Fiducia al governo, come sono andate le votazioni alla camera e al senato La crisi

Dopo due giorni di dibattiti e trattative il governo ha ottenuto la fiducia sia alla camera che al senato. A palazzo Madama però non è stata raggiunta la maggioranza assoluta. Questo renderà l’attività dell’esecutivo un po’ più complicata.

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Dopo diverse settimane di trattative per cercare di ricucire la spaccatura che si era creata tra Italia viva ed il resto della maggioranza, tra il 18 e il 19 gennaio l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte si è recato in parlamento per chiedere una nuova fiducia.

L’esito del voto è stato favorevole al governo in entrambe le camere. Sia a Montecitorio che a palazzo Madama infatti l’esecutivo è riuscito ad ottenere il voto della maggioranza dei presenti nonostante l’astensione degli esponenti di Iv.

Ma se alla camera la coalizione di governo ha ottenuto la maggioranza assoluta (321), al senato i “sì” sono stati solo 156. Un numero lievemente maggiore rispetto alle previsioni della vigilia ma comunque non sufficiente per raggiungere la maggioranza assoluta (161). Se dunque il governo ha i numeri per rimanere in carica, il suo percorso rischia di diventare molto più complicato.

Nei sistemi parlamentari come il nostro, gli elettori non scelgono direttamente il presidente del consiglio. Perciò il governo, dopo la nomina da parte del presidente della repubblica, ha bisogno del sostegno di una maggioranza parlamentare per entrare in carica. Questo sostegno si esprime attraverso il voto di fiducia. Vai a "Che cosa sono i voti di fiducia"

Un primo momento delicato sarà quello relativo all’approvazione del nuovo scostamento di bilancio, passaggio indispensabile per poter procedere ad un ulteriore decreto ristori e che richiede appunto la maggioranza assoluta. Italia viva, per bocca del suo leader Matteo Renzi, ha annunciato che non ostacolerà l’iter di questo provvedimento. Se così non fosse però il governo, attualmente, non avrebbe i numeri per approvarlo.

Un secondo elemento da non sottovalutare sono gli equilibri interni alla “nuova” maggioranza scaturita dalle votazioni di questi ultimi giorni. In questo senso un rimpasto di governo non è da escludere.

I numeri della camera

Il primo voto di fiducia si è svolto lunedì 18 gennaio alla camera. Qui, come era lecito attendersi, la defezione degli esponenti di Italia viva ha avuto un impatto minore per le sorti dell’esecutivo che ha infatti raggiunto la maggioranza assoluta e ottenuto un margine di 35 voti rispetto ai contrari e agli astenuti. I deputati che hanno votato favorevolmente sono stati infatti 321, 259 i contrari, 27 gli astenuti.

La camera dei deputati attualmente è composta da 629 membri in attesa delle elezioni suppletive per la sostituzione del dimissionario Pier Carlo Padoan (Partito democratico). Inoltre il presidente della camera Roberto Fico non ha partecipato alla votazione.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 20 Gennaio 2021)

35 i voti di scarto tra favorevoli e contrari e astenuti alla camera.

Da sottolineare che a Montecitorio ci sono stati 2 "voti ribelli", cioè parlamentari che hanno espresso il sostegno all'esecutivo in contrasto con il loro gruppo di appartenenza. Il primo è stato quello di Michela Rostan di Italia viva che lo aveva già annunciato nei giorni precedenti. Il secondo, più inatteso, è stato quello della forzista Renata Polverini che a seguito del voto è stata immediatamente espulsa dal gruppo.

L'area moderata e liberale che Forza Italia ha sempre incarnato e rappresentato, è stata da tempo mortificata ed emarginata inseguendo sondaggi che, nella migliore delle ipotesi, dipingono un paese spaccato in due che le elezioni non renderebbero più facilmente governabile mentre, al contrario, una crisi di governo renderebbe l'Italia un facile bersaglio della speculazione finanziaria internazionale

In entrambi i casi, il voto è stato giustificato con la necessità di evitare il rischio di elezioni anticipate in un momento così delicato per il paese.

