La difficoltà di gestire un ente sciolto per mafia Enti locali

Sono 54 gli enti che nel 2020 sono stati amministrati da una commissione straordinaria, in seguito a uno scioglimento per infiltrazioni criminali. Dalla relazione del ministro dell’interno emerge un quadro delle criticità nel gestire tali situazioni.

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Come ogni anno, il ministero dell’interno ha pubblicato la relazione sull’attività delle commissioni negli enti sciolti per mafia.

Dal 1991, anno di istituzione dei commissariamenti per infiltrazioni criminali, in media sono stati commissariati per questo motivo quasi 12 enti all’anno, tra comuni, aziende sanitarie e altre strutture pubbliche.

Un dato che nel tempo è cambiato in funzione della fase storica e dei governi in carica. Finora si sono registrati 3 picchi negli scioglimenti: 1991-1993, con ben 76 provvedimenti nel triennio, 2012-2014 (51) e 2017-2019 (65).

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: sabato 19 Giugno 2021)

Si tratta di un tema cruciale, che da alcuni mesi stiamo monitorando con l'osservatorio comuni commissariati. A differenza degli scioglimenti per altri motivi (ad esempio per le dimissioni del sindaco o dei consiglieri), quando un comune viene commissariato per mafia, viene insediata una commissione straordinaria di 3 membri.

Questa non ha solo la funzione di riportare il comune al voto nella prima data utile, ma quella di ripristinare la legalità nell'ente. Con un commissariamento che dura 18 mesi e che tuttavia, nella prassi, viene sempre prorogato a 24 mesi.

Si tratta quindi di un provvedimento di natura eccezionale, che per questo segue un iter molto più complesso rispetto agli altri scioglimenti.

È una misura di prevenzione straordinaria. Si applica quando esiste il reale pericolo che l’attività di un comune o di un’altra amministrazione locale sia piegata agli interessi dei clan mafiosi. Vai a "Come funzionano i commissariamenti per infiltrazioni mafiose"

Cosa emerge dalle relazioni dei commissari

La relazione appena presentata dal ministero dell'interno consente di fare luce su come procede l'attività delle 54 gestioni commissariali che nel 2020 hanno amministrato gli enti locali sciolti per mafia. Parliamo di 21 comuni e 2 aziende sanitarie in Calabria, 14 comuni in Sicilia, 8 in Puglia, 7 in Campania, 1 in Basilicata, 1 in Valle D’Aosta. Considerando solo i comuni, la popolazione complessivamente coinvolta ammonta a oltre 700.000 abitanti.

Quali sono state le priorità che si sono trovate di fronte le commissioni appena insediate? Di quali provvedimenti si sono occupate e con quale esito?

52 le commissioni straordinarie che hanno amministrato altrettanti comuni nel 2020. A queste si aggiungono 2 commissioni in aziende sanitarie calabresi.

L'attività dei commissari si svolge in contesti molto difficili.

Già in fase di scioglimento, ossia nelle relazioni del prefetto allegate ai decreti di commissariamento, generalmente emerge che le commissioni sono costrette ad operare in una situazione fortemente critica. Con un contesto amministrativo spesso molto compromesso, per inerzia o per legami diretti, e che per questo è soggetto all'infiltrazione degli interessi della criminalità organizzata.

(...) è stata rilevata una diffusa trascuratezza nella tutela dell’interesse pubblico, attribuibile in parte all’operato del personale ma, soprattutto, alla responsabile inerzia o alla tacita connivenza degli organi politici che, nella generalità dei casi, non hanno esercitato le funzioni loro proprie di controllo e di direzione politico-amministrativa, lasciando spazio ai sodalizi e agli interessi della criminalità organizzata

Inoltre, come abbiamo avuto modo di raccontare, in molti casi il tessuto sociale accoglie il commissariamento per infiltrazioni con sfiducia e rassegnazione. Una reazione che rischia di vanificare lo sforzo per coinvolgere la popolazione nel ripristino della legalità.

48% i casi in cui la commissione ha riscontrato un atteggiamento indifferente da parte della popolazione.

Una reazione sfiduciata, rassegnata o indifferente da parte dei residenti, del resto, non è del tutto incomprensibile. Anche perché non mancano infatti i casi di comuni commissariati più volte nel corso degli anni. In particolare, tra i 54 enti in gestione straordinaria nel 2020, 18 erano stati già sciolti in passato per lo stesso motivo.

1/3 degli enti in commissariamento per mafia nel 2020 erano già stati sciolti per infiltrazioni.

