Con la fine dei rimborsi elettorali ai partiti, e la difficoltà del 2×1000 di decollare, i gruppi di camera e senato sono diventati i principali titolari del finanziamento pubblico alla politica.

FONTE: elaborazione openpolis su bilanci dei partiti e dei gruppi
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Luglio 2019)

Mentre quello ai partiti veniva ridotto, passando da oltre 90 milioni di euro annui (certi) ai circa 14 attuali (incerti), quello ai gruppi è rimasto invariato, attorno ai 53 milioni (22 al senato e circa 31 alla camera). Per questa ragione i gruppi parlamentari hanno acquisito una nuova centralità nello scenario politico.

Per comprenderne gli effetti di sistema, basta confrontare entrate e spese dalla gestione caratteristica di partiti e gruppi parlamentari. Queste sommano, lato entrate, gli incassi da fondi pubblici (2x1000 per i partiti, contributi di camera e senato per i gruppi), le donazioni private e altre forme di finanziamento. Lato uscite, sono comprese le spese per acquisti, quelle per i servizi, per il personale ecc. Nel 2018 le entrate dei gruppi parlamentari delle principali forze politiche sono paragonabili (se non addirittura superiori) a quelle dei rispettivi partiti.

 

Confronto tra le entrate e le uscite di partiti e gruppi

Entrate 2018 (in €)
Uscite 2018 (in €)
Forza politica
Partito
Gruppi parlamentari
Totale
Partito
Gruppi parlamentari
Totale
M5s013.721.08113.721.081
0
8.756.511
8.756.511
Lega10.556.4557.397.22317.953.678
6.776.653
3.434.258
10.210.911
Pd11.974.49311.149.30323.123.796
11.893.012
10.890.935
22.783.947
Fi6.638.6067.904.21314.542.819
5.157.319
6.262.480
11.419.799
Fdi2.602.5752.351.3924.953.967
2.294.836
1.341.914
3.636.750
Il dato delle entrate (e delle uscite) dei gruppi parlamentari è calcolato sommando quelle dei gruppi di camera e senato. Per quanto riguarda i soli gruppi al senato di Lega, Pd e Fi della XVII legislatura (gennaio-marzo 2018), la cifra è stata stimata sulla base dei dati 2017. Il dato della Lega (partito) è calcolato sommando Lega nord e Lega per Salvini premier.

 

Cambiano i rapporti di forza tra gruppi e partiti.

Il caso più emblematico sono i 5 stelle, con l'associazione M5s che ha 0 euro entrate e uscite, mentre i gruppi ricevono 13,72 milioni di entrate e 8,76 milioni di spese. Ma la tendenza a un sempre maggior peso economico dei gruppi vale anche per le altre forze politiche. Anche per Forza Italia le entrate da gestione caratteristica del partito (6,6 milioni di euro) sono inferiori a quelle dei due gruppi di camera e senato (7,9 milioni). Lo stesso vale per le uscite: 5,15 milioni il partito, 6,26 per i gruppi. Il Pd come partito sfiora i 12 milioni di entrate tra 2x1000 e donazioni; mentre le entrate dei valgono poco meno, 11 milioni di euro. I due partiti che compongono la Lega (Lega nord e Lega per Salvini) assommano 10,56 milioni di entrate, mentre i gruppi raggiungono 7,4 milioni di euro.

Sul versante delle spese, è interessante notare come nel 2018 quelle dei gruppi siano  state sistematicamente inferiori alle entrate. Un dato che può indicare la tendenza, specialmente all'inizio della legislatura, di creare avanzi cui attingere nel corso dei prossimi anni.

Del resto la centralità dei gruppi parlamentari emerge soprattutto nella loro capacità di spesa, rimasta stabile, a confronto con quella dei partiti, crollata con la fine dei rimborsi elettorali.

FONTE: elaborazione openpolis su bilanci dei partiti e dei gruppi
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Luglio 2019)

La spesa dei gruppi è strategica

Per avere un'idea del nuovo equilibrio tra partiti e gruppi parlamentari, è sufficiente osservare l'andamento della spesa per il personale: in forte calo per i partiti, costretti a tagli di bilancio dalla fine dei rimborsi, molto più stabile per i gruppi parlamentari.

FONTE: elaborazione openpolis su bilanci dei partiti e dei gruppi
(ultimo aggiornamento: martedì 18 Giugno 2019)

I gruppi parlamentari si sono così progressivamente fatti carico di funzioni che tradizionalmente venivano attribuite ai partiti. Anche la spesa per servizi, una delle voci più rilevanti insieme a quella per il personale, mostra una tendenza al riequilibrio tra partiti e gruppi parlamentari. Questa voce rappresenta il cuore delle attività delle organizzazioni, perché comprende sia le spese di amministrazione ordinaria (spese postali, telefoniche) sia altre più specifiche (attività di comunicazione, organizzazione di eventi e manifestazioni).

Nel 2014 i partiti spendevano in servizi circa 23 milioni di euro, contro i 5,6 dei gruppi parlamentari. Tre anni dopo, nel 2017, i partiti hanno speso 11 milioni, mentre la cifra dei gruppi ha raggiunto i 7,5 milioni di euro.

+33% la spesa in servizi dei gruppi parlamentari tra 2014 e 2017. Quella dei partiti nello stesso periodo si è dimezzata.

Tra i servizi in particolare è interessante notare l'andamento delle spese in comunicazione, dettaglio che purtroppo è disponibile solo per i gruppi parlamentari. Questi ultimi, in base ai regolamenti di senato e camera, possono infatti prevedere delle spese per la comunicazione istituzionale della propria attività parlamentare.

FONTE: elaborazione openpolis su bilanci dei gruppi parlamentari
(ultimo aggiornamento: martedì 18 Giugno 2019)

 

Una previsione che permette di fatto l'utilizzo anche all'interno di campagne elettorali. Il picco del 2016 si spiega infatti anche con gli sforzi per la campagna elettorale del referendum costituzionale. Nei propri rendiconti tanto il gruppo del Pd quanto quello del M5s riferiscono di aver svolto iniziative e affissioni per il referendum del 4 dicembre. Un utilizzo perfettamente lecito e legittimo, ma che si muove sul confine labile tra spese per la comunicazione istituzionale delle attività del gruppo e quelle di propaganda elettorale.

Un altro esempio di come le funzioni tradizionali dei partiti, stante la loro debolezza, vengono progressivamente svolte da altri soggetti.

Conclusioni

Nel sistema attuale, assicurarsi un elevato numero di eletti provoca effetti a catena sul finanziamento e sulla vita dei partiti. Più eletti significa più entrate dalle indennità di parlamentari, consiglieri regionali, amministratori locali. Ma anche un gruppo parlamentare più numeroso, con più possibilità di spesa attraverso i contributi ai gruppi.

Un sistema che quindi presenta delle distorsioni, non solo per il vantaggio competitivo che genera a favore di chi si trova già in maggioranza. Ma in generale perché rende i partiti più deboli, dato che la sostenibilità della loro struttura si basa essenzialmente su quante persone riescono a far eleggere. In questa fragilità, si crea un varco enorme per l'attività e il finanziamento di altri soggetti, come fondazioni e associazioni. Soggetti molto più difficili da monitorare, a maggior ragione in un sistema che incentiva la loro proliferazione.

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