Come rendere più efficaci e trasparenti i commissariamenti per mafia Enti locali

In commissione affari costituzionali della camera si discute la riforma dei commissariamenti per infiltrazioni criminali. Può essere l’occasione per recepire le osservazioni della commissione antimafia della scorsa legislatura.

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Dal 18 settembre scorso, sul tavolo della commissione affari costituzionali della camera, si discutono 3 proposte di legge che puntano a modificare la normativa sui commissariamenti per infiltrazioni mafiose.

È una misura di prevenzione straordinaria. Si applica quando esiste il reale pericolo che l’attività di un comune o di un’altra amministrazione locale sia piegata agli interessi dei clan mafiosi. Vai a "Come funzionano i commissariamenti per infiltrazioni mafiose"

Si tratta di un tema molto delicato, perché disciplina cosa fare quando viene accertata l’infiltrazione della criminalità organizzata in comuni, province, aziende sanitarie e altri enti locali.

Commissariamenti per mafia: uno strumento ancora valido.

Fuori dal comune 2019

Per questa ragione è necessario intervenire con cautela. Le modifiche non devono ridimensionare uno strumento che rappresenta tuttora una essenziale misura di prevenzione straordinaria per contrastare la presenza della criminalità organizzata. Un fenomeno purtroppo ancor oggi molto rilevante, come abbiamo rilevato nel report Fuori dal comune 2019.

16 gli scioglimenti per mafia all’anno dal 2012.

Le priorità indicate dalla commissione antimafia

In questo senso, nella scorsa legislatura la commissione antimafia ha proposto alcune modifiche alla legislazione vigente di cui bisogna tenere conto. Dalla relazione finale di quest’organo sono emerse 5 priorità, che a nostro avviso devono costituire la base di partenza per le discussioni in corso:

  1. aumentare la trasparenza delle procedure di commissariamento;
  2. allargare l’ambito di applicazione a nuovi enti, come le società partecipate;
  3. diversificare i commissariamenti in base al tipo di ente (ad esempio differenziando le procedure in base alla dimensione demografica del comune);
  4. prevedere misure per agevolare il ripristino della legalità (attraverso la garanzia di risorse economiche aggiuntive o la sostituzione di dipendenti compromessi con i clan locali);
  5. introdurre nuove forme di monitoraggio, supporto e controllo nei casi di archiviazione.

Solo alcune di queste priorità sono state recepite nelle proposte in esame alla camera.

Le proposte di legge in discussione

Dopo la relazione introduttiva della deputata Anna Macina (M5s), il 18 settembre scorso, la commissione affari costituzionali della camera ha avviato l’esame di tre proposte di legge.

3 le proposte di legge attualmente in esame in commissione alla camera.

Due di queste puntano a riformare in più punti le norme sui commissariamenti per mafia. Si tratta della proposta 474, presentata dalla deputata Dalila Nesci (M5s), e della proposta 1512, di cui è firmataria la deputata Enza Bruno Bossio (Pd).

Una terza proposta (la n. 1630), presentata dalla deputata Jole Santelli (Fi), a differenza delle precedenti, non riforma l’intera normativa, ma si limita a modificare un singolo, specifico aspetto: i casi di annullamento del decreto di commissariamento da parte del giudice amministrativo. Prevede che il ricorso contro il commissariamento sospenda il decorso dei termini della consiliatura fino alla definizione del giudizio. In caso di accoglimento del ricorso, il periodo compreso fra la pubblicazione del decreto e la reintegrazione degli organi elettivi non si calcola ai fini del termine della consiliatura.

Punto per punto, vediamo nel dettaglio in che misura queste proposte si avvicinano alle indicazioni della commissione antimafia.

Trasparenza nelle procedure

Vanno resi più trasparenti i processi decisionali che portano al commissariamento.

È molto importante garantire la massima trasparenza in tutte le fasi della procedura, in modo che l’opinione pubblica possa avere consapevolezza dei processi che portano al commissariamento di un comune o di un altro ente. A partire dal primo passaggio verso il commissariamento, con la formazione delle commissioni di indagine prefettizie che dovranno accertare l’esistenza di fatti così gravi come sono quelli di condizionamento mafioso sugli enti locali.

Al fine di accertare il condizionamento delle organizzazioni criminali sull’ente locale, il ministro degli interni nomina un’apposita commissione di indagine prefettizia. Vai a "Come funzionano i commissariamenti per infiltrazioni mafiose"

Un primo elemento in questo senso, inserito sia nella proposta Nesci (M5s) che in quella Bruno Bossio (Pd), è la previsione che i membri delle commissioni di accesso siano funzionari che non esercitano nel territorio interessato. Una norma peraltro analoga a quella di una proposta depositata al senato, a prima firma Vono (Iv-Psi).

In quest’ottica, appare senz’altro condivisibile la pubblicazione della relazione del prefetto anche nei casi di archiviazione, prevista dalla proposta Nesci, così come dovrebbe essere previsto l’invio alle camere della relazione della commissione di accesso dopo il vaglio da parte del consiglio dei ministri.

La pubblicazione di relazioni e dati ufficiali va prevista con maggiore frequenza.

Accanto a questi aspetti, accolti nei testi in discussione, sarebbe inoltre necessario che fosse data adeguata pubblicità alla istituzione delle commissioni di accesso. Dandone comunicazione alle camere oppure pubblicando il decreto ministeriale sulla gazzetta ufficiale (oggi solo saltuariamente il governo dà notizia dell’avvio della procedura). Allo stesso modo sarebbe opportuno modificare la periodicità delle relazioni del ministro dell’interno alle camere (oggi hanno una cadenza annuale, non sempre rispettata) e prevedere infine una relazione da parte degli organismi preposti alla gestione straordinaria, alla scadenza del loro mandato, per illustrare le misure adottate e le problematiche tuttora aperte, in modo da fornire utili indicazioni anche ai nuovi organismi democraticamente eletti.

Sul versante parlamentare, va individuata una corsia preferenziale, da attivare ad esempio presso la commissione antimafia, per lo svolgimento degli atti di sindacato ispettivo in materia di infiltrazioni della criminalità organizzata nelle istituzioni locali. Andrebbero infine individuate specifiche modalità applicative della disciplina sulla protezione dei dati personali nel processo amministrativo, consentendo così una puntuale conoscenza delle responsabilità accertate.

Estendere l’ambito di applicazione

Secondo le indicazioni fornite in passato anche dalla c.d. commissione Garofoli del 2014 – e come previsto dalla proposta Nesci – appare opportuno l’ampliamento degli enti sottoposti a verifica di impermeabilità ai condizionamenti mafiosi, estendendo la procedura di cui agli articoli 143 e seguenti del Tuel alle società partecipate da regioni ed enti locali e ai consorzi pubblici anche a partecipazione privata.

Prevedere procedure differenziate

Il testo unico sugli enti locali detta attualmente una disciplina identica sia per i comuni di poche centinaia di abitanti che per gli enti di grosse dimensioni (dal 2013 ad oggi il 10% dei comuni sciolti ha una popolazione di oltre 50.000 abitanti; ed un altro 10% è ricompreso tra i 20.000 e 50.000 abitanti).

Su questo aspetto le proposte in discussione alla camera non sono intervenute. Per i comuni maggiori (così come nelle situazioni caratterizzate da una particolare complessità) dovrebbero essere adeguatamente potenziate sia la commissione di gestione straordinaria che quella di accesso. E per alcune tipologie di enti (in particolare le aziende sanitarie, anch’esse talora di notevoli dimensioni), dovrebