La vulnerabilità sociale nelle città metropolitane Periferie

Un indicatore messo a punto da Istat per segnalare la “fragilità” di un territorio. Lo vediamo nelle città metropolitane italiane.

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Negli ultimi mesi si è riaperto il dibattito sugli effetti della globalizzazione nelle società occidentali, in particolare per la popolazione e i territori meno integrati. Il tema è tornato centrale dopo le diverse tornate elettorali in cui è riemerso un risveglio delle contraddizioni tra centro e periferie e tra aree diverse dello stesso paese. Anche nelle ultime elezioni italiane molti osservatori hanno sottolineato la segmentazione geografica del voto, in particolare lungo la faglia nord-sud.

La crisi economica non ha colpito dappertutto nello stesso modo, e gli effetti si vedono a partire dai diversi livelli di disoccupazione nelle maggiori città italiane. Ma quali sono i fattori che rendono un territorio più fragile?

Che cos’è la vulnerabilità sociale

Ci sono tanti indicatori per descrivere i punti di forza e di debolezza di un territorio, sia che parliamo di una città o di un suo quartiere. Si può assumere come punto di vista quello delle risorse e opportunità a sua disposizione, ad esempio verificando la presenza di servizi. Questo approccio però ancora non ci informa sulla condizione sociale dei suoi abitanti, e soprattutto sulla predisposizione a subire gli effetti di un ciclo economico negativo.

A questo scopo, un indicatore che può venire in aiuto per capire la fragilità di un territorio è quello della vulnerabilità sociale e materiale proposto da Istat. Questo indice ha il vantaggio di essere multidimensionale, cioè condensa in un’unica misura diversi indizi che segnalano possibili situazioni di sofferenza. Ad esempio la presenza di giovani che non studiano e non lavorano, di persone senza titolo di studio, di genitori soli, famiglie anziane o che vivono in abitazioni sovraffollate.

Informazioni descritte da un solo indicatore, costruito a partire dai dati del censimento 2011, e aggiornato per l’occasione della commissione periferie da Istat. Vediamo cosa emerge mettendo a confronto le 14 città metropolitane italiane.

Tra le città metropolitane, i comuni capoluogo più vulnerabili sono quelli del sud. Napoli e tre città siciliane (nell’ordine Catania, Palermo e Messina) presentano un indice di vulnerabilità sociale alto.

L’indice di vulnerabilità sociale misura il livello di vulnerabilità sociale e materiale di un territorio. Più è alto, maggiore è il rischio di disagio e vulnerabilità. Se inferiore a 97 il territorio ha un basso indice di vulnerabilità, tra 97 e 98 il rischio è medio-basso, tra 98 e 99 rischio medio, tra 99 e 103 rischio medio-alto, sopra 103 rischio alto.

FONTE: Istat, elaborazione per commissione periferie
(ultimo aggiornamento: domenica 1 Gennaio 2017)

 

Sono le città del sud, in particolare Napoli e le 3 siciliane, a mostrare la maggiore vulnerabilità sociale. In queste città l'indice supera il 103, limite oltre il quale si può parlare di alto rischio di fragilità. Significa anche che questi comuni sono maggiormente predisposti degli altri agli effetti della crisi economica, che in essi convivono strati sociali potenzialmente più deboli. Subito al di sotto di questa soglia, altre due città meridionali: Reggio Calabria e Bari. Da questi dati si dovrà partire per elaborare le politiche pubbliche nei prossimi anni.

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