La diffusione delle biblioteche in Italia #conibambini

In Italia circa la metà dei giovani non legge, il 10% delle famiglie non ha libri in casa. Aspetti preoccupanti anche per il contrasto alla povertà educativa. Vediamo cosa sappiamo sulla presenza delle biblioteche in Italia.

|

Partner

In Italia, si stima che solo la metà dei bambini e ragazzi abbia letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi. Tra i minori di età compresa tra 6 e 18 anni, nel 2016 il 52,8% non aveva letto neanche un libro nell’anno precedente (senza contare ovviamente i testi scolastici).

I dati Istat indicano come dall’inizio di questo decennio ci sia stato un calo dei bambini che leggono, comune – anche se in misura diversa – alle varie fasce d’età.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 30 Ottobre 2018)

Nel 2017 si osservano i primi segnali di una possibile inversione di tendenza, che andrà monitorata nei prossimi anni. Per adesso siamo ancora al di sotto dei livelli di qualche anno fa. Non va trascurato che questo calo è in parte sovrapponibile agli anni della crisi economica e dell'aumento della percentuale di famiglie in povertà assoluta.

Perché in questi dati c'è un problema di povertà educativa

Se ci sono tanti bambini che non leggono la società è più fragile.

Il tema dei bambini e degli adolescenti che non leggono non può essere derubricato a una questione individuale. La lettura è anche uno strumento di crescita e di emancipazione, ancora più importante per i giovani che provengono dai contesti più deprivati. Nei primi anni, offre al bambino la possibilità di esplorare mondi e storie nuove, stimolandone fantasia e creatività. Più avanti, a scuola, è stata spesso sottolineata la relazione tra lettura e rendimento scolastico. Da adulto, le competenze linguistiche possono diventare un asset decisivo per ottenere un lavoro stabile, e anche per la propria realizzazione e gratificazione personale.

Lettura e "trasmissione ereditaria" della povertà

Una delle caratteristiche più odiose della povertà educativa è il suo rapporto con la povertà economica. Le famiglie povere hanno generalmente più difficoltà ad offrire opportunità culturali ed educative ai propri figli. Un meccanismo vizioso, perché rende quasi ereditarie questo tipo di privazioni.

Anche l'accesso alla lettura purtroppo non fa eccezione. Un recente report dell'istituto di statistica ha sottolineato come vi sia un forte effetto familiarità nella lettura. Se i genitori sono lettori, anche i figli leggono (in due terzi dei casi). Al contrario, solo una minoranza dei figli di non lettori legge.

30,8% la percentuale di lettori tra i figli di genitori che non leggono. Sono il 66,9% tra i ragazzi nati in famiglie dove sia la madre che il padre leggono.

Un aspetto sottovalutato è che innalzare questa percentuale potrebbe avere effetti importanti nel contrasto alla povertà educativa. Un indizio in questo senso ce lo offrono le analisi dei ricercatori dell'Università di Tor Vergata per Save the Children sulla resilienza, ovvero la capacità del minore di reagire positivamente a un contesto difficile o deprivato.

I minori che vivono in famiglie meno abbienti (...) ma che vivono in aree geografiche dove l’offerta culturale e ricreativa è maggiore rispetto alla media nazionale, quindi dove più del 38% dei minori ha svolto almeno 4 attività tra le 7 identificate dall’indice composito Istat (tra cui la lettura, ndr), hanno il triplo delle probabilità di essere resilienti, rispetto ai coetanei che vivono in contesti dove l’offerta è limitata.

Una delle chiavi per comprendere il fenomeno è quindi anche quella delle disuguaglianze territoriali.

Tante Italie diverse nella lettura

Il comportamento di lettura tra i più giovani (6-17 anni) è periodicamente monitorato da Istat, ed è anche uno degli indicatori alla base dell'indice di povertà educativa elaborato da Save the Children. Questi dati mostrano profonde differenze tra le regioni italiane.

Il dato conteggia la percentuale di minori di età compresa tra 6 e 17 anni che non hanno letto libri durante l’anno precedente.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat-Stc
(ultimo aggiornamento: martedì 30 Ottobre 2018)

Tra il primo e l'ultimo in classifica c'è una differenza di 40 punti percentuali. I minori che non leggono sono infatti meno di un terzo nella provincia autonoma di Trento, mentre superano il 70% in Sicilia. In tre grandi regioni del mezzogiorno, la già citata Sicilia, la Campania e la Calabria, più di 2 bambini e adolescenti su 3 non hanno letto libri nell'ultimo anno. Anche altre regioni del centro-sud, come Puglia, Molise e Lazio hanno una quota di non lettori superiore alla media italiana.

Il ruolo delle biblioteche

I dati passati in rassegna sono tra i più interessanti per studiare la questione, perché forniscono un'informazione diretta su quanti minori non leggono. Purtroppo, essendo derivati da indagini campionarie, il massimo della profondità territoriale disponibile è a livello regionale.

Ma c'è anche un altro aspetto da non trascurare. Quanto sono diffusi i servizi che possono aiutare a contrastare il fenomeno, come le biblioteche?

10,1% delle famiglie non ha neanche un libro in casa.

