La partecipazione dei giovani nelle organizzazioni sociali e nel volontariato #conibambini

Contrariamente ai luoghi comuni, i giovani svolgono attività gratuite in associazioni di volontariato più spesso della media della popolazione. Il contributo di ragazze e ragazzi come agenti di cambiamento è insostituibile.

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Come ogni anno, ad agosto si celebra la giornata internazionale della gioventù. Una ricorrenza che serve anche a ricordare il potenziale delle giovani generazioni come motore di cambiamento.

Come abbiamo già avuto modo di raccontare, l’energia di cui sono portatori i più giovani è in troppi casi dispersa a causa delle disuguaglianze di accesso all’istruzione. Divari che poi si ripresentano nel mondo del lavoro, alimentando fenomeni come quello dei neet, persone che non studiano, non lavorano e non sono in formazione.

Tuttavia ridurre la questione giovanile solo a questo aspetto è spesso funzionale a una narrazione fuorviante e caricaturale. Una descrizione che li vorrebbe passivi e apatici. Mentre negli ultimi anni le giovani generazioni hanno dimostrato un notevole attivismo in numerosi campi, a partire dalla tutela dell’ambiente. Quasi 2 giovani italiani su 3 si dichiarano molto preoccupati per il cambiamento climatico, più del resto della popolazione italiana e anche della media Ue.

Quello delle nuove generazioni è in tanti casi un contributo pratico e fattivo alla vita della propria comunità, ad esempio con attività come il volontariato. Dati alla mano, approfondiamo la natura e le potenzialità di questo impegno.

La partecipazione dei giovani alla vita della comunità

Sono diversi gli indicatori in grado di restituire la partecipazione dei giovani alla vita della società e delle proprie realtà locali.

In primo luogo la quota di persone che frequentano associazioni, come quelle ecologiche, per i diritti civili e la pace. Gli under 25 sono la fascia di popolazione più coinvolta nell’associazionismo in questo ambito.

Rispetto alla media nazionale – l’1,6% delle persone con almeno 14 anni che nel 2022 hanno partecipato a riunioni di queste organizzazioni – nessuna classe demografica over-25 raggiunge la quota del 2%.

Percentuale conseguita invece dagli adolescenti (14-17 anni), dai 20-24enni e ampiamente superata tra i neomaggiorenni. I giovani di 18 e 19 anni sono infatti la classe anagrafica più attiva nell’associazionismo per i diritti e la cura dell’ambiente (2,9% del totale).

1,8 volte la quota di 18-19enni che hanno partecipato a riunioni di associazioni attive sui temi dell’ecologia, dei diritti e della pace rispetto alla media della popolazione.

Un altro dato interessante è che, sebbene in media non siamo ancora tornati ai livelli pre-Covid, nella progressiva uscita dalla pandemia è tornata a crescere la partecipazione nel volontariato.

In particolare tra i giovanissimi (14-17 anni). Tra i minori, anche a causa dell’emergenza sanitaria, la possibilità di svolgere queste attività era crollata al 3,9%. Nel 2022 è cresciuta di 2,5 punti, l’aumento più importante rispetto alle diverse fasce d’età.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(consultati: mercoledì 31 Maggio 2023)

Tra i giovani di età compresa tra 18 e 24 anni l’aumento è stato più contenuto. Tuttavia si tratta di fasce d’età dove l’impegno nel volontariato è di un punto superiore alla media della popolazione.

1,1 la differenza, in punti percentuali, tra l’impegno nel volontariato dei 18-19enni e la media della popolazione.

L’impegno dei giovani, in particolare nella fascia 18-24 anni, emerge anche nell’attivismo all’interno associazioni non di volontariato. Il 2,7% della popolazione complessiva ha svolto attività gratuite per questo tipo di organizzazioni nel 2022. Tra i 20-24enni la quota sale al 3,3%, tra i 18-19enni arriva addirittura al 4,1%. Solo tra i minori di 14-17 anni risulta più basso (1,6%).

Per le comunità in cui vivono, i giovani rivestono quindi un valore inestimabile come agenti di cambiamento. Un aspetto che sono ancora i dati sulle organizzazioni sociali e le attività di volontariato a mostrare in controluce.

Il contributo prezioso dei giovani al mondo del volontariato

L’ultima rilevazione del censimento Istat sulle istituzioni non profit ha mostrato chiaramente una difficoltà del mondo del volontariato nell’attrezzarsi alla transizione digitale, essendo formato da migliaia di associazioni di piccole e piccolissime dimensioni.

Sono oltre 360mila le istituzioni non profit in Italia: organizzazioni snelle, con una media di meno di 2,4 dipendenti ciascuna e strutturate nell’85,2% dei casi nella forma di associazione. Efficaci proprio perché animate da volontari capaci e motivati: oltre 4,6 milioni di persone, in base alle ultime rilevazioni.

Tuttavia nel padroneggiare strumenti e tecnologie la strada da fare è ancora lunga. Sebbene quasi l’80% delle istituzioni non profit italiane abbia utilizzato almeno una tecnologia digitale nel corso del 2021, per 3 organizzazioni su 4 la tecnologia utilizzata è stata principalmente una connessione a internet, di tipo fisso o mobile.

FONTE: elaborazione openpolis – Con i Bambini su dati Istat

Solo una associazione su 3 si è avvalsa anche di piattaforme digitali per le proprie attività, meno di una su 10 (9,8%) ha acquistato servizi di cloud computing e poco più del 2% ha fatto ricorso a ulteriori tecnologie. Come quelle legate all’internet delle cose, alla robotica, alla stampa 3D.

1 su 5 le istituzioni non profit che non utilizzano alcuna tecnologia digitale.

Il motivo del mancato utilizzo di tecnologie viene spesso individuato dalle associazioni non digitalizzate nella limitata quantità di risorse finanziarie disponibili (26,4% dei casi). Ma una quota consistente indica anche la scarsa cultura digitale della propria organizzazione (15,7%) o la carenza di personale qualificato (12,6%).

Questi dati aiutano a inquadrare quanto il contributo dei giovani possa essere prezioso per la propria comunità. Per l’energia che caratterizza la loro età e in quanto nativi digitali, sono naturalmente portatori di innovazione e cambiamento. E questo nonostante i profondi divari, purtroppo persistenti anche tra i più giovani, che oggi quindi rappresentano un limite non solo alla loro crescita, ma a quella dell’intera società.

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I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati sulla partecipazione dei giovani ad associazioni e nel volontariato sono di fonte Istat.

Foto: Dipartimento Protezione Civile (Flickr)Licenza

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