L’Italia è tra gli ultimi stati Ue per tasso di occupazione Europa

La quota di persone che lavorano va progressivamente aumentando, ma in Italia l’incremento risulta particolarmente lento. Le regioni del mezzogiorno, soprattutto Sicilia e Campania, registrano nel 2021 i dati più bassi del continente.

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In un recente approfondimento, ci siamo occupati del tasso di disoccupazione nelle regioni e negli stati dell’Ue. L’Italia nel 2021 si posizionava terza, sotto la Spagna e la Grecia, come paese con il tasso più elevato (9,5%, contro una media del 7%).

Tuttavia per descrivere la partecipazione al mondo del lavoro c’è un altro indicatore importante da considerare: il tasso di occupazione, con cui si intende la percentuale della forza lavoro che ha un impiego nel momento della rilevazione. È importante considerare questo indicatore per capire quanti lavoratori ci sono tra la popolazione attiva.

Occupato è chi svolge un lavoro. Occupati e disoccupati compongono la forza lavoro, cioè la popolazione economicamente attiva. Vai a “Che cosa si intende per occupati, disoccupati e inattivi”

Il tasso di occupazione nei paesi e nelle regioni dell’Ue

Mediamente in Ue nel 2021 risulta occupato il 68,4% della forza lavoro. Una quota che nell’arco di un decennio è cresciuta di circa 6 punti percentuali (nel 2012 si attestava al 62,6%). La situazione appare però fortemente diversificata da paese a paese, e anche a livello regionale.

I dati si riferiscono alla percentuale di persone che lavorano, all’interno della forza lavoro (ovvero la popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni, che comprende anche i disoccupati).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: martedì 27 Settembre 2022)

I Paesi Bassi registrano la quota più elevata (80,1%). Seguono Germania (75,8%) e Danimarca e Malta (entrambe con il 75,5%). Agli ultimi posti invece Grecia (57,2%), Italia (58,2%) e Romania (61,9%).

A livello regionale, la quota più elevata la riporta la regione finlandese dell’Åland, con un tasso di occupazione pari all’84,2%. Un valore più che doppio rispetto a quello della Sicilia, che detiene invece il record negativo a livello europeo. Seguono per tasso più contenuto la Campania (41,3%), il territorio oltremare francese della Guyana (41,4%) e la Calabria (42%).

41,1% il tasso di occupazione in Sicilia nel 2021, il dato più basso d’Europa.

L’Italia si caratterizza per una marcata disomogeneità da regione a regione. Mentre infatti le regioni del mezzogiorno registrano alcuni dei dati più bassi d’Europa, lo stesso non si può dire per quelle settentrionali, che restano comunque distanti dai dati del nord Europa.

Tra la Sicilia e la provincia autonoma di Bolzano (che detiene il record italiano) c’è una differenza di quasi 30 punti percentuali. Si tratta però dell’unica regione insieme all’Emilia-Romagna (68,5%) che supera la media europea. Tutte le altre 19 si trovano al di sotto, con 9 regioni, tra cui tutte quelle del mezzogiorno, che non arrivano al 60%.

Cresce l’occupazione, ma non ovunque con lo stesso ritmo

In tutti gli stati membri dell’Unione nell’ultimo decennio il tasso di occupazione è gradualmente aumentato. Ma con intensità diverse da paese e paese. Ad esempio a Malta la quota è cresciuta di oltre 15 punti percentuali, passando dal 59,9% nel 2012 al 75,5% nel 2021. Altri incrementi marcati si sono registrati in Ungheria (+14,5 punti percentuali) e Polonia (+12,3).

Dopo l’Austria (+1 punto percentuale di differenza), l’Italia è, insieme alla Svezia, il paese Ue che ha riportato l’aumento più contenuto, pari ad appena 2,1 punti percentuali.

I dati si riferiscono alla percentuale di persone che lavorano, all’interno della forza lavoro (ovvero la popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni, che comprende anche i disoccupati).

FONTE: elaborazione openpolis su dati Eurostat
(pubblicati: mercoledì 16 Novembre 2022)

In tutti i grandi paesi Ue il tasso di occupazione è lievemente aumentato tra il 2012 e il 2021, pur subendo il temporaneo impatto della pandemia (soprattutto nel caso di Germania e Spagna).

L’Italia riporta il dato più basso nel 2021, mentre la Spagna, che deteneva il record negativo nel 2012, ha registrato l’aumento più marcato (+7 punti percentuali nel corso del decennio). In Francia e Germania si è verificato invece un aumento pari rispettivamente a 2,8 e 3,8 punti percentuali in questo stesso lasso di tempo.

Foto: Christin Humelicenza

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