avuto modo di approfondire in passato, sul fenomeno della povertà alimentare minorile le mense scolastiche giocano un ruolo chiave.

Una funzione sottolineata in primo luogo dal garante dell’infanzia, che nelle relazioni al parlamento nazionale ha più volte indicato nell’accesso alla refezione uno strumento di contrasto alla povertà alimentare, così come di quella educativa.

(…) particolare attenzione alle mense scolastiche che, per alcuni bambini, rappresentano il pasto più completo e sano della giornata.

Da qui la necessità di promuovere una loro estensione e anche accessibilità economica per tutte le famiglie, a prescindere dal reddito. Un’iniziativa particolarmente importante per i nuclei familiari più spesso in povertà, come quelli dove un solo genitore in difficoltà economica deve mantenere uno o più figli piccoli.

Per questa ragione, è rilevante approfondire la diffusione delle mense sul territorio nazionale. In particolare nelle aree del paese dove è maggiore l’incidenza dei nuclei monogenitoriali.

Giovani famiglie monogenitoriali e mense sul territorio nazionale

Per comprendere meglio questo aspetto, possiamo partire dalla mappatura delle giovani famiglie monogenitoriali, effettuata da Istat nell’ambito dell’ultimo censimento generale (2011).

Si tratta di un’informazione soggetta a forti limiti, dovuti alla vetustà dei dati. Ma è comunque il principale riferimento sul tema che consente una disaggregazione comunale del dato. Una mappatura peraltro utilizzata dall’istituto di statistica e dal decisore nazionale per la costruzione di un altro indicatore essenziale per le politiche pubbliche, quello sulla vulnerabilità sociale e materiale.

Nell’ultimo censimento generale, l’incidenza delle giovani famiglie monogenitoriali, con madre o padre di età inferiore ai 35 anni, era pari all’1% del totale. Una quota variabile dall’1,3% del Lazio allo 0,6% della Basilicata.

Partendo da questo dato di contesto, abbiamo isolato i comuni a maggior incidenza di giovani famiglie monogenitoriali. Su oltre 8mila comuni esistenti nel 2011, solo 449 (il 5,5% del totale) avevano un’incidenza di questi nuclei pari o superiore al 2%. Ovvero almeno il doppio della media nazionale in quell’anno.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat e ministero dell’istruzione
(pubblicati: mercoledì 12 Gennaio 2022)

In questi territori a maggior incidenza di famiglie monogenitoriali, evidenziati con i confini rossi sulla mappa, circa un terzo degli edifici scolastici statali ha la mensa. Parliamo del 32,2% del patrimonio edilizio attivo nell’anno scolastico 2020/21. Un valore sostanzialmente in linea con la media nazionale (31,1%) e anche con quello dei comuni a minor incidenza di famiglie monogenitoriali (30,9%).

32,2% degli edifici scolastici ha la mensa nei territori a maggior incidenza di giovani famiglie monogenitoriali.

La quota di edifici scolastici dotati di mensa supera il 50% nei comuni ad alta incidenza di giovani famiglie monogenitoriali di Molise, Valle d’Aosta, Piemonte, Umbria e Toscana. Mentre è dichiarata per meno del 20% del patrimonio scolastico statale in Campania, Basilicata e Calabria.

Nella prima, la presenza della mensa è dichiarata per il 9,3% degli edifici scolastici statali nei comuni ad alta incidenza di giovani famiglie monogenitoriali (a fronte di una media regionale del 12,3%). In Basilicata ha la mensa il 14,3% delle scuole in comuni a maggior presenza di giovani nuclei monogenitore (media regionale: 20,2%). In Calabria le percentuali sono sostanzialmente allineate: 18,6% gli edifici con mensa nei territori a maggior incidenza di monogenitori, a fronte di una media regionale del 18,8%.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alla presenza di mense, elaborati a partire dati dataset pubblicati sul portale open data del ministero dell’istruzione (a.s. 2020/21), sono forniti dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico. Non sono disponibili dati per il Trentino-Alto Adige. L’indicatore sulle famiglie monogenitoriali giovani, calcolato al censimento 2011, si riferisce alla percentuale di famiglie composte da un solo nucleo, di tipo monogenitorale giovane (padre/madre con meno di 35 anni) sul totale delle famiglie mononucleari.

Foto: Rainier Ridao (unsplash)Licenza

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