Se si considera l’intero periodo 1991-2021, sono 69 gli enti locali che hanno subito più di uno scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata: si tratta di 68 comuni e di un’azienda sanitaria locale (l’Asl Reggio Calabria). Tutti situati in 4 regioni: Calabria (28 enti), Campania (26), Sicilia (14), Puglia (1).

FONTE: openpolis
(ultimo aggiornamento: sabato 19 Giugno 2021)

La relazione fornisce un quadro generale delle irregolarità ed inefficienze verificate in questi enti locali, in particolare nel settore degli appalti pubblici e dell’urbanistica. Con inevitabili riflessi negativi anche sulla situazione finanziaria: il 30% di essi versa infatti in condizioni di deficit finanziario (a confronto, il dato a livello nazionale è invece del 5%).

98% delle commissioni ha avviato politiche di razionalizzazione della spesa per raggiungere l'equilibrio di bilancio.

Proprio per garantire il risanamento degli enti, le commissioni straordinarie hanno posto particolare attenzione alle attività di accertamento e riscossione dei tributi locali. Con l'obiettivo di eliminare trattamenti di favore che spesso caratterizzano le gestioni precedenti il commissariamento e contrastando i fenomeni di evasione fiscale.

Tra le politiche di incremento delle entrate rientrano le attività di recupero dei debiti pregressi, l’aumento delle aliquote Imu, Tasi e Tari e le contribuzioni per i servizi a domanda individuale.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell'interno
(ultimo aggiornamento: giovedì 20 Maggio 2021)

Tra gli aspetti più significativi delle commissioni straordinarie vanno ricordate, in particolare, l’attività di revisione complessiva dei regolamenti comunali, spesso mancanti o non aggiornati. Ad esempio quelli relativi ai settori più sensibili, come edilizia pubblica e privata, gestione dei beni demaniali, smaltimento dei rifiuti, diritto di accesso.

93,7% dei comuni sotto commissariamento per mafia nel 2020 ha approvato nuovi regolamenti.

Insieme alla revisione dei regolamenti, anche la riorganizzazione dell’apparato burocratico costituisce un aspetto essenziale per il ripristino della legalità. Sia per garantire la massima trasparenza dell’azione amministrativa, sia per un effettivo miglioramento della qualità dei servizi (come quelli scolastici, socio-sanitari, di trasporto pubblico etc.) e la concreta realizzazione di nuove opere pubbliche. Nel 55% degli enti, le commissioni straordinarie hanno ritenuto necessaria la sostituzione dei vertici amministrativi.

FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero dell'interno
(ultimo aggiornamento: giovedì 20 Maggio 2021)

Il coinvolgimento della macchina amministrativa, del resto, appare cruciale nel ritorno alla normalità dell'ente. Sotto questo punto di vista, il 41,6% delle commissioni ha riscontrato un atteggiamento ambivalente nelle Pa locali. Con una parte del personale collaborativa ed aperta, e un'altra parte indifferente o addirittura ostruzionistica.

Una significativa percentuale dei dipendenti degli enti dei comuni disciolti ha mostrato inizialmente distacco e diffidenza nei confronti delle commissioni sin dal loro insediamento, in alcuni casi anche ostilità. Solo in alcuni casi questi atteggiamenti sono mutati durante la gestione straordinaria

In poco più di un terzo dei casi (35,4%), a un'iniziale diffidenza è seguito un atteggiamento più collaborativo nei mesi successivi. Solo nel 16,6% degli enti invece l'atteggiamento è stato da subito disponibile e aperto.

8,3% i casi in cui la commissione ha riscontrato un atteggiamento ostruzionistico e indisponibile da parte dei dipendenti.

Le sentenze sono un riferimento ineludibile per la concreta applicazione delle norme.

La relazione fornisce infine una sintesi delle decisioni assunte nel 2020 dai giudici amministrativi sui decreti di commissariamento. Tutti i ricorsi nell'anno sono stati respinti, confermando le motivazioni alla base del decreto.

Inoltre viene dato conto delle pronunce dei giudici ordinari sull'incandidabilità degli amministratori coinvolti. Aspetti che in questi mesi abbiamo avuto modo di trattare nel corso dell'osservatorio, ma che sarà importante continuare a monitorare, dato l'impatto della giurisprudenza sull'istituto dei commissariamenti previsto dall'articolo 143 del Tuel.

Questo articolo è parte dell’osservatorio sui comuni e gli altri enti sciolti e commissariati, curato da openpolis in collaborazione con Giulio Marotta.

Foto credit: Wikimedia commons - Licenza

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