Una premessa è necessaria. Di per sé, la presenza teorica di un servizio - da sola - non basta a garantire un contrasto efficace alla povertà educativa. Sul fenomeno dei minori che non leggono, incidono fattori culturali e sociali molto più profondi. Allo stesso tempo però sappiamo che una famiglia su 10 non ha a casa neanche un libro, e che questo dato è praticamente costante da quasi un ventennio. Di fronte a questa evidenza, si pone il tema di garantire un'offerta pubblica adeguata, in questo caso a partire dalle biblioteche.

La diffusione delle biblioteche in Italia

Purtroppo anche questo aspetto non è facile da monitorare. Dai dataset disponibili sappiamo che le biblioteche in Italia sono quasi 18mila, ma ovviamente per i nostri scopi non tutte sono meritevoli di essere analizzate. Ad esempio, rispetto alle esigenze di un minore, è interessante verificare la presenza di biblioteche pubbliche, molto meno quella di biblioteche specialistiche o universitarie.

17.951 le biblioteche presenti in Italia.

Le informazioni di dettaglio non sono disponibili per tutte le biblioteche esistenti.

Il limite attuale è che possiamo operare questo tipo di distinzioni solo per una parte di esse. Disponiamo di questo tipo di informazioni per circa 14mila biblioteche. Si tratta quindi di 3/4 delle strutture esistenti, un limite importante di cui andrà tenuto conto nel corso dell'analisi.

Di queste, quelle interessanti per i nostri scopi sono 7.134 (dato raccolto nel 2017), ovvero quelle pubbliche (5.801), a cui si possono aggiungere le 1.333 biblioteche classificate nell’anagrafe come “importanti non specializzate”. In massima parte si tratta infatti di biblioteche comunali (63%) e parrocchiali (24%), quindi comunque potenzialmente fruibili dai minori.

Come si distribuiscono sul territorio?

Un modo per verificarlo è mettere a rapporto il numero di biblioteche con il numero di minori di età compresa tra i 6 e i 17 anni. Qui l'analisi sconta un limite forse più grande del precedente: conosciamo il numero di strutture, ma non ulteriori criteri dimensionali per fare una valutazione più ponderata. Ad esempio non abbiamo indicazioni per valutare il numero di minori che è effettivamente in grado di accogliere ciascuna biblioteca. Con i dati attualmente disponibili, ciascuna struttura conta a prescindere dalla dimensione effettiva. Per questo motivo sono le regioni più piccole a raggiungere un rapporto maggiore, mentre le grandi regioni mostrano un rapporto inferiore.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Iccu
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Ottobre 2017)

Emergono comunque anche alcune indicazioni potenzialmente interessanti. Abbiamo visto come le regioni con meno bambini e adolescenti lettori fossero Sicilia, Campania, Calabria e Puglia. Rispetto alla presenza di biblioteche, stando ai dati disponibili, si trovano tutte nella seconda metà della classifica. In particolare Campania, Puglia e Sicilia si collocano rispettivamente al penultimo, terzultimo e quartultimo posto. Vanno tenuti presenti i limiti di analisi già indicati, ma è ragionevole che in queste regioni siano ancora più necessarie delle strutture pubbliche.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Abi
(ultimo aggiornamento: mercoledì 1 Novembre 2017)

Entrando nel dettaglio delle province, si nota come all'interno di queste regioni vi siano delle differenze significative. Ovviamente le grandi città metropolitane finiscono penalizzate dai dati a disposizione, perché possono ospitare biblioteche di grandi dimensioni che nei dataset contano comunque un'unica struttura. Per questa ragione, ad esempio, la ex provincia di Napoli risulta avere meno di una biblioteca ogni 1.000 giovani tra 6 e 17 anni, mentre in altre province campane il dato supera le 2.

In Calabria e in Sicilia, nonostante un dato medio regionale basso, le province di Vibo Valentia e Messina presentano un dato che si avvicina alle 2 biblioteche ogni 1.000 bambini e adolescenti. In Puglia, la provincia di Lecce presenta un dato sensibilmente superiore rispetto a quelle di Bari e di Barletta-Andria-Trani.

Attraverso i dati per comune, è interessante ricostruire il caso pugliese.

Rapporto tra numero di biblioteche pubbliche e minori 6-17 anni in Puglia

Dalla mappa emerge infatti come diversi comuni del Salento presentino un dato abbastanza alto, anche perché si tratta di comuni con un numero ridotto di abitanti tra 6 e 17 anni. Ciò contribuisce a trainare la media della provincia di Lecce.

Questo caso esemplifica bene come i dati attualmente a disposizione possano essere un buon punto di partenza, ma anche quanto sia necessario proseguire con la mappatura di questo tipo di servizi. Ad esempio aggiungendo nuovi dettagli che ci restituiscano meglio la reale distribuzione delle biblioteche. Si tratta di una sfida decisiva, soprattutto nell'ottica di ampliare il servizio nelle zone che ne hanno bisogno.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte utilizzata per la presenza di biblioteche sul territorio è l'Anagrafe delle biblioteche, i dati sono stati raccolti nel 2017.

PROSSIMO POST