Il governo Meloni non risponde alle interrogazioni del parlamento Governo e parlamento

Dal suo insediamento l’attuale esecutivo ha ricevuto oltre 800 atti di sindacato ispettivo da parte delle camere. Ha risposto solamente nel 27% dei casi, il dato più basso delle ultime legislature.

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Come abbiamo raccontato in diversi approfondimenti, il governo Meloni fin dal suo insediamento ha dovuto far fronte a una serie di urgenze. Dalla guerra in Ucraina alla predisposizione della legge di bilancio, dalla gestione del Pnrr fino alle tragedie nelle Marche e a Ischia e, più recentemente, sulle coste di Cutro.

Abbiamo visto inoltre come questa dinamica possa contribuire a spiegare il massiccio ricorso alla decretazione d’urgenza operato dall’attuale esecutivo. Ma un’altra possibile conseguenza è il numero estremamente basso di risposte fornite dal governo ai cosiddetti atti di sindacato ispettivo presentati dagli esponenti di camera e senato.

L’esecutivo infatti deve sempre rendere conto al parlamento del proprio operato, in virtù del rapporto fiduciario che lo lega a quest’ultimo e senza il quale sarebbe costretto alle dimissioni. Interrogazioni e interpellanze, oltre al ruolo di sindacato ispettivo, in molti casi possono avere anche anche un valore simbolico, dato dal fatto che una questione viene portata all’attenzione delle aule parlamentari e dell’opinione pubblica. Questo, e il loro alto numero in termini assoluti, ha portato negli anni i governi a non dare sempre seguito alle richieste di chiarimento presentate.

Per quanto riguarda l’attuale esecutivo ad esempio, gli atti di sindacato ispettivo prodotti fino al 31 gennaio sono stati 875 ma solo 238 di questi hanno ricevuto una risposta.

27,2% le risposte fornite dal governo Meloni agli atti di sindacato ispettivo del parlamento.

Si tratta del dato più basso, almeno per ora, se si considerano gli esecutivi delle ultime 3 legislature. Questa tendenza, unita al sempre più frequente ricorso a decreti legge e questioni di fiducia, evidenzia ancora una volta la crisi del nostro sistema politico. In cui la principale assemblea rappresentativa ricopre un ruolo sempre più marginale.

Le risposte fornite dal governo Meloni

Negli ultimi anni ci siamo abituati a vedere esponenti del governo presentarsi alle camere per rendere comunicazioni e informative. Si tratta di atti dovuti da parte del governo che si svolgono in particolari occasioni. Ad esempio alla vigilia dei vertici europei o in circostanze particolarmente gravi come la guerra in Ucraina o la tragedia di Cutro.

24 le comunicazioni, informative e relazioni rese dal governo Meloni alle camere dal suo insediamento. 

Si tratta però di un numero estremamente limitato di interventi rispetto a tutti gli atti di sindacato ispettivo presentati dal parlamento. Camera e senato infatti hanno a disposizione anche altri strumenti che, in teoria, dovrebbero servire per ottenere informazioni dal governo su fatti di particolare interesse pubblico. Si tratta delle interrogazioni e delle interpellanze. Questi atti possono essere suddivisi in varie sottocategorie. Ci sono quelli a risposta scritta, quelli a risposta orale, quelli presentati e svolti in commissione e quelli svolti invece in assemblea.

Come abbiamo già anticipato, dal 22 ottobre 2022 (data dell’insediamento) al 31 gennaio 2023, al governo Meloni sono stati sottoposti in totale 875 atti di sindacato ispettivo. Le più numerose sono le interrogazioni a risposta scritta (352). Seguono le interrogazioni a risposta in commissione (206 quelle ordinarie, 112 quelle a risposta immediata). Le interrogazioni a risposta immediata in assemblea depositate sono state 76 mentre quelle a risposta orale 67. Per quanto riguarda le interpellanze ne sono state presentate 36 ordinare e 26 urgenti.

FONTE: elaborazione openpolis su dati camera dei deputati
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Gennaio 2023)

Il governo non può non rispondere alle interrogazioni a risposta immediata. Ma sono una piccola parte degli atti ispettivi presentati.

