Come il Pnrr interverrà sulla povertà educativa #conibambini

La vera sfida del Pnrr è ridurre i divari tra i territori, specie nel contrasto della povertà educativa. Regione per regione, approfondiamo la situazione attuale e cosa prevede il piano rispetto a 3 temi: asili nido, nuove scuole e dispersione scolastica.

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Nei prossimi anni, la sfida principale per il nostro paese sarà investire adeguatamente le risorse del Pnrr. Ciò è vero anche e soprattutto sul fronte del contrasto alla povertà educativa minorile.

Da un lato, perché il piano nazionale di ripresa e resilienza non è che la declinazione italiana del Next Generation Eu, strumento che ha come missione costitutiva proprio il miglioramento delle prospettive delle prossime generazioni. Dall’altro, perché il suo arco temporale di attuazione coincide in buona parte con i nuovi, e sempre più ambiziosi, obiettivi europei sull’istruzione.

Superare i divari interni per ridurre i ritardi nazionali

I nuovi obiettivi riguardano aspetti fondamentali, come l’incremento nell’offerta di educazione e cura per la prima infanzia, la riduzione degli studenti con basse competenze, l’abbattimento degli abbandoni scolastici precoci, l’estensione dell’istruzione universitaria e terziaria.

Un banco di prova non da poco per un paese che si caratterizza per un’offerta di nidi e servizi per la prima infanzia inferiore alla soglia europea (27,2% nel 2020 a fronte del 33% previsto dall’obiettivo specifico) e per l’alta quota di studenti con basse competenze. Un paese ancora tra i primi in Ue per tasso di abbandono precoce e tra gli ultimi per quota di giovani laureati e con titoli di studio terziari. Ritardi che spesso hanno origine in divari territoriali profondi.

Investire bene le risorse del Pnrr – 19,4 miliardi quelle destinate al potenziamento dei servizi educativi, cui si aggiungono altri interventi non solo confinati nella missione “istruzione e ricerca” – è quindi cruciale. Così come sarà ineludibile monitorarne l’attuazione nel corso dei prossimi anni e la capacità di ridurre gli ampi divari che caratterizzano il nostro paese. Non solo quelli tra nord e sud, o tra regioni diverse, ma anche all’interno di esse. L’impatto di questi interventi andrà perciò misurato sui territori, regione per regione, provincia per provincia, comune per comune.

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Con il presente report abbiamo cercato di fare proprio questo. Monitorare la situazione attuale e vedere dove – in base ai primi dati usciti dalle graduatorie, spesso provvisori e destinati a rimodulazioni in fase di attuazione – saranno direzionate le risorse.

Tre investimenti chiave del Pnrr

In particolare, abbiamo concentrato l’analisi su 3 investimenti a nostro giudizio particolarmente importanti per la riuscita del piano. Tre interventi che toccano ambiti in grado di accompagnare la vita del minore dalla nascita all’intero percorso di formazione.

A partire dall’investimento sugli asili nido, da considerare sempre più come primo passo del percorso educativo del bambino. Vi è poi il piano per la costruzione di nuove scuole, per dotare il sistema educativo nazionale di ambienti di apprendimento innovativi, sicuri e sostenibili, anche in termini di consumi energetici. Infine, appare centrale l’investimento contro la riduzione dei divari territoriali a scuola. In particolare per contenere il rischio dispersione e abbandono, spesso conseguenza di un percorso scolastico caratterizzato da bassi apprendimenti.

L’investimento sugli asili nido e le scuole per l’infanzia mobiliterà nei prossimi anni 4,6 miliardi di euro. Risorse destinate in parte a nuovi bandi, in parte al finanziamento di progetti già in essere, in parte per le spese di gestione. In particolare il nuovo bando sui nidi stanzia circa 2,4 miliardi di euro. Questi contribuiranno alla creazione di 264.480 nuovi posti per servizi di educazione e cura per la prima infanzia.

2,4 miliardi € stanziati dal bando Pnrr per la costruzione di nuovi asili nido.

La costruzione di nuove scuole si inserisce su un comparto, quello dell’edilizia scolastica, che nell’ultimo decennio è stato interessato da interventi di natura diversa con molteplici canali di finanziamento. Anche gli interventi del Pnrr sul settore saranno numerosi. Spiccano ad esempio misure come quelle rivolte alla messa in sicurezza delle scuole, alla creazione di palestre o mense, all’infrastrutturazione digitale delle aule.

1,19 miliardi € stanziati per il piano di sostituzione delle scuole.

Tuttavia l’investimento più qualificante, sebbene non il più cospicuo, appare quello per la costruzione di scuole innovative e sostenibili. Un investimento da 800 milioni, innalzato successivamente a 1,19 miliardi. Prevede la sostituzione di oltre 400mila metri quadri di edilizia scolastica, per un totale di più di 200 scuole e una riduzione del 50% dei consumi.

1,5 miliardi € stanziati per l’intervento straordinario per la riduzione dei divari territoriali nella scuola secondaria di secondo grado.

L’ultimo investimento di cui ci occupiamo è quello per la riduzione dei divari territoriali e il contrasto della dispersione scolastica. Un intervento da considerare funzionale al conseguimento dei nuovi obiettivi europei. In particolare quelli sul miglioramento delle competenze degli studenti e sull’abbattimento dell’abbandono precoce, da ridurre sotto il 9% a livello continentale entro il 2030.

Parliamo di 1,5 miliardi di euro totali, con l’obiettivo di ridurre il tasso di abbandono dal 12,7% attuale al 10,2% nel 2026. Ne abbiamo approfondito l’utilizzo rispetto alla prima tranche da 500 milioni, distribuita tra 3.198 istituti scolastici su tutto il territorio nazionale.

Potenzialità e criticità emerse finora

Per ciascuno di questi temi, siamo partiti dall’analisi della situazione attuale sul territorio. Dall’offerta di nidi e servizi prima infanzia alla dotazione di scuole con accorgimenti per il risparmio energetico. Fino all’incidenza di bassi apprendimenti e abbandono scolastico.

Sulla base di queste analisi, abbiamo mappato gli interventi previsti dal Pnrr per ciascuno degli investimenti, individuando ricorrenze a livello locale, regione per regione.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati ministero dell’istruzione e Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 1 Novembre 2022)

Accanto a una valutazione sull’impatto di tali interventi sul territorio, per cui si rimanda al report completo e ai singoli focus regionali, è possibile tracciare anche un primo bilancio di queste misure.

Pur tenendo presente che una valutazione finale potrà essere fatta solo nei prossimi mesi, con l’attuazione degli interventi, il percorso dei bandi già indica potenzialità e criticità delle misure.

In primo luogo, va rilevato come tutti e 3 gli investimenti analizzati rispettino la clausola del 40% dei finanziamenti al mezzogiorno. Avranno tale destinazione il 54,98% delle risorse del bando nidi, il 42,4% per le “nuove scuole” e il 51,2% della prima tranche del piano anti-dispersione.

Tuttavia i 2 bandi – asili nido e scuole – hanno fatto emergere tutte le difficoltà di alcuni territori nell’accedere alle risorse con lo strumento del bando. Ciò è stato particolarmente visibile in quello sui nuovi nidi. La scadenza è stata prorogata più volte, con una riapertura dei termini rivolta specificamente agli enti del mezzogiorno.

La partecipazione di alcuni territori è sottodimensionata rispetto ai fabbisogni.

Ciò ha consentito – come detto – di rispettare la quota del 40% prevista. Ma nonostante questo alcune regioni meridionali, come Sicilia, Molise e Basilicata, hanno espresso un fabbisogno ben al di sotto delle attese. Un’esito che può certamente essere attribuito a un’insufficiente priorità talvolta assegnata a questi temi dal decisore locale. Ma non va sottovalutato l’ostacolo – per gli enti locali carenti delle professionalità necessarie – costituito dal mettere a punto una progettazione efficace, in linea con quanto stabilito dai bandi. Così come può aver pesato una difficoltà, specie per le amministrazioni con minori risorse e attualmente senza nidi, nel prevedere a regime la sostenibilità di servizi che oggi non offrono.

Coinvolgimento della comunità educante e dati aggiornati sono cruciali per la riuscita del piano.

Per quanto riguarda il dispiegamento della prima parte del piano per la riduzione dei divari educativi emergono altri tipi di criticità. In primo luogo, come sottolineato dal gruppo di lavoro sulla dispersione scolastica istituito dallo stesso ministero dell’istruzione,  non è stato valorizzato a sufficienza lo strumento dei patti educativi di comunità. Una debolezza che rischia di condizionare la riuscita dell’investimento. Il coinvolgimento delle comunità educanti rappresenta infatti la principale strategia di lungo periodo affinché misure così importanti non si risolvano in interventi estemporanei.

Inoltre, la modalità di selezione dei territori ha fatto emergere la necessità di un set di indicatori aggiornato e condiviso, altro aspetto sottolineato dal gruppo di lavoro. Non si tratta solo di una questione di metodo. È l’unico presupposto individuare correttamente i fabbisogni, impostare gli interventi e monitorarne nel tempo l’attuazione.

Per queste ragioni, monitoraggio e attuazione del Pnrr vanno di pari passo. Come dimostra il percorso seguito dagli investimenti analizzati, il coinvolgimento delle comunità locali e delle comunità educanti è essenziale per la riuscita del piano. Per realizzarlo, c’è bisogno di un dibattito consapevole, basato sull’effettiva condizione dei territori. Il presente report, declinato anche in chiave regionale, vuole essere un contributo proprio in questa direzione.

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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi al Pnrr sono stati elaborati a partire dalle graduatorie e dalle informazioni pubblicate dal ministero dell’istruzione.

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