La biodiversità, un bene da tutelare Ambiente

La perdita di biodiversità, causata dal cambiamento climatico e capace di acuirne gli effetti avversi, è un problema molto sentito, soprattutto tra i più giovani. Per tutelarla, è importante monitorare non solo le singole specie ma anche lo stato dei loro habitat.

|

Per via del suo gradiente altitudinale, la sua estensione da nord a sud e la sua complessità geologica e ortografica, l’Italia è un area con elevati livelli di diversità biologica. Un hot spot di biodiversità, in termini tecnici. Ma la presenza antropica, in modo diretto e non, ha messo e continua a mettere a rischio molte specie e numerosi habitat.

Si tratta di un problema molto sentito, soprattutto tra i più giovani. Per contrastarlo, è importante monitorare non solo lo stato delle singole specie, ma soprattutto quello degli habitat che le ospitano.

L’importanza della biodiversità

Con biodiversità si fa riferimento alla varietà delle specie (e all’interno delle singole specie) che abitano la Terra. Si tratta di una rete, plasmata da oltre 3,5 miliardi di anni di evoluzione, di cui anche l’essere umano costituisce parte integrante.

La vita umana dipende fortemente dagli equilibri naturali.

Proprio perché anche noi siamo parte di questo sistema, ogni incrinatura del suo equilibrio può avere ripercussioni significative anche sulla nostra vita. È quindi nel nostro interesse tutelare la biodiversità. Come evidenzia la Convention of biological diversity (2000), tutte le risorse da cui dipendiamo sono infatti in un modo o nell’altro naturali, dagli alimenti che consumiamo alle medicine ai materiali con cui costruiamo le nostre case.

Protecting biodiversity is in our self-interest. Biological resources are the pillars upon which we build civilizations. Nature’s products support such diverse industries as agriculture, cosmetics, pharmaceuticals, pulp and paper, horticulture, construction and waste treatment. The loss of biodiversity threatens our food supplies, opportunities for recreation and tourism, and sources of wood, medicines and energy. It also interferes with essential ecological functions.

Oltre al fatto che molti ecosistemi e specie possono dare un contributo enorme alla lotta al cambiamento climatico, attenuandone gli effetti nocivi ad esempio producendo ossigeno o assorbendo carbonio.

Tutelarla instaurerebbe in questo senso un circolo virtuoso, visto che il cambiamento climatico è anche la principale causa della perdita di varietà biologica. In primis, con l’aumento delle temperature e l’inquinamento, che rendono invivibili molti ecosistemi. Oltre ad altri processi causati dall’essere umano, come il consumo di suolo (ovvero la sostituzione di terreno naturale con terreno artificiale, come nel caso dell’asfaltatura e della cementificazione) e il sovrasfruttamento delle risorse.

La perdita di biodiversità

Per via della sua importanza per la vita umana e per il contrasto del cambiamento climatico, tutelare la biodiversità è stato identificato come uno dei punti chiave dell’agenda 2030 delle Nazioni unite e ne costituisce uno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.

Proteggere, ripristinare e incentivare l’uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno e fermare la perdita di diversità biologica.

Anche l’Unione europea, in particolare con la strategia Ue sulla biodiversità per il 2030, si è mossa negli ultimi anni in questa direzione.

Secondo l’International union for conservation of nature (Iucn), sono infatti molte le specie a rischio nel continente europeo.

11,1% delle specie presenti in Europa sono a rischio di estinzione, secondo le stime Iucn.

Parliamo di un totale di 15.060 specie, di cui 1.677 attualmente a rischio. Una quota che si alza, fino a toccare quasi il 60%, nel caso degli alberi endemici europei e, nel mondo animale, per i molluschi di acqua dolce.

Alcune di queste specie sono poi particolarmente importanti per l’equilibrio generale. È questo ad esempio il caso degli impollinatori, fondamentali per la riproduzione delle piante e conseguentemente per l’approvvigionamento alimentare, e da cui, secondo la Fao, dipende circa il 75% di tutte le colture alimentari del globo. Oggi, le specie di questo tipo risultano a rischio in gran parte del continente.

