La mancanza di asili nido nelle aree interne, soprattutto nel mezzogiorno #conibambini

Nei comuni più periferici, i servizi educativi come gli asili nido sono carenti. Una situazione che si aggrava nelle regioni del sud e che ha conseguenze negative sul percorso di istruzione e di inclusione sociale dei bambini.

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Asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia sono fondamentali per il percorso di crescita dei minori, sia da un punto di vista educativo che sociale.

Avere accesso a un ambiente stimolante, dove relazionarsi con i coetanei attraverso giochi e attività, offre ai bambini un’occasione formativa importante. Da un lato, di sviluppare la propria creatività e personalità, dall’altro, di ridurre le disuguaglianze legate al contesto sociale, economico e culturale di origine.

L’Italia è ancora lontana dall’obiettivo Ue di un’offerta di asili nido del 33%. Vai a "Che cosa prevedono gli obiettivi di Barcellona sugli asili nido"

Nel nostro paese, viene offerto un posto in asili nido o servizi prima infanzia al 24,7% dei residenti tra 0 e 2 anni di età. Un dato distante ancora di 8 punti dall’obiettivo europeo e che varia ampiamente da regione a regione, calando drasticamente nel mezzogiorno.

Il dato misura l’offerta di asili nido e di servizi integrativi per la prima infanzia, nel settore pubblico e in quello privato.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

Fatta eccezione per la Sardegna, tutte le regioni del sud hanno una copertura dei servizi per la prima infanzia, inferiore alla media italiana (24,7%). Agli ultimi posti Sicilia e Campania, entrambe con meno di 10 posti per 100 residenti 0-2.

38,5 posti in asili nido in più offerti dalla Valle d'Aosta rispetto alla Campania, ogni 100 bambini residenti.

Al lato opposto della classifica, tutte le regioni del centro e del nord superano la media italiana, alcune anche ampiamente. È il caso di Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Valle d'Aosta, che offrono il servizio a oltre il 33% dei bambini, superando l'obiettivo Ue.

L'offerta del servizio nelle aree interne

Attraverso le medie regionali abbiamo evidenziato l'ampia disparità tra il sud e il resto del paese, sulla copertura di asili nido. Considerando il ruolo di questo servizio nella quotidianità delle famiglie, tuttavia, è necessario verificare la diffusione delle strutture all'interno del territorio, dalle province ai comuni.

In una regione con un'alta copertura di asili nido, potrebbero esserci comuni che ne sono privi o che offrono pochi posti. Aree in cui le famiglie devono percorrere distanze considerevoli ogni giorno prima di raggiungere la struttura più vicina. È fondamentale invece che i servizi educativi siano diffusi in modo omogeneo sul territorio e non solo nelle città maggiori. In modo da agevolarne l'utilizzo da parte dei bambini e delle loro famiglie.

Le aree interne sono i territori del paese più distanti dai servizi essenziali. Vai a "Che cosa sono le aree interne"

Vengono definiti in questo modo i comuni intermedi, periferici e ultraperiferici, che distano rispettivamente più di 20, più di 40 e più di 75 minuti dal polo più vicino. Per comune polo si intende un territorio che offre contemporaneamente servizi fondamentali di istruzione, salute e mobilità. A meno di 20 minuti di distanza da un polo, i comuni vengono considerati di cintura.

Le aree interne sono le più colpite dallo spopolamento.

Le aree interne hanno maggiori difficoltà in termini di accesso ai servizi, compresi quelli educativi, e questo ha conseguenze negative sui minori. Per i bambini che vivono in territori svantaggiati, infatti, è ancora più importante accedere fin da piccoli a occasioni di formazione, di socialità, di riduzione delle disuguaglianze. Opportunità come quelle offerte dai servizi educativi per la prima infanzia, che tuttavia registrano nelle aree interne una copertura limitata.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

Osservando sia i dati 2013 che i dati 2017, emerge la stessa tendenza. Allontanandosi dai poli, la copertura del servizio cala in modo graduale, fino a raggiungere il livello più basso nei comuni periferici e ultraperiferici. Per 100 residenti tra 0 e 2 anni, i primi offrono in media 29,8 posti mentre gli ultimi 14,9.

I poli hanno il doppio dell'offerta di asili nido rispetto ai comuni periferici.

Per quanto riguarda la variazione del servizio nel corso degli anni, la copertura è aumentata in tutte le aree, anche se con alcune differenze.

I comuni di cintura e intermedi registrano l'incremento maggiore: oltre 2 punti in più dal 2013 al 2017. Al contrario, nei comuni periferici e nei poli l'offerta è cresciuta in misura più contenuta, di circa un punto.

Gli asili nido nei comuni periferici, da nord a sud

Territori periferici e ultraperiferici risultano dunque i più svantaggiati nel nostro paese per il servizio asili nido, con una media di 14,9 posti offerti ogni 100 bimbi. Un dato che varia ampiamente da regione a regione. In cinque di queste l'offerta è ancora inferiore.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

A quota 9,2 e 8,1 posti ogni 100 bimbi, i comuni periferici e ultraperiferici di Calabria e Liguria sono quelli con la minor copertura del servizio. Anche Basilicata, Puglia e Campania registrano dati inferiori alla media (14,9%). Regioni che, come la Calabria, risultavano tra le ultime anche nella classifica precedente.

Al contrario, la Liguria presenta due situazioni molto diverse: da un lato una buona copertura media a livello regionale (30,6%), dall'altro una carenza del servizio nelle aree più periferiche (8,1%). Da notare comunque che nei comuni periferici e ultraperiferici liguri vivono complessivamente 186 bambini tra 0 e 2 anni.

10.425 i residenti 0-2 nei comuni periferici e ultraperiferici in Calabria.

Cifra che corrisponde a circa il 20% dei possibili utenti di asili nido in Calabria, che vivono in aree dove l'offerta media del servizio è di 9 posti ogni 100 bimbi. L'assenza di strutture, tuttavia, non è una condizione che interessa solo i comuni periferici, ma anche quelli più centrali della regione.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: domenica 31 Dicembre 2017)

Anche se di poco superiore alla copertura nelle aree periferiche, i comuni più centrali della regione presentano comunque in media un'offerta molto ristretta del servizio. Tra questi, situazioni molto differenti: da un lato Tropea, dove secondo i dati 2017 mancano del tutto asili nido, dall'altro Vibo Valentia e il capoluogo Catanzaro, dove l'offerta supera il 20%.

Complessivamente, la quasi totalità del territorio calabro è privo di servizi educativi per la prima infanzia.

3 su 4 i comuni della Calabria senza asili nido.

Una condizione che riguarda principalmente i territori considerati periferici e ultraperiferici, che in Calabria costituiscono il 42% dei comuni. Aree che, in molti casi, sono svantaggiate non solo per quanto riguarda gli asili nido, ma anche per l'accesso ad altri servizi fondamentali.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati sugli asili nido sono fonte Istat. Non sono disponibili i dati comunali per la Sardegna.

 

 

Foto credit: Unsplash Daiga Ellaby - Licenza

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