I numeri del senato

Più complessa la situazione al senato. Come detto infatti, a palazzo Madama il governo non ha superato la soglia della maggioranza assoluta. Con il voto in extremis dei senatori Ciampolillo e Nencini, la maggioranza è arrivata a quota 156. I contrari invece sono stati 140 mentre gli astenuti 16. Tutti del gruppo di Italia viva.

Il presidente del senato Maria Elisabetta Alberti Casellati non ha partecipato alla votazione.

FONTE: dati ed elaborazione openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 20 Gennaio 2021)

L'astensione degli esponenti di Italia viva è stata decisiva per le sorti del governo.

Da notare come proprio l'astensione di Iv abbia rappresentato l'ago della bilancia. Infatti proprio 16 sono stati i voti di scarto tra favorevoli e contrari. Qualora Iv avesse votato "No" anziché astenersi ci sarebbe stata una sostanziale parità. Che, in base all'articolo 107 del regolamento del senato, avrebbe significato la mancata approvazione della risoluzione su cui l'esecutivo aveva posto la questione di fiducia. Un elemento da tenere in considerazione in vista delle future votazioni.

Per questo motivo, diversi leader della coalizione di governo hanno già annunciato che si metteranno al lavoro per aumentare i numeri della maggioranza in parlamento.

Con il voto favorevole di Riccardo Nencini (Psi), Italia viva potrebbe perdere il gruppo autonomo al senato.

Anche nel caso del senato poi ci sono stati alcuni voti ribelli. Nello specifico, quelli dei senatori di Forza Italia Mariarosaria Rossi e Andrea Causin (entrambi immediatamente espulsi) e quello di Riccardo Nencini. Proprio il voto del senatore toscano è di particolare interesse. Nencini infatti portava in dote ad Italia viva il simbolo del Partito socialista italiano. In base all'articolo 14 del regolamento del senato, solo i partiti che si sono presentati alle elezioni possono esprimere gruppi autonomi. Grazie all'associazione con il Psi di Nencini Italia viva ha potuto quindi costituire un gruppo con il proprio nome. Con questo voto in disaccordo Iv potrebbe perdere la possibilità di costituire un gruppo autonomo e sarebbe quindi costretta a confluire nel gruppo misto.

L'instabilità del senato

La situazione a palazzo Madama è quindi molto complessa. Il governo è riuscito ad ottenere la fiducia ma, come ha detto il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti, il sentiero è molto stretto. Il margine per la maggioranza è infatti estremamente ridotto e qualora i senatori di Iv decidessero di passare definitivamente all'opposizione le cose si farebbero ancora più complesse.

A questo elemento si deve aggiungere che l'esecutivo nella giornata di martedì ha ottenuto l'appoggio di alcuni senatori che, per motivi diversi, non potranno essere sempre presenti in aula. In primo luogo hanno votato a favore del governo 3 senatori a vita. Questione evidenziata anche dal leader della Lega Matteo Salvini. Si tratta nello specifico di Elena Cattaneo, Mario Monti e Liliana Segre.

3 i senatori a vita che hanno sostenuto il governo.

Questi senatori tuttavia non sempre partecipano alle votazioni del senato, sia per motivi legati all'età che per altri impegni istituzionali. La novantenne Liliana Segre ad esempio si è recata a Roma contro il parere dei medici. Il loro voto non può quindi essere dato per scontato per il futuro.

Un altro elemento da tenere presente è quello legato agli impegni dei senatori che fanno parte dell'esecutivo. Come abbiamo raccontato infatti ci sono 11 senatori che hanno incarichi nel governo. Una situazione che peraltro potrebbe mutare in caso di un rimpasto. Sebbene la percentuale media di presenze dei membri dell'esecutivo in senato sia più alta rispetto ai loro colleghi della camera, gli impegni legati all'attività di governo potrebbero impedire loro di prendere parte alle votazioni. Elementi che con una maggioranza così ristretta non possono essere sottovalutati.

Foto credit: palazzo Chigi - Licenza

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