Come si contano assenze, presenze e missioni parlamentari

È possibile ricavare i dati sulle presenze dei parlamentari dai risultati delle votazioni elettroniche. Vi sono però problemi di trasparenza e completezza.

Definizione

Secondo quanto previsto dai regolamenti di camera (art. 48-bis, comma 1) e senato (art. 1, comma 2), deputati e senatori hanno l’obbligo di partecipare ai lavori parlamentari. Tuttavia non sempre questo succede. Oltre alle fisiologiche assenze dovute a motivi di salute, ci sono anche altri casi in cui un parlamentare può non partecipare alle votazioni. Può infatti essere impegnato in altri incarichi istituzionali, oppure è possibile che ci troviamo di fronte a casi di assenteismo.

Per questo motivo è importante monitorare costantemente il livello di partecipazione di deputati e senatori ai lavori delle rispettive camere. I dati relativi alle presenze possono essere ricavati dalla partecipazione alle votazioni elettroniche. A seguito di ogni singola votazione i parlamentari possono risultare presenti, assenti o in missione.

Deputati e senatori hanno l’obbligo di partecipare alle sedute del parlamento.

Si definisce come “in missione” quel parlamentare che non partecipa al voto perché occupato in compiti istituzionali. Può trattarsi di un incarico ricevuto dalla camera o dal senato (solitamente se componente dell’ufficio di presidenza, presidente di una commissione parlamentare o capogruppo) oppure di attività connesse ad altri incarichi politico-istituzionali e di governo. Per poter essere considerati in missione, i parlamentari devono inoltrare una comunicazione al servizio assemblea della propria camera di appartenenza. La missione è poi autorizzata dal presidente dell’aula.

Poiché si tratta di una sorta di “assenza giustificata” i parlamentari in missione non subiscono alcuna decurtazione della diaria (un rimborso delle spese di soggiorno a Roma che ammonta a €3500 al mese). Alla camera inoltre, pur essendo impegnati in un incarico al di fuori delle aule del parlamento, i deputati in missione sono considerati presenti al fine di stabilire il numero legale (articolo 46, comma 2 del regolamento).

Non esistono criteri chiari per l’autorizzazione delle missioni. All’inizio del 1996 l’allora presidente della camera Irene Pivetti aveva stabilito delle regole in materia tramite una circolare ma successivamente, in mancanza di una disciplina chiara e complessiva della materia, sono state autorizzate missioni senza alcun controllo sull’attività effettivamente svolta dal parlamentare.

Dati

I dati sulle presenze dei parlamentari seguono determinati andamenti. Tra la XVI e la XVII legislatura le assenze sono aumentate di oltre cinque punti percentuali in entrambe le camere, per poi diminuire in misura diversa nella XVIII legislatura. Tra il 2018 e il 2022 la percentuale di assenze a Montecitorio si è attestata al 19,1%, mentre a palazzo Madama all’8,7%. Un dato inferiore di ben 9 punti percentuali rispetto alla legislatura precedente.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(consultati: venerdì 13 Ottobre 2023)

I senatori sono mediamente più presenti dei deputati in tutte e tre le legislature considerate. La maggiore partecipazione dei senatori è dovuta al fatto che la maggioranza a Palazzo Madama è spesso molto risicata. Considerando soprattutto il fatto che i membri del governo difficilmente riescono a partecipare alle sedute, è importante per l’approvazione delle leggi che chi appartiene alla maggioranza sia sempre presente quando ci sono votazioni. Ad esempio, sotto i governi Renzi Gentiloni, dei 61 senatori che hanno partecipato a oltre il 90% delle votazioni, 60 appartenevano a gruppi parlamentari che almeno per un periodo hanno fatto parte della maggioranza di governo.

Andando ad analizzare nel dettaglio le presenze nella XVIII legislatura, appare evidente come la maggior parte dei parlamentari abbia partecipato con costanza all’attività dell’aula: infatti oltre il 60% dei deputati e l’80% circa dei senatori è risultato presente ad almeno il 70% delle votazioni. Considerando chi ha partecipato ad almeno metà delle votazioni il dato sale all’81% per la camera e a quasi il 90% per il senato.

I parlamentari con un livello di partecipazione inferiore al 50% sono di meno ma si tratta comunque di valori non trascurabili. Si tratta infatti del 19% dei deputati e del 10% dei senatori.

49 i parlamentari che sono mancati a oltre il 75% delle votazioni elettroniche. Molti sono senatori a vita e esponenti con incarichi di governo.

È particolarmente interessante da analizzare anche il dato relativo alle missioni. Infatti 16 deputati e 6 senatori sono risultati in missione in oltre il 70% delle votazioni. Tra coloro che più utilizzano questo strumento vi sono anche i membri del governo, i presidenti delle commissioni e i capigruppo.

Analisi

Valutare la qualità del lavoro svolto da un parlamentare solo sulla base della sua presenza in aula sarebbe riduttivo, visto che l’impegno si misura spesso anche in attività che avvengono al di fuori della plenaria. Tuttavia, come già detto, deputati e senatori sono tenuti a partecipare alle votazioni. Inoltre il tema dell’assenteismo è particolarmente sentito dall’opinione pubblica.

Eppure, anche a causa della scarsa trasparenza delle istituzioni sul tema, vi è molta confusione al riguardo. L’unico modo attualmente disponibile per monitorare il fenomeno è quello di verificare la partecipazione alle votazioni elettroniche. Vi sono tuttavia due aspetti che rendono le informazioni raccolte in questo modo insufficienti per realizzare un’analisi soddisfacente della partecipazione ai lavori parlamentari:

  • per contare le presenze di un parlamentare si considerano le singole votazioni elettroniche e non le sedute, dunque non vi sono dati circa le presenze nel caso di sedute in cui non si svolgono votazioni. Questo rende chiaramente incompleti i dati sulla partecipazione ai lavori. Inoltre i parlamentari assenti a queste sedute non subiscono alcuna decurtazione della diaria;
  • nelle commissioni parlamentari non si utilizzano le votazioni elettroniche. Di conseguenza, anche se disponibili al fine di applicare le eventuali decurtazioni della diaria, non vengono rese pubbliche le informazioni relative alla presenza dei parlamentari nel luogo in cui vengono prese le decisioni più importanti del procedimento legislativo.

Per quanto riguarda il tema delle missioni, occorre un’ulteriore riflessione. Il lavoro parlamentare è complesso e non si esaurisce con la presenza in aula. Nel nostro ordinamento un parlamentare può anche ricoprire una carica di governo. A causa dei suoi numerosi impegni istituzionali un ministro, vice ministro o sottosegretario che è anche parlamentare non può essere sempre presente in aula. È dunque lecito che la sua assenza venga considerata “giustificata” da una missione.

Poiché mancano regole chiare, le missioni possono essere utilizzate per mascherare assenze non giustificate.

Il problema è che manca trasparenza circa i criteri secondo i quali un parlamentare può essere considerato in missione. Non esiste un registro in cui viene indicato in che tipo di attività sia impegnato e per quanto tempo. Mancano inoltre strumenti per arginare l’eventuale abuso o uso improprio delle missioni.

Sarebbero necessari criteri chiari riguardanti le motivazioni per le quali un parlamentare può essere considerato in missione. In questo modo si eviterebbe l’utilizzo dello strumento per nascondere assenze non dovute a impegni istituzionali.

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