La mancanza di trasparenza sul sistema di accoglienza svilisce il parlamento Migranti

Nonostante gli obblighi di legge e due interrogazioni parlamentari la relazione sul sistema di accoglienza è stata presentata al parlamento con 6 mesi di ritardo. Un documento che sarebbe stato fondamentale per valutare consapevolmente la nuova riforma dell’accoglienza in Italia.

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Come denunciamo ormai da anni le informazioni sulla gestione del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati soffrono di un grave deficit di trasparenza. Nel corso del 2020, in due occasioni, alcuni parlamentari del Movimento 5 stelle (M5s) hanno proposto delle interrogazioni al ministero dell’interno proprio su questo tema.

Queste interrogazioni riflettono in buona parte le stesse domande di trasparenza che abbiamo promosso nel corso degli anni. In entrambi i casi inoltre è stata esplicitamente richiamata la sentenza con cui il Tar ha riconosciuto le nostre ragioni.

Le richieste di maggiore trasparenza

Dal momento in cui abbiamo iniziato a occuparci del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati ci siamo subito resi conto della totale assenza di dati pubblici sulla materia.

Per questo abbiamo fin da subito cercato metodi alternativi per analizzare il fenomeno. Allo stesso tempo però abbiamo denunciato questa carenza e chiesto che dati così importanti venissero messi a disposizione di tutti.

Con la relazione sul funzionamento del sistema di accoglienza nel 2017 per la prima volta è stato resa noto lo sviluppo del Sistema informatico di gestione dell’accoglienza (Sga). Da quel momento quindi abbiamo cercato di aprire un dialogo con il ministero dell’interno al fine di ottenere i dati contenuti in questo database.

Questo sforzo tuttavia non ha dato i risultati attesi. Allo stesso modo le formali richieste di accesso agli atti che, assieme ad ActionAid, abbiamo rivolto al Viminale sono state rigettate. Per questo abbiamo deciso di fare ricorso al Tar che, ad aprile, ha emanato una sentenza con cui venivano confermate le nostre ragioni, se pur con alcune limitazioni.

Al contempo abbiamo continuato la nostra interlocuzione con altri attori istituzionali e in particolare con la commissione affari costituzionali della camera. Proprio per questo a gennaio 2020 siamo interventi in audizione presso la commissione affari costituzionali per presentare il nostro lavoro e le nostre osservazioni sia sulle problematicità esistenti nel sistema di accoglienza, sia sulla mancanza di trasparenza su questo tema.

Le interrogazioni parlamentari

Alcuni mesi dopo il nostro intervento il presidente della commissione affari costituzionali, Giuseppe Brescia (M5s), ha presentato al ministero dell’interno un’interrogazione a risposta immediata. Qui il presidente Brescia chiedeva una maggiore trasparenza dei dati presenti nel Sistema informatico di gestione dell’accoglienza (Sga) e la pubblicazione della relazione annuale sul sistema di accoglienza nel 2019. L’interrogazione faceva inoltre esplicito riferimento alla sentenza con cui il Tar ha accolto il nostro ricorso.

In quell’occasione il ministero dell’interno rispose, tramite il sottosegretario Sibilia (anche lui del Movimento 5 stelle), che la pubblicazione della relazione aveva subito ritardi a causa dell’emergenza sanitaria. Al contempo però sosteneva che nel giro di pochi giorni sarebbe stata presentata alle camere.

2 interrogazioni parlamentari chiedono maggiore trasparenza nella gestione dei dati sul sistema di accoglienza e citano la sentenza con cui il Tar ha confermato la validità delle nostre richieste di accesso agli atti.

