L’Italia ha chiesto la quinta revisione del Pnrr in meno di due anni #OpenPNRR
Su Italia domani sono stati pubblicati dei nuovi dati. Un importate passo avanti in termini di trasparenza che avevamo sollecitato nelle scorse settimane. In parallelo però, il governo ha inviato a Bruxelles un’ulteriore richiesta di modifica senza fornire alcuna spiegazione.
lunedì 5 Maggio 2025 | Potere politico

- Il governo ha inviato a Bruxelles una nuova richiesta di revisione del Pnrr. Non è chiaro quanto impatterà sull'impianto complessivo del piano.
- Si tratta della quinta richiesta di modifica inviata dal nostro paese.
- Solo la revisione sistematica del 2023 è stata presentata e discussa in parlamento.
- Il ministro Foti ha affermato che 14 miliardi di fondi non impegnati potrebbero essere reindirizzati verso la competitività del sistema produttivo.
Lo scorso 21 marzo l’Italia ha inviato a Bruxelles una nuova richiesta di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Si tratta di un passaggio molto importante che è passato immotivatamente sotto silenzio. Infatti, per quanto tale ulteriore revisione fosse attesa, non risultano comunicati ufficiali da parte dell’esecutivo a questo proposito.
Le uniche indicazioni si trovano sull’apposito portale della Commissione europea e su alcuni siti specializzati. Non si riescono a recuperare informazioni ulteriori nemmeno dai press corner della Commissione.
5 le proposte di revisione del Pnrr presentate dall’Italia.
Inoltre, ma questa non è una novità, di tale revisione non si trova alcun riferimento tanto nei resoconti dei consigli dei ministri quanto della cabina di regia. Anche il parlamento poi risulta escluso da questo ulteriore aggiornamento nonostante che il ministro Foti avesse assicurato che un’eventuale nuova revisione del piano sarebbe stata posta all’attenzione delle camere.
Penso, comunque, che, in occasione della nuova revisione che andremo a portare all’esame del Parlamento, se vi sarà necessità di ulteriori elementi di semplificazione legislativa, sicuramente troverà questo Governo pronto a presentarli.
Tale passaggio, evidentemente non c’è stato. Attualmente, quindi, risulta impossibile capire quali siano i contenuti della nuova proposta di revisione. L’assenza di spiegazioni presta però il fianco a illazioni su quanto questa ennesima modifica potrà impattare sull’impianto complessivo del Pnrr. Anche alla luce delle recenti dichiarazioni del ministro Foti in merito alla possibilità di dirottare una parte consistente di risorse verso il sistema produttivo. Illazioni che si sarebbero potute evitare con una maggiore apertura da parte del governo.
Il percorso di modifica del Pnrr italiano
Lo scorso 23 aprile è stata annunciata la pubblicazione di un’importante serie di dati riguardanti il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Oltre all’aggiornamento di quanto già presente sul portale, l’ultimo rilascio fornisce anche informazioni ulteriori. Si tratta di elementi molto importanti che ci consentiranno di aggiornare la nostra piattaforma OpenPNRR e di fare analisi più puntuali circa l’andamento del piano.
Se da un lato quindi si fanno dei passi avanti in termini di trasparenza (che avevamo sollecitato nelle scorse settimane), dall’altro occorre rilevare che permangono delle criticità per quanto riguarda l’accountability.
A questo punto è forse utile fare un breve riepilogo delle varie modifiche intervenute nel tempo per quanto riguarda il Pnrr. A tal proposito, un primo elemento da ricordare è che il processo che porta ad un’eventuale revisione del piano prevede un primo via libera preliminare da parte della Commissione europea seguito dall’ok definitivo da parte del Consiglio Ue. Entrambi questi passaggi non sono ancora avvenuti per quanto riguarda l’ultima proposta di modifica.
Una prima richiesta di revisione, limitata alla modifica di 10 scadenze, risale al luglio del 2023. Una seconda più sistematica, inviata a Bruxelles nell’agosto dello stesso anno, ha invece riguardato un gran numero di misure e ha tenuto conto delle proposte formulate dalle amministrazioni titolari.
Il processo di revisione è proseguito poi nel 2024. A marzo infatti il governo ha inviato alla Commissione europea la richiesta per una ulteriore modifica del piano. Le proposte in questo caso hanno riguardato 24 misure. Nell’ottobre dello stesso anno si registra poi un’ulteriore richiesta di revisione il cui impatto in termini sostanziali è però abbastanza limitato.
Si giunge così alla quinta richiesta di revisione presentata lo scorso marzo di cui, come già detto, ancora non si sa molto.
Il confronto con gli altri paesi
Non c’è dubbio che il mutato contesto internazionale, a partire dall’esplosione del conflitto russo-ucraino, abbia inciso sulla capacità di tutti i paesi europei di implementare i rispettivi piani. Infatti possiamo osservare che, pur tenendo presenti le modifiche necessarie per inserire il capitolo riguardante il RepowerEu, ben 23 paesi su 27 hanno presentato più di una richiesta di revisione.
