Quanta differenza può fare la scuola sulle competenze degli studenti #conibambini

Frequentare una scuola o un’altra non è indifferente sulle competenze che acquisiranno gli alunni. Alcuni dati per stimare il valore aggiunto delle scuole nelle diverse aree del paese.

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Sulle competenze che acquisiscono gli studenti, dall’italiano alla matematica, possono incidere molti fattori. Uno dei più importanti è sicuramente il contesto di provenienza dell’alunno, come lo status socio-economico e culturale della famiglia di origine.

Le ricerche sono generalmente concordi nell’indicare questa come una variabile decisiva nel percorso di apprendimento e nei risultati scolastici. Con tutte le conseguenze che ciò comporta in termini di mobilità sociale.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: giovedì 5 Luglio 2018)

Il valore aggiunto indica il contributo della scuola nel miglioramento dei risultati degli alunni.

Ma non c'è solo la condizione economica, sociale e culturale della famiglia a influenzare quello che il bambino apprenderà. Tra i fattori da considerare c'è anche il ruolo della scuola, quello che la letteratura definisce il "valore aggiunto". Cioè la capacità della singola scuola di produrre un effetto positivo sulle competenze degli studenti, ovviamente al netto degli altri fattori. Monitorare questo aspetto, soprattutto in chiave territoriale, è particolarmente importante. Può informarci del ruolo delle istituzioni scolastiche nella riduzione delle disuguaglianze, educative e non solo.

Come si misura il "valore aggiunto" delle scuole

In Italia i dati per monitorare questo fenomeno sono quelli raccolti da Invalsi, che ha affrontato il tema anche in un recente rapporto. L'indicatore che misura il valore aggiunto della scuola calcola quanto sono migliorate le competenze degli stessi alunni ad alcuni anni di distanza, nei diversi gradi di istruzione. In particolare dalla seconda alla quinta elementare, dalla quinta alla terza media e da quest'ultima alla seconda superiore.

Una premessa metodologica è d'obbligo. Non si può stimare il valore aggiunto di una scuola sulle competenze degli alunni che la frequentano se prima non si considerano anche gli altri fattori che possono influenzare l'apprendimento.

Il mondo della ricerca ha preso posizione contro la pretesa di valutare l’efficacia pedagogico-didattica di una scuola rispetto a un’altra senza tener conto della diversità delle popolazioni di studenti da esse reclutate.

Per questa ragione il valore aggiunto è stimato al netto di 3 variabili che non dipendono dalla scuola:

  • il già citato livello socio-culturale della famiglia di origine dell'alunno;
  • il livello socio-culturale del territorio in cui si trova l'istituto (cioè il background ambientale);
  • le competenze già acquisite dagli alunni prima di entrare a scuola.

3 i segmenti scolastici monitorati con i dati Invalsi (elementari, medie, superiori) lungo 2 discipline (matematica e italiano).

Come interpretare i dati sul valore aggiunto

L'indicatore quindi misura, a parità di tutti gli altri fattori, l'impatto della scuola sui miglioramenti degli studenti. L'impatto può anche essere nullo, se la scuola ottiene risultati che erano prevedibili in base alle caratteristiche dei suoi studenti.

Va tenuto presente che un istituto potrebbe avere un basso o nullo valore aggiunto, ma comunque performare molto positivamente nei test Invalsi. Vuol dire che i risultati sono spiegati da fattori che prescindono dalla scuola. Un dato da leggere in controluce: non brillante, ma nemmeno negativo, perché significa che la scuola ha "accompagnato" una situazione già buona.

Al contrario una scuola potrebbe avere un valore aggiunto complessivamente positivo, anche se i suoi alunni hanno ottenuto punteggi Invalsi al di sotto della media nazionale. Semplicemente perché rispetto alle condizioni di partenza l'effetto scuola ha prodotto risultati superiori alle aspettative, anche se non abbastanza per raggiungere il livello medio. Un dato buono se preso a sé, ma in una situazione complessivamente negativa.

L'effetto scuola nel primo ciclo di istruzione

Le elementari sono il primo tassello della scuola dell'obbligo, un percorso formativo in cui alunni sviluppano molte delle basi per il futuro apprendimento e spirito critico.

Effetto neutro in gran parte delle scuole.

Rispetto alle competenze in italiano, il valore aggiunto della maggioranza delle scuole elementari italiane è neutro. Significa che nella maggior parte delle scuole gli alunni ottengono risultati in linea rispetto alle aspettative (background ambientale, famiglia di provenienza, conoscenze pregresse). Un dato da leggere tutto sommato positivamente, se le premesse erano già buone; mentre indica una difficoltà nel ridurre i divari dove i risultati sono peggiori.

Questa tendenza caratterizza tutte le aree del paese, ma con intensità molto diverse. Nel nord la quota di scuole con valore aggiunto nella media è circa l'80%, con punte dell'83,1% nel nord-est.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: martedì 19 Marzo 2019)

È nel sud che si assiste a una maggiore polarizzazione, con una maggiore frequenza di scuole che ottengono risultati inferiori rispetto a quelli attesi in base alle caratteristiche dei loro alunni: 1 su 5 nel solo sud, oltre 1 su 4 nel sud e isole. E sempre nel mezzogiorno sono più frequenti anche le scuole con un valore aggiunto positivo rispetto alle aspettative. Rispetto al resto del paese, nel sud ricorrono maggiormente gli istituti che hanno un effetto positivo (5,1%) o leggermente positivo (16%). Un valore aggiunto che purtroppo, come spiegato nelle premesse, non sempre basta a ridurre gli squilibri.

Peraltro, le scuole elementari con valore aggiunto positivo in italiano tendono ad averlo anche in matematica, e viceversa.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: martedì 19 Marzo 2019)

Nelle scuole secondarie di primo grado, comunemente chiamate medie inferiori, le ricorrenze geografiche viste per le elementari cambiano in modo piuttosto netto.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: martedì 19 Marzo 2019)

Nella V classe della primaria erano soprattutto le scuole del mezzogiorno a fare la differenza, sia in negativo sia anche, in una quota non trascurabile di casi, in positivo. Arrivati in III media la quota di scuole con valore aggiunto positivo è più alta nel nord e nel centro (con un picco nell'Italia nord-occidentale). Mentre aumenta la frequenza di quelle con valore aggiunto negativo o leggermente negativo nel mezzogiorno. Anche in questo caso la tendenza è sostanzialmente la stessa per entrambe le discipline rilevate, italiano e matematica

L'effetto scuola alle superiori

Alle superiori i dati appena visti cambiano in funzione del tipo di percorso intrapreso: liceo, istituto tecnico o professionale.

Nei licei riemerge la polarizzazione nelle scuole del mezzogiorno. Nel sud e nelle isole sono meno frequenti (anche se comunque maggioritari, 61,4%) le scuole con risultati in linea con le caratteristiche di partenza degli alunni.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: martedì 19 Marzo 2019)

Nel meridione è consistente a quota di licei classici e scientifici con risultati attesi inferiori alle aspettative (8,5%, più un ulteriore 17,5% con valore aggiunto negativo). Ma è anche molto significativa la quota di quelli che superano le attese (13% di scuole con valore aggiunto positivo o leggermente positivo). La percentuale di licei a valore aggiunto complessivamente positivo al sud è superiore a quella del centro.

3,1% dei licei scientifici e classici del sud e delle isole ha un valore aggiunto pienamente positivo. È la percentuale più alta tra le diverse macro-aree.

Per gli istituti professionali emerge una netta spaccatura tra nord e centro-sud. Nell'Italia settentrionale, i professionali hanno più spesso della media un valore aggiunto positivo o leggermente positivo: 19,4% nel nord-ovest, 22,9% nel nord-est.

Nell'Italia centrale e meridionale, al contrario, sono meno ricorrenti gli istituti professionali con valore aggiunto positivo. Sia nel centro che nel mezzogiorno, la quota di istituti con valore aggiunto inferiore alle aspettative supera il 15%, contro il 6,7% del nord-ovest e il 3,9% del nord-est. Una dinamica che emerge in modo abbastanza simile nei dati sugli istituti tecnici.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i bambini su dati Invalsi
(ultimo aggiornamento: martedì 19 Marzo 2019)

In conclusione, la tendenza dominante è che nella maggior parte delle scuole italiane, in tutte le aree del paese e in tutti i gradi, gli alunni raggiungono il livello che era prevedibile in base alle caratteristiche di partenza. Le scuole con valore aggiunto positivo o negativo sono quindi una minoranza, suscettibile però di variare molto nelle diverse macro-aree.

Mentre il sistema scolastico del centro-nord appare più uniforme, il mezzogiorno mostra una maggiore polarizzazione: scuole molto performanti rispetto alle aspettative convivono con altre dove l'acquisizione di competenze da parte degli alunni è inferiore alle attese.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. La fonte dei dati sui livelli di competenza degli studenti è Invalsi. I dati sono relativi all'anno scolastico 2017/18.

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