A distanza di oltre tre mesi però la relazione non era ancora stata resa pubblica e forse per questo il ministero ha deciso di replicare a un’interrogazione a risposta scritta a prima firma Mario Perantoni (M5s) presentata già a fine maggio. L’interrogazione verteva sugli stessi temi di quella del presidente Brescia citando anche in questo caso la nostra richiesta di accesso agli atti e la sentenza del Tar.

a seguito di un ricorso presentato dalla fondazione Openpolis e da ActionAid, un’importante sentenza del Tar Lazio, pubblicata il 29 aprile 2020, ha riconosciuto, confermandolo, il diritto di accedere ai dati sui centri di accoglienza. Un precedente importante per l’affermazione del generale diritto di accesso agli atti della pubblica amministrazione;

La risposta, presentata anche in questo caso da Carlo Sibilia (M5s), ricalcava quasi integralmente quella già fornita a settembre. In questo caso però il ministero precisava di aver ultimato le operazioni di sua competenza. Per la versione definitiva del rapporto quindi si attendeva solo la conclusione di alcune attività di coordinamento con il ministero dell’economia e delle finanze.

Un obbligo previsto dalla legge

Da alcuni giorni la relazione annuale del ministero dell’interno sullo stato del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati in Italia è stata finalmente depositata in parlamento, anche se i siti di camera e senato ancora non hanno pubblicato il documento.

Resta tuttavia il fatto che si è dovuto attendere il 2021 per disporre delle informazioni sull’accoglienza nel 2019. Certo si può tenere in considerazione che il lockdown abbia portato a dei rallentamenti nella macchia pubblica. Un ritardo così ampio tuttavia resta molto grave, per varie ragioni.

Innanzitutto la pubblicazione della relazione non è una prassi o un impegno che si sono assunte le istituzioni competenti ma un obbligo previsto da una legge. La sua mancata pubblicazione entro i termini costituisce quindi una violazione della legge.

Entro il 30 giugno di ogni anno, il Ministro dell’interno, coordinandosi con il Ministero dell’economia e delle finanze, presenta alle Camere una relazione in merito al funzionamento del sistema di accoglienza

Inoltre la relazione doveva essere pubblicata entro giugno. Sei mesi di ritardo sono un tempo eccessivo per essere giustificato da un semplice rallentamento amministrativo. Inoltre anche gli scorsi anni il ministero ha pubblicato la relazione con diversi mesi di ritardo. Appare chiaro quindi come quest’obbligo di legge sia scarsamente tenuto in considerazione dal ministero dell’interno.

Perché è fondamentale monitorare le politiche di accoglienza

Infine l’aspetto più importante di tutti. Proprio a fine dicembre è stato convertito in legge il decreto 130/2020 con cui è stato nuovamente riformato il sistema di accoglienza. La relazione è certamente uno strumento di trasparenza a utile alla società civile e gli organi di informazione. Ma prima ancora è il mezzo attraverso cui i parlamentari dovrebbero poter valutare l’effettivo stato dell’accoglienza in Italia.

Certo si tratta di uno documento con moltissimi limiti in particolare per una materia così complessa. Ma al netto di questo è preoccupante pensare che deputati e senatori si siano espressi senza che gli fossero forniti gli strumenti minimi necessari.

Per riformare una materia bisognerebbe quantomeno conoscere gli effetti della normativa vigente.

L’ultima relazione disponibile infatti si riferiva al 2018. Ma il decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini è entrato in vigore a ottobre 2018 e ha quindi potuto avere un impatto solo sugli ultimi mesi dell’anno in questione.

I parlamentari dunque si sono espressi senza che gli fossero fornite le informazioni sugli effetti che il decreto sicurezza, ovvero la normativa in vigore fino a quel momento, ha prodotto sul sistema di accoglienza.

Una pratica profondamente sbagliata per qualsiasi politica pubblica, ma a maggior ragione per temi così complessi e che così spesso sono stati al centro del dibattito politico. Conoscere gli effetti di una politica pubblica infatti dovrebbe essere il presupposto per procedere a una sua revisione. Mettere queste informazioni a disposizione di tutti poi permetterebbe di allargare il dibattito a contributi esterni della società civile e del mondo accademico che potrebbero essere utili in primo luogo proprio ai decisori politici.

 

Foto Credit: Camera dei deputati

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