Logicamente, gli atti ispettivi a risposta immediata fanno registrare un alto tasso di risposte da parte dell’esecutivo. Anche perché questo non può sottrarsi alle domande poste dai parlamentari. Le interrogazioni a risposta immediata in commissione infatti sono state svolte nel 93,7% dei casi mentre le interpellanze urgenti hanno avuto risposta il 92,3% delle volte. Il governo infine ha risposto all’89,5% delle interrogazioni a risposta immediata presentate in assemblea. Considerate insieme però queste tre tipologie rappresentano appena un quarto di tutti gli atti di sindacato ispettivo presentati.

In tutti gli altri casi la percentuale di risposta diminuisce drasticamente. Infatti si sono svolte solamente il 22,4% delle interrogazioni a risposta orale mentre in tutti gli altri casi la percentuale scende addirittura sotto il 5%.

Preso complessivamente il tasso di risposta del governo Meloni risulta particolarmente ridotto e si attesta al 27,2%. Si tratta del dato più basso confrontando le performance su questo fronte degli ultimi 7 governi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati camera dei deputati
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Gennaio 2023)

Ovviamente la legislatura è ancora agli inizi e l’attuale governo, se lo vorrà, avrà tempo per incrementare i propri numeri. Anche se i precedenti esecutivi non hanno fatto molto meglio da questo punto di vista. Al primo posto infatti troviamo il governo Renzi con il 33,2% di risposte fornite. Al secondo posto c’è invece il Conte I con il 33%. Il governo Draghi è terzo con il 32,9%. Nel migliore dei casi quindi storicamente gli ultimi governi hanno risposto a un terzo circa delle interrogazioni presentate

I dati ministero per ministero

Finora abbiamo analizzato i dati del governo Meloni nel suo complesso. Vediamo adesso quali sono stati i ministeri più efficienti e quali meno nel rispondere agli atti ispettivi. In passato per questa analisi ci eravamo soffermati in particolare sulle interrogazioni a risposta scritta. Questo perché generalmente quelle scritte sono l’atto ispettivo più numeroso.

Non tutte le questioni poste dal parlamento infatti possono essere esaurite in aula con interrogazioni a risposta immediata per ovvi motivi di tempo. D’altro canto però la risposta scritta darebbe l’opportunità all’esecutivo di fornire indicazioni più circostanziate e con maggiori dettagli. In questo caso però, come abbiamo visto, sono pochissimi gli atti ispettivi di questo tipo che si sono conclusi con una risposta da parte del governo. Parliamo di appena 17 risposte a fronte di 354 interrogazioni presentate. Per questo motivo stavolta faremo una panoramica generale sulle risposte fornite dai singoli ministeri.

3 su 25 i ministeri che hanno fornito risposta a interrogazioni scritte (giustizia 13, ambiente 3, rapporti con il parlamento 1). 

In valori assoluti i ministeri depositari del maggior numero di atti di sindacato ispettivo sono quello dell‘interno (105), quello dell’ambiente e quello delle infrastrutture (97). Giustizia (36) e ambiente (30) sono i ministeri che hanno fornito più risposte in termini assoluti. Al terzo posto invece in questo caso c’è quello dell’economia (25).

FONTE: elaborazione openpolis su dati camera dei deputati
(ultimo aggiornamento: martedì 31 Gennaio 2023)

Per quanto riguarda la percentuale di risposte fornite, se escludiamo il ministro per i rapporti con il parlamento, quella per la disabilità e quello per gli affari regionali a cui sono stati sottoposti meno di 5 atti ispettivi, vediamo che il più efficiente è stato di nuovo il ministero della giustizia guidato da Carlo Nordio con il 58% di risposte fornite. Seguono il ministero dell’agricoltura e la struttura che fa riferimento al ministero Raffaele Fitto (affari europei, coesione, Pnrr) entrambi con il 40% di risposte fornite.

Presidenza del consiglio, interno e infrastrutture sono poco attenti a rispondere alle interrogazioni del parlamento.

Tra i meno efficienti nel fornire risposte invece troviamo il ministero dell’interno (9,5%) e la stessa presidenza del consiglio dei ministri (7,7%). A questi si aggiungono 3 ministeri con lo 0% di risposte fornite. Si tratta dei ministri per il turismo, per la famiglia e la protezione civile e le politiche del mare. Da notare che anche il ministero delle infrastrutture non fa registrare un’alta percentuale di risposte. Il dicastero guidato dal vice presidente del consiglio Matteo Salvini infatti ha risposto solo nel 17,5% dei casi. Va comunque rilevato che nel caso dei due ministeri si tratta delle strutture con il maggior numero di atti ispettivi a proprio carico.

Foto: GovernoLicenza

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