Registro lobby della camera, bisogna andare avanti Portatori d'interesse

La scorsa settimana l’ufficio di presidenza di Montecitorio ha applicato delle sanzioni contro iscritti al registro delle lobby. Qualcosa si muove, ma così non basta.

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Nel lungo percorso che porta a delle istituzioni più trasparenti ed aperte, e quindi ad una politica più sana, una tappa inevitabile, e mai raggiunta nel nostro paese, è una vera e corretta regolamentazione nazionale delle lobby e dei portatori di interesse.

I tentativi in Italia sono stati vari, ma mai nessuno è riuscito ad affrontare in maniera soddisfacente i vari aspetti della questione. Uno di questi tentativi vede protagonista il parlamento, e in maniera particolare la camera dei deputati. Introdotto nel 2017 sotto spinta dell’allora presidente Laura Boldrini, il registro dei rappresentanti di interesse ha da sempre avuto dei limiti.

Al presidente @Roberto_Fico chiediamo ora una riforma del regolamento: maggiori (e migliori) informazioni, dati riutilizzabili e un calendario degli incontri

Per molto tempo la sua effettiva applicazione era finita fuori dai radar, fino alla settimana scorsa. L’ufficio di presidenza ha infatti punito alcuni iscritti, applicando sanzioni e vietando loro l’accesso a Montecitorio per un anno. Qualcosa quindi sembra muoversi, ma forse è giunta l’ora di rimettere mano al registro in maniera seria, allargandolo al senato, e dandogli una struttura realmente utile per cittadini, ricercatori e attivisti.

Il registro della camera

A marzo del 2017 Montecitorio, sotto spinta dell’allora presidente Laura Boldrini, istituì ufficialmente il primo registro dei rappresentanti di interesse del parlamento italiano.

Un tentativo che avevamo già avuto modo di analizzare, e per cui avevamo sollevato numerose criticità. Con la pubblicazione per consultazione del registro, erano emerse poi le problematiche più corpose. La fruibilità per riutilizzo delle informazioni era pari a zero: i dati non erano forniti in formato aperto, ma solamente come un’unica lunga pagina web in cui schede su schede venivano messe una sopra l’altra. Non solo, i campi di risposta per registrarsi erano, e sono tutt’ora, liberi, rendendo l’utilità delle risposte molto discutibile. Solamente per fare un esempio alla domanda “soggetti che intende contattare” la maggior parte delle strutture avevano scritto “deputati”, cosa relativamente ovvia considerando che si tratta di un registro delle lobby presso la camera.

233 le strutture accreditate dal 2017 ad oggi.

La cosa che però rendeva, e rende tutt’ora, questo tentativo molto parziale è il fatto che non coinvolgeva in nessun un modo l’altro ramo del parlamento: il senato. In un bicameralismo perfetto come il nostro, avere una regolamentazione diversa delle lobby tra camera e senato è chiaramente un contro senso.

Il problema delle relazioni, le richieste di openpolis a gennaio 2019

A gennaio di quest’anno abbiamo dedicato di nuovo spazio alla materia.

In particolare abbiamo sottolineato alcuni problemi strutturali del registro, soprattutto per quanto riguarda le relazioni di attività. Alla fine di ogni anno infatti le strutture accreditate devono presentare una relazione alla camera sulla loro attività, specificando, tra le altre cose, i parlamentari con cui hanno interloquito e gli obbiettivi che hanno raggiunto. Queste relazioni sono poi rese disponibili nelle schede delle diverse strutture, permettendo a tutti i cittadini di consultarle sul sito internet del registro. Il problema è che molte strutture, alcune di rilievo, sembravano non aver mai consegnato nessun tipo di relazione.

Non solo, era anche emerso che molte delle relazioni erano poco chiare, e contenenti informazioni vaghe, poco concrete nonché facilmente prevedibili.  Una situazione che ci aveva fatto giungere ad una sola conclusione: per fare trasparenza non basta pubblicare informazioni, se le informazioni che si pubblicano sono poco interessanti e soprattutto non riutilizzabili. 

Le sanzioni di Montecitorio

Nelle scorse settimane l’Ufficio di presidenza della camera è finalmente intervenuto sulla materia, decidendo di sanzionare le strutture ree di aver consegnato relazioni generiche e imprecise. Con quasi 6 mesi di ritardo quindi rispetto alla nostra segnalazione, anche Montecitorio si è accorta dei tanti problemi presenti, e della necessità di mettere in campo dei controlli più serrati sulle informazioni fornite.

Finalmente dei controlli sulla validità delle relazioni di fine anno depositate.

A queste strutture sono state applicate le sanzioni del caso, e per aver violato le regole imposte dalla camera non avranno accesso, chi per l’inter legislatura chi per un anno, a Montecitorio. In questo senso quindi l’aver introdotto finalmente dei controlli rappresenta certamente un elemento positivo. A questo punto è pero necessario avviare una riflessione su una riforma dell’attuale registro della camera, con l’intento di allargarlo al senato, e soprattutto arrivare ad una regolamentazione nazionale della materia.

Dove dobbiamo andare da qui

Come abbiamo avuto modo di raccontare più volte in passato l’attuale registro ha molti limiti. Se la presidenza della camera ha finalmente intenzione di monitorare sul suo effettivo rispetto, è forse l’occasione buona per rimettere mano al suo funzionamento. Qui alcuni punti su cui lavorare:

  1. Informazioni richieste in fase di registrazione – Diventa necessario introdurre delle domande in fase di registrazione che realmente contribuiscano alla comprensione della materia. Non più campi liberi, ma percorsi guidati e soprattutto domande dirette. Ad oggi una delle domande a cui bisogna rispondere è “soggetti che intende contattare”, a cui la maggior parte degli iscritti ha scritto “i deputati” o “tutti i parlamentari”, informazioni abbastanza inutili;
  2. Registro degli incontri dei parlamentari – Nei pochi casi in cui sono state inserite informazioni sulle persone incontrate, si ha comunque un quadro fortemente parziale della situazione. È necessario introdurre, per ogni singolo deputato, un calendario degli incontri svolti con gli iscritti al registro. Calendario che deve indicare la data dell’incontro, l’argomento trattato, e le persone presenti. Solo così è possibile ricostruire eventuali nessi tra incontri avvenuti, e decisioni prese dall’aula;
  3. Investimento economico in lobbying delle strutture – Un’altra informazione determinante che manca per la comprensione della materia è l’investimento economico delle singole strutture in attività di lobbying, con attenzione particolare alle attività presso la camera. Avere a disposizione il budget specifico permetterà di quantificare meglio la portata del fenomeno, e soprattutto intercettare le strategie economiche dei diversi attori coinvolti;
  4. Controlli sulle informazioni inserite – Semplicemente scorrendo il registro dei portatori di interesse molte informazioni appaiono poco verosimili. Tra queste, il fatto che alcune delle più grandi società di lobbying italiane dichiarino relazioni annuali per un solo cliente. La verifica dei dati comunicati deve essere stringente, per fare emergere, come nel caso delle sanzioni appena applicate della camera, informazioni false e poco realistiche;
  5. Dati riutilizzabili – La fruizione del registro è molto limitata. L’impostazione del sito online non permette di consultare i dati inseriti dalle singole strutture in maniera rapida. Piuttosto che avere una singola pagina con tutte le informazioni, le schede delle singole entità accreditate andrebbero organizzate, e rese disponibili, in formato aperto. Bisogna fornire ai cittadini, attivisti e ricercati dati riutilizzabili.

Se la presidenza di Montecitorio vuole muoversi verso un effettivo rispetto regolamento, è forse lecito farlo introducendo regole più stringenti, e una struttura di controllo più condivisibile.

Foto credit: Twitter Roberto Fico

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