Le mense nel contrasto della povertà educativa e alimentare #conibambini

Le rilevazioni post-pandemia confermano che la deprivazione alimentare colpisce soprattutto i minori nel mezzogiorno, dove vi sono anche meno mense scolastiche. Queste, oltre a garantire la possibilità di tempo pieno, sono centrali nella strategia contro la povertà alimentare.

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È nell’Italia meridionale, nell’area del paese dove l’offerta di mense scolastiche è minore, che la deprivazione alimentare incide di più tra bambini e ragazzi. Questa tendenza era già emersa prima della pandemia. Dati più recenti, provenienti dal rilascio degli indicatori sulle condizioni di vita dei minori, sembrano confermarlo anche nel post-Covid.

Il fenomeno della povertà alimentare – purtroppo ricostruibile in modo aggiornato solo con dati macroregionali – non riguarda solo il sud: colpisce comunque un’ampia parte del paese.

Abbiamo approfondito la riflessione sui nuovi dati relativi alla deprivazione, anche alla luce dell’offerta di mense scolastiche presenti sul territorio. Un fattore che è stato più volte collegato con il fenomeno, dallo stesso garante dell’infanzia, dal momento che purtroppo per alcuni bambini quello alla mensa scolastica rappresenta il pasto più completo e sano della giornata.

Dove è più diffusa povertà alimentare tra i minori

I nuovi dati sulla deprivazione alimentare, relativi al 2021, ribadiscono quanto era emerso con quelli del 2019, elaborati da Istat per il gruppo Crc, il gruppo di lavoro per la convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Allora era risultato come la regione con la quota più alta di minori che non consumano almeno un pasto proteico al giorno fosse la Sicilia, seguita da Campania e Basilicata. Un segnale di possibile povertà alimentare che gli indicatori più recenti sembrano confermare.

Due in particolare: la quota di famiglie che dichiarano di aver attraversato nel 2021 difficoltà economiche tali da impedire l’acquisto del cibo necessario, condizione sperimentata in Italia dal 4,9% dei minori di 16 anni in quell’anno. E la quota di persone che non hanno consumato almeno un pasto proteico al giorno, perché non potevano permetterselo (2,5% dei minori).

Ha vissuto una delle due situazioni di deprivazione alimentare, o addirittura entrambe, il 5,9% dei minori di 16 anni residenti in Italia nel 2021. Una percentuale che varia tra le diverse aree del paese.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: venerdì 6 Dicembre 2024)

Raggiunge il 7,6% nell’Italia meridionale e anche in quella del Nord supera la media nazionale (6,2%). Valori più contenuti, tra le ripartizioni, si registrano solo nel centro Italia (2,5%).

Attraverso i dati 2019 avevamo avuto modo di individuare come, nelle regioni con meno mense scolastiche, vivano anche più minori che non consumano almeno un pasto proteico al giorno. I nuovi dati sulla deprivazione – purtroppo limitati a livello macroregionale – confermano tale tendenza di massima anche nel post-Covid.

Basti pensare che proprio nel mezzogiorno poco più di un edificio scolastico su 5 ha la mensa. In particolare il 22,1% di quelli del sud continentale e il 21% nelle isole. A fronte di una media di circa 1 edificio su 3 dotato di mensa in Italia, la quota scende al 21,8% in Calabria, al 15,6% Campania e al 13,7% Sicilia.

Valori nettamente superiori si riscontano invece nelle regioni dell’Italia centrale (41,3%) e settentrionale (43,2%). Con una sostanziale differenza in quest’ultimo caso tra nord-ovest (47,8%) e nord-est (36,5%).

Le mense scolastiche nel contrasto della povertà alimentare

Sarebbe ovviamente forzato individuare qualsiasi relazione di causalità diretta. Specialmente quando parliamo di un fenomeno multimensionale come quello della povertà alimentare che, nel contesto dei paesi avanzati, non coinvolge solo la mancanza di cibo, ma una pluralità di fattori: dalla povertà economica delle famiglie alla prossimità dei servizi, dall’educazione alimentare al rapporto tra qualità e prezzi dell’offerta disponibile.

Le mense sono centrali nella lotta alla povertà educativa e a quella alimentare.

E allo stesso tempo, questo non significa che i due fenomeni, carenza di mense e povertà alimentare, vadano considerati del tutto scollegati. La refezione scolastica è infatti centrale tanto nel contrasto della povertà educativa quanto di quella alimentare. Sul primo versante, la disponibilità di mense è la premessa concreta per lo svolgimento del tempo pieno e in generale di attività pomeridiane nelle scuole. Sul secondo, rappresenta un efficace strumento per migliorare l’alimentazione dei minori, soprattutto per coloro che vivono in famiglie in disagio economico. L’autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha ribadito nelle relazioni al parlamento degli anni scorsi la natura profonda di questo legame.

Analogamente l’Autorità garante (…) ha posto particolare attenzione alle mense scolastiche che, per alcuni bambini, rappresentano il pasto più completo e sano della giornata.

Anche dopo la pandemia quindi, la disponibilità di mense scolastiche resta un asset centrale per qualsiasi strategia di contrasto della povertà alimentare tra i minori. Per questo motivo è essenziale poterne mappare la presenza sul territorio, comune per comune.

Come varia l’offerta di mense scolastiche, da nord a sud

Analizzando i dataset del ministero dell’istruzione relativi all’anno scolastico 2022/23, emerge come in Italia circa un edificio scolastico su 3 abbia annessa una mensa.

34,5% edifici scolastici per cui è dichiarata la presenza della mensa.

La disponibilità più ampia si rileva in Valle d’Aosta. Nella regione la presenza della mensa è dichiarata per il 71,8% degli edifici scolastici esistenti. Seguono Piemonte, Toscana e Liguria, dove essa risulta essere presente in circa 6 edifici su 10. La dotazione più bassa, inferiore al 20%, si registra in Campania (15,6%) e Sicilia (13,7%). Supera di poco questa soglia la Calabria (21,8%), mentre in Puglia, Abruzzo e Lazio la quota si attesta attorno a un edificio su 4.

Approfondendo in chiave locale, tra le città capoluogo Alessandria è il comune con la dotazione maggiore di mense: 76,7%, pari a oltre 3 edifici su 4. Poco sotto il 70% Como (69,1%), mentre superano il 60% Torino, Monza, Biella, Prato, Vercelli e Savona.

L’indicatore misura il rapporto percentuale tra gli edifici scolastici statali per cui è dichiarata la dotazione della mensa e il totale degli edifici scolastici statali. Non sono disponibili dati per il Trentino-Alto Adige. I dati, pubblicati sul portale open data del ministero dell’istruzione, sono forniti dagli enti locali proprietari o gestori degli edifici adibiti ad uso scolastico.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Mim
(pubblicati: martedì 12 Settembre 2023)

Sono 22 i capoluoghi dove la mensa scolastica è dichiarata per meno del 10% degli edifici presenti. In 11 casi si tratta di città del sud continentale, in altri 4 delle isole, per un totale di 15 capoluoghi su 22 collocati nel mezzogiorno. Dati che – è sempre necessario specificarlo – sono forniti dai singoli enti proprietari di ciascuna struttura al ministero dell’istruzione, e che pertanto, di anno in anno, possono anche presentare delle anomalie nella rilevazione. È comunque rilevante osservare il quadro complessivo che emerge: la maggioranza dei comuni si trova nell’area con più deprivazione (il mezzogiorno).

Solo uno (Latina) si trova nel centro Italia, la ripartizione territoriale che abbiamo visto essere caratterizzata da un impatto minore della deprivazione alimentare.

Scarica, condividi e riutilizza i dati

I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alla presenza di mense scolastiche rispetto al comune sono stati elaborati incrociando informazioni di fonte Mim e Istat.

Foto:Amanda Mills, USCDCP (Pixnio) – Licenza

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