Si tratta inoltre di un problema molto sentito, in Italia come nel resto d’Europa.

25,7% degli italiani si dichiara preoccupato per la perdita di biodiversità (2021).

Secondo le rilevazioni Istat, la preoccupazione a riguardo è diffusa soprattutto tra le fasce più giovani, generalmente più consapevoli delle problematiche ambientali e più mobilitati.

Il dato è stato pubblicato nell’indagine aspetti della vita quotidiana, una rilevazione di cadenza annuale. Questo indicatore viene anche utilizzato nel Rapporto Bes, che ha lo scopo di quantificare tramite una serie di misure il livello di benessere della popolazione Italiana.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Istat
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Maggio 2022)

Le quote di persone che si dichiarano preoccupate varia dal 34,6% nel caso degli adolescenti, di età compresa tra i 14 e i 19 anni, al 16,7% nel caso delle persone di più di 75 anni. In tutti i casi comunque si è registrato un considerevole aumento nel 2021 rispetto al 2016, il primo anno in cui è stata fatta questa rilevazione.

Misurare la biodiversità

Ma come si può valutare lo stato della biodiversità? In primis, la Iucn elabora delle "liste rosse" delle specie a seconda del livello di pericolo cui sono esposte e la loro localizzazione, sia a livello europeo che italiano.

La principale minaccia alla biodiversità è l'alterazione degli habitat naturali.

Ma come evidenziato dalla Convention on biological diversity, l'aspetto cruciale non è tanto la scomparsa di alcune specie individuali, nonostante l'effetto che l'estinzione di una specie può avere sulla nostra percezione. A essere veramente dannoso è piuttosto il danneggiamento degli ecosistemi che ospitano le specie, che nel lungo termine inevitabilmente le mette a rischio. Come ad esempio nel caso della barriera corallina.

30% delle aree terrestri e marine dell'Ue dovrebbero essere protette entro il 2030.

Strumento cruciale in questo senso è Natura 2000, una rete di aree protette, sia terrestri che marine, nei paesi membri dell'Ue e che oggi rappresenta la più grande rete coordinata di aree protette del mondo.

Sono incluse le aree protette da Natura 2000. Non sono quindi comprese le aree poste esclusivamente sotto tutela a livello nazionale.

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: martedì 17 Maggio 2022)

Rispetto al 2013, nel 2020 in Ue la superficie terrestre protetta è aumentata di appena 4mila kmq, passando da una superficie complessiva di 760mila a una di 764mila kmq. Un aumento quindi pari allo 0,5%. Un andamento simile e anzi leggermente inferiore lo ha registrato l'Italia (+0,3%).

Diversa è invece la situazione della superficie marina. La quota protetta da Natura 2000 è aumentata di circa l'85% in questo stesso lasso di tempo. In Italia poi l'incremento è stato anche superiore alla media, attestandosi a circa il 219%. Con due momenti particolarmente positivi nel passaggio tra il 2018 e il 2019, in cui la superficie protetta è più che raddoppiata, e tra il 2019 e il 2020.

+80,3% la superficie marina protetta da Natura 2000 in Italia, nel passaggio tra il 2019 e il 2020.

Nel 2019, erano 39 le aree marine protette nel nostro paese, per un totale di oltre 307mila kmq. Ad averne il numero più elevato erano la Sardegna e la Sicilia (7 l'una). L'estensione maggiore la registrava la Sardegna, con circa 90mila kmq di aree protette.

L’indicatore descrive la superficie delle acque costiere italiane sottoposte a regime di protezione. È indicata la localizzazione, a livello di comune, provincia e regione dei siti. La fonte dei dati di base è il ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (Mattm).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Ispra
(ultimo aggiornamento: mercoledì 18 Maggio 2022)

Foto: Palle Knudsen - licenza

PROSSIMO POST