Allo stato attuale però il nostro paese è l’unico ad aver inviato a Bruxelles 5 diverse richieste di modifica del proprio piano. Belgio, Cipro, Irlanda e Spagna ne hanno inviate 4. Altri 10 paesi, tra cui la Germania, ne hanno inviate 3. Questo è probabilmente indice del fatto che, come abbiamo detto molte volte, le difficoltà non sono solo di natura “esterna”.
L’Italia è l’unica ad aver presentato 5 richieste di modifica del Pnrr
Le richieste di modifica dei rispettivi Pnrr presentate dai vari stati europei
FONTE: Elaborazione Openpolis su dati Commissione europea
(consultati: martedì 29 Aprile 2025)
Da notare che molti paesi hanno inviato una nuova richiesta di revisione più o meno in contemporanea con l’Italia e sono quindi ancora in attesa del via libera da parte delle istituzioni europee. Si trovano in questa condizione altri 15 paesi. Tra questi figurano anche Belgio, Spagna, Paesi Bassi, Polonia e Portogallo.
Un problema di accountability
Occorre rilevare che il processo di revisione del Pnrr italiano, nel tempo, si è fatto via via più “oscuro” per i non addetti ai lavori. Se infatti la revisione sistematica del piano adottata del 2023 è stata presentata e discussa in parlamento, ciò non è avvenuto per le modifiche successive. Se da un lato è vero, come abbiamo visto, che le revisioni apportate nel 2024 sono state meno impattanti riguardo la struttura complessiva del piano, dall’altro occorre ribadire che una maggiore apertura sarebbe stata auspicabile visto che parliamo del principale piano di investimenti per il paese e che molte delle risorse sono state prese in prestito.
Vedi anche
Il ruolo del parlamento nella definizione del Pnrr.
La revisione del marzo 2024 non è passata per un voto del parlamento ma almeno se ne era a conoscenza, tanto che l’onorevole Isabella De Monte l’ha citata durante una discussione in aula. È stata evidenziata, successivamente, anche da una relazione della Corte dei conti. Per quanto riguarda la modifica di ottobre 2024, come evidenziato nella sesta relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, si tratta di una “revisione tecnica”, dalla portata tutto sommato limitata. Anche in questo caso non c’è stata nessuna comunicazione al riguardo. In questo periodo peraltro né il sito della presidenza del consiglio dei ministri né quello del dipartimento per gli affari europei riportano di riunioni della cabina di regia per condividere la nuova proposta di revisione.
Il processo di revisione del Pnrr è diventato via via meno trasparente.
Stesso trattamento anche per quanto riguarda l’ultima proposta di revisione. A questo proposito gli elementi di criticità da segnalare sono molteplici. Come detto, secondo il portale della Commissione europea, l’Italia ha inviato la nuova richiesta di modifica il 21 marzo. Nella già citata sesta relazione, approvata in via definitiva il 27 dello stesso mese, non c’è però alcun riferimento a questa ulteriore modifica, nemmeno a una sua possibilità ipotetica. Tanto che nella sezione dedicata alle proposte di revisione ne vengono menzionate solamente 4.
A questo poi si deve aggiungere che lo stesso ministro Tommaso Foti più volte si è recato in aula per rispondere alle domande dei parlamentari, anche pochi giorni prima dell’invio della richiesta di modifica, senza però farvi alcun accenno specifico.
Ulteriori elementi di riflessione
Come abbiamo evidenziato anche in passato, il Pnrr rappresenta certamente la partita più importante attualmente in corso per quanto riguarda le politiche pubbliche. Avere tutti gli elementi per valutare punti di forza e debolezze sarebbe quindi molto importante, anche per trarre insegnamenti per il futuro.
In questo contesto di scarse informazioni, emergono comunque alcune indicazioni fornite dal ministro Foti in aula che vale la pena citare. Lo scorso 13 marzo, rispondendo a un’interrogazione, il ministro ha affermato che le risorse già impegnate anche se dovessero essere soggette a una riprogrammazione, rimarrebbero comunque all’interno del comparto a cui erano destinate. Sempre il ministro poi il 23 aprile ha fatto riferimento a una somma importante di risorse attualmente non utilizzate che potrebbe essere reindirizzata verso incentivi volti a rafforzare la competitività del sistema produttivo.
14 mld € le risorse Pnrr non utilizzate che, secondo il governo, potrebbero essere reindirizzate verso la competitività della imprese.
Queste indicazioni sembrerebbero escludere la possibilità, paventata da alcuni, che una parte dei fondi del Pnrr possa essere dirottata sul settore della difesa.
Il nostro osservatorio sul Pnrr
Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico OpenPNRR, realizzato per analizzare e approfondire il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo articolo sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Tutti i dati sono liberamente consultabili online sulla nostra piattaforma openpnrr.it, che offre anche la possibilità di attivare un monitoraggio personalizzato e ricevere notifiche ad hoc. Mettiamo inoltre a disposizione i nostri open data che possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione.