Perché sull’abbandono scolastico resta ancora molto da fare #conibambini

In Italia l’abbandono scolastico è sceso al 13,1% nel 2020. Sul lungo periodo, c’è stato un miglioramento nel corso di questo decennio. Tuttavia quello italiano resta ancora uno dei dati più elevati in Ue e sembra lontana la soglia del 9%.

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Un ragazzo che abbandona la scuola rappresenta un fallimento educativo. Le ricerche indicano infatti che a lasciare gli studi prima del tempo sono spesso i giovani più svantaggiati, sia dal punto di vista economico che sociale. Un meccanismo molto pericoloso perché aggrava le disuguaglianze già esistenti. Quando tale fenomeno colpisce ampi strati della popolazione è l’intera società che diventa complessivamente più impreparata, povera e insicura.

L’abbandono precoce pone diverse problematiche, non solo per i giovani, ma anche per la società. In molti casi limita le opportunità dei ragazzi sul mercato del lavoro e fa aumentare il rischio di disoccupazione, povertà, problemi di salute, oltre a causare una ridotta partecipazione alle attività politiche, sociali e culturali. Inoltre, tali conseguenze negative ricadono sulla generazione successiva e possono perpetuare il ripetersi di tale fenomeno.

Sotto questo punto di vista, i dati per il 2020 risultano in lieve miglioramento rispetto all’anno precedente. Tuttavia c’è ancora molto da fare. Con il 13,1% di giovani che abbandonano prematuramente gli studi infatti l’Italia è il quarto stato europeo per incidenza del fenomeno.

All’interno del paese poi si registrano delle significative disparità tra un territorio e l’altro. In generale le regioni del meridione risultano più in difficoltà. Allo stesso tempo però è proprio nel mezzogiorno che si sono registrati i progressi più significativi rispetto al 2019.

L’abbandono scolastico in Italia e in Europa

L’Unione europea si era posta come obiettivo quello di ridurre sotto al 10% entro il 2020 la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi. L’obiettivo continentale, in vista del 2030, è stato poi ulteriormente abbassato di un punto (9%) con una risoluzione del consiglio europeo del febbraio 2021. Questo target però rappresenta una media, ed è stato parametrato per le diverse situazioni nazionali. Per l’Italia l’obiettivo era il 16%.

L’Unione europea ha fissato come obiettivo che i giovani europei tra 18 e 24 anni senza diploma superiore (o qualifica professionale) siano meno del 10% del totale. Vai a "Che cos’è l’abbandono scolastico"

Va detto che il fenomeno non è facile da misurare, perché richiederebbe dati in grado di tracciare il percorso scolastico del singolo studente. A livello europeo la scelta è stata utilizzare come indicatore indiretto la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media. Tra questi viene incluso anche chi ha conseguito una qualifica professionale regionale di primo livello con durata inferiore ai due anni.

L’Italia ha raggiunto il proprio obiettivo per l’abbandono scolastico ma è lontana dai più alti standard Ue.

In base a questo indicatore in Italia nel 2020 si registrava una percentuale di abbandoni pari al 13,1%. Da questo punto di vista quindi il nostro paese ha raggiunto il proprio obiettivo. Tuttavia dobbiamo evidenziare come il dato italiano sia ancora lontano dai più alti standard europei. Come possiamo notare anche dalla mappa infatti il nostro paese è tra quelli in cui il problema degli abbandoni precoci è più consistente. Solo Malta (16,7%), Spagna (16%) e Romania (15,6%) nel 2020 registravano una percentuale più alta.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: sabato 6 Marzo 2021)

13,1% i giovani che hanno abbandonato prematuramente gli studi in Italia (2020).

Allo stesso tempo però, nel lungo periodo il trend del nostro paese ha mostrato un miglioramento. Possiamo osservare infatti come il tasso di abbandono sia passato dal 17,8% del 2011 al 13,1% del 2020 (-4,7 punti percentuali). Come possiamo osservare dal grafico il trend di diminuzione è stato simile anche per Francia e Germania che però partivano da livelli molto più bassi.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: sabato 6 Marzo 2021)

L'abbandono scolastico nelle regioni italiane

Una delle caratteristiche del nostro paese per quando riguarda l'abbandono scolastico è quella di avere ampi divari al proprio interno. Osservando i dati a livello regionale si può notare uno squilibrio tra sud e centro-nord. Ai primi 5 posti della classifica troviamo infatti le 5 maggiori regioni del mezzogiorno.

Al primo posto troviamo la Sicilia con un tasso di abbandono pari al 19,4%. Seguono Campania (17,3%) e Calabria (16,6%). Queste regioni, a cui si aggiunge anche la Puglia (15,6%), si trovano al di sopra della media nazionale. Dall’altro lato invece Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Emilia Romagna e Marche si trovano al di sotto dell’obiettivo Ue del 10%.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: mercoledì 1 Settembre 2021)

Nel centro-nord l’abbandono scolastico è cresciuto rispetto al 2019.

C’è da dire però che il mezzogiorno è anche l’area della penisola in cui si sono registrati i progressi maggiori rispetto all’anno precedente. In base ai dati di Istat infatti nel 2019 sud e isole avevano un tasso di abbandono pari al 18,2%, sceso poi al 16,3% nel 2020. Analizzando le 4 regioni che si trovano sopra la media italiana, possiamo notare che 3 di queste hanno migliorato i loro dati nell’ultimo anno. L’unica eccezione è rappresentata dalla Campania, rimasta stabile al 17,3%. In Sicilia invece il tasso di abbandono si è ridotto di 3 punti percentuali, in Calabria di 2,4 e in Puglia di 2,3 rispetto al 2019.

-1,9 la variazione, in punti percentuali, del tasso di abbandono scolastico al sud tra il 2019 e il 2020.

Considerando invece le regioni del centro e del nord nel loro complesso, possiamo osservare che qui il livello di abbandono scolastico è cresciuto rispettivamente di 0,5 e 0,6 punti percentuali rispetto al 2019.

Criticità a livello locale

Al di la dei passi avanti fatti, nel nostro pase l'abbandono scolastico rimane comunque un problema molto serio. Un elemento importante per intervenire e arginare il fenomeno è quello di avere dati il più dettagliati possibile, in modo da poter monitorare le criticità presenti nei singoli territori e organizzare azioni mirate.

Purtroppo, sotto questo aspetto, le informazioni più recenti risalgono al censimento realizzato da Istat nel 2011. Inoltre l'indicatore scelto in questo caso è diverso da quello di Eurostat. Qui infatti la fascia d'età analizzata è quella compresa tra i 15 e i 24 anni. Per i minori di 18 anni però quasi forzatamente l'unico titolo di studio conseguito è la licenza media. Serve un criterio ulteriore quindi per valutare l'incidenza dell'abbandono scolastico. Quello scelto è il non frequentare altri tipi di percorsi di studio regolari o di formazione professionale.

Tali dati comunque ci possono fornire un'idea di com'è distribuito il fenomeno a livello locale. Un primo elemento che risulta subito evidente è il fatto che vi sono situazioni critiche anche al nord e territori del mezzogiorno con dati inferiori alla media.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: sabato 31 Dicembre 2011)

 

Analizzando la situazione nelle 5 aree più popolose del nostro paese, possiamo osservare che nella città metropolitana di Roma si trovavano 22 comuni su 121 in cui la percentuale di abbandono era inferiore al 10%. Da notare inoltre che nella capitale l'abbandono si attestava al 9%. Il dato più basso tra i principali capoluoghi italiani. Nella città metropolitana di Milano invece figuravano 28 comuni su 134 (il 20,9%) in cui il tasso di abbandono era superiore al 15%. Mentre in 26 centri il dato era inferiore al 10%.

Nella città metropolitana di Torino nel 2011 si registravano 45 comuni su 315 (il 14,3%) in cui l’abbandono scolastico era superiore al 20%. D’altra parte però in 71 centri il dato era pari o inferiore al 10%. Nella città metropolitana di Napoli invece il fenomeno era mediamente più diffuso. Quasi la metà dei comuni (44 su 92) infatti presentava dati superiori al 20%. Da segnalare in questo caso il dato particolarmente elevato del comune capoluogo. A Napoli infatti il tasso di abbandono scolastico era del 28,1%. Il più alto tra i capoluoghi passati in rassegna.

28,1% i giovani che hanno abbandonato precocemente gli studi nel comune di Napoli (2011).

La situazione più difficile è quella della città metropolitana di Palermo ma anche qui non mancano realtà in cui l'abbandono scolastico risulta più contenuto. In 10 comuni infatti la percentuale risultava inferiore al 15%.

È essenziale avere dati aggiornati a livello locale.

In questo contesto la pandemia si è configurata come un acceleratore di processi in corso, piuttosto che come vero e proprio spartiacque. Vista la situazione quindi, è essenziale dotarsi di tutti gli strumenti per contrastare la povertà educativa in modo efficace. E questo significa anche disporre di informazioni attuali, quanto più disaggregate possibili, a partire dall'aggiornamento di indicatori preziosi come quello sull'abbandono scolastico. Anche per valutare con precisione l'impatto del Covid su queste dinamiche.

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I contenuti dell'Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell'articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l'obiettivo di creare un'unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. Le fonti dei dati sulle uscite precoci dal sistema educativo (censimento 2011) e sulla percentuale di adulti diplomati (2015) sono Urban Index e Istat (statistiche sperimentali).

Foto credit: Unsplash Zhuo Cheng you - Licenza

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