La partecipazione dei parlamentari ai lavori delle camere Presenze e assenze

Monitorare le assenze e le presenze di deputati e senatori ai lavori del parlamento è uno dei modi con cui gli elettori possono valutare l’operato dei loro rappresentanti. Tuttavia rimangono ancora alcune zone d’ombra.

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Il tema dell’assenteismo di deputati e senatori è sempre molto popolare. A maggior ragione in un contesto come quello attuale, dove la classe politica necessita di recuperare credibilità agli occhi dell’opinione pubblica. Ma su questi temi la confusione regna sovrana. In parte perché non è semplice capire come sono organizzati i lavori delle camere. In parte perché lo stesso parlamento mantiene alcune zone d’ombra sulla materia.

I dati dell’attuale legislatura ci dicono che la stragrande maggioranza dei deputati e dei senatori ha una percentuale di presenza alle votazioni in aula compresa tra il 76% e il 100%. Tuttavia c’è anche un nutrito gruppo composto da 139 parlamentari il cui livello medio di partecipazione risulta inferiore al 50%.

139 i parlamentari con una media di partecipazione alle votazioni elettroniche inferiore al 50%.

In alcuni casi le assenze possono essere dovute al sovrapporsi di altri impegni istituzionali (è il caso ad esempio di coloro che ricoprono incarichi di governo). In questo caso il politico viene considerato come “in missione” e la sua assenza non conteggiata. Tuttavia la disciplina di questo istituto è molto lacunosa e rende impossibile capire quali siano le reali motivazioni per cui un parlamentare non partecipa ai lavori dell’aula.

La partecipazione dei parlamentari ai lavori delle camere

I membri del parlamento hanno specifici obblighi per quanto riguarda la partecipazione alle sedute della camera di appartenenza. Tali doveri sono dati rispettivamente dall’articolo 48 del regolamento della camera e dall’articolo 1 comma 2 di quello del senato.

Ma come si monitora l’attività di deputati e senatori? Per farlo non è sufficiente tenere conto delle presenze in parlamento. È necessario invece conteggiare le singole sessioni di voto a cui il parlamentare partecipa. Questo perché all’interno di una singola seduta si può tenere anche più di una votazione. Il fatto che un membro del parlamento risulti presente all’inizio dei lavori quindi non significa che parteciperà per la loro intera durata.

È possibile ricavare i dati sulle presenze dei parlamentari dai risultati delle votazioni elettroniche. Vi sono però problemi di trasparenza e completezza. Vai a "Come si contano assenze, presenze e missioni parlamentari"

Per la stragrande maggioranza dei casi le votazioni si tengono in forma elettronica. Queste rappresentano quindi uno degli strumenti essenziali per monitorare l’attività parlamentare. Da inizio legislatura ce ne sono state 7.510 alla camera e 6.297 al senato.

13.807 le votazioni elettroniche effettuate dal parlamento nel corso della XVIII legislatura.

È su questa base che possiamo valutare il livello di partecipazione ai lavori dei singoli parlamentari.

La partecipazione ai lavori delle camere nella XVIII legislatura

Presenziare alle sedute dell’aula non è solo un dovere sancito dalle norme. Ma è anche un modo attraverso cui i cittadini possono valutare l’attività portata avanti dai rappresentanti che hanno eletto. Vediamo quindi quali sono i numeri dell’attuale legislatura.

Analizzando il livello di partecipazione in base ai gruppi parlamentari possiamo notare come quello più “presente” alla camera sia il Movimento 5 stelle con il 72,4% di partecipazione media alle votazioni elettroniche. Seguono Italia viva (71,4%) e Lega (71,1%). Il gruppo con il livello più basso è invece Forza Italia con il 63,6%.

In base ai regolamenti di camera e senato un parlamentare ha l’obbligo di partecipare alle sedute. Per valutare il livello di partecipazione dei singoli parlamentari è necessario analizzare la presenza ad ogni singola votazione elettronica. Un parlamentare può risultare presente, assente o “in missione” quando non partecipa al voto perché occupato in compiti istituzionali.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 4 Gennaio 2021)

Al senato invece troviamo una situazione leggermente diversa. Qui infatti il livello medio di partecipazione è più alto (80,8% contro il 69,6% della camera). I primi due gruppi per il livello di presenza sono il Movimento 5 stelle (89,6%) e il Partito democratico (86,6%). Mentre in questo caso la percentuale più bassa appartiene al gruppo misto con il 62,8%.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 4 Gennaio 2021)

I numeri stretti della maggioranza possono aver influito sul maggiore livello di partecipazione dei senatori.

Come abbiamo già raccontato, questa differenza nel livello di partecipazione tra camera e senato potrebbe essere attribuita al fatto che a palazzo Madama la coalizione che sosteneva il governo Conte II aveva numeri molto più limitati. Per questo motivo, anche i membri del governo erano "costretti" ad un livello di partecipazione alle votazioni più elevato rispetto ai loro colleghi della camera.

Andando ad analizzare il livello di partecipazione dei singoli parlamentari, notiamo come la maggior parte di essi abbia partecipato a oltre il 76% delle votazioni elettroniche. Tuttavia è significativo notare che c'è un corposo gruppo composto da 111 deputati e 28 senatori che ha una percentuale di presenze inferiore al 50%.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 4 Gennaio 2021)

In alcuni casi però la mancata partecipazione alle votazioni può essere dovuta a concomitanti impegni istituzionali. In queste occasioni i parlamentari che non prendono parte al voto sono considerati come "in missione".

Le missioni

Oltre alla partecipazione ai lavori d'aula, le attività che un parlamentare può essere chiamato a svolgere sono molte e variegate. Tra queste possiamo citare gli incarichi di questore, di membro dell’ufficio di presidenza, di presidente di commissione, oltre a quello di ministro, viceministro o sottosegretario nel governo.

La partecipazione ai lavori dell'aula è solo una delle tante attività che un parlamentare è chiamato a svolgere.

La presenza alle votazioni è dunque solo uno degli aspetti di un ruolo che include anche la necessità di coltivare il rapporto con il territorio, con viaggi e incontri con la base elettorale. In questi casi, l'assenza è giustificata ed il politico viene considerato come "in missione". La più immediata conseguenza di questa distinzione è che l’assenza non viene conteggiata ai fini del conseguimento del numero legale e non comporta una decurtazione sulla diaria.

Analizzando i dati notiamo che le assenze dovute a missioni sono state complessivamente 524.001. Scomponendo i dati per camera e senato notiamo che questo istituto è stato usato più spesso a Montecitorio. Qui infatti le assenze dovute a missioni sono in media il 10,2%. Tra i 5 deputati più spesso in missione troviamo esclusivamente esponenti del Movimento 5 stelle. Ciò è dovuto al fatto che essi hanno ricoperto incarichi di governo più a lungo nell'arco della legislatura. Si tratta di:

  1. Manlio Di Stefano (6.828 volte in missione - 94,5% delle votazioni elettroniche)
  2. Riccardo Fraccaro (6.699 - 92,8%)
  3. Stefano Buffagni (6.673 - 92,4%)
  4. Angelo Tofalo (6.625 - 91,7%)
  5. Luigi Di Maio (6.554 - 90,6%)

A palazzo Madama invece il numero di missioni risulta più contenuto. La percentuale media è infatti del 4,2%. E se alla camera si arrivano a sfiorare i 7mila voti mancati a causa di missioni, tra i senatori non si raggiungono i 2mila. Tra i membri di palazzo Madama che risultano più spesso in missione troviamo tre esponenti della Lega ai primi tre posti, seguiti dalla ex ministra Teresa Bellanova (Iv) e dal sottosegretario Mario Turco (M5s):

  1. Luca Briziarelli (1.241 volte in missione - 19,9% delle votazioni elettroniche)
  2. Paolo Arrigoni (1.148 - 18,4%)
  3. Toni Iwobi (1.124 - 18%)
  4. Teresa Bellanova (1.055 - 16,9%)
  5. Mario Turco (1.035 - 16,6%)

Ma se le molte missioni di Turco e Bellanova sono da attribuire ai loro incarichi nel governo uscente, più difficile ricostruire le motivazioni degli altri parlamentari, dato che la motivazione della missione non sempre è nota. La poca trasparenza della materia infatti non è trascurabile. Non esistono criteri univoci per definire quando un parlamentare è da considerarsi in missione. Alla fine di ogni seduta il presidente dell’aula li elenca, tuttavia non si precisa l’attività esatta che ne giustifica l’assenza, né la durata.

524.001 le assenze complessive dovute a missioni dei parlamentari.

Le missioni e la necessità di maggiore trasparenza

Le istituzioni dovrebbero fare il possibile per arginare il clima di sfiducia nei loro confronti portando al massimo il livello di trasparenza. Allo stato attuale invece ci sono ancora molte zone d'ombra, specie per quanto riguarda le missioni.

Non esistono criteri univoci per definire quando una parlamentare è da considerarsi in missione. Questo porta a scarsa trasparenza.

Non esiste ad esempio un registro in cui viene indicato in che tipo di attività un parlamentare sia impegnato e per quanto tempo. Una confusione peggiorata dal fatto che, anche se formalmente in congedo o in missione, i parlamentari possono partecipare lo stesso ai voti più importanti della seduta. Mancano inoltre strumenti per arginare l’eventuale abuso o uso improprio dell'istituto.

Pubblicare i dettagli delle missioni parlamentari come durata, attività specifica e luogo, aiuterebbe a spiegare la quotidianità dei politici eletti in parlamento e a distinguere l'assenteismo dalle esigenze relative al mandato o personali, contribuendo a restituire credibilità alla classe politica.

Foto credit: Camera dei deputati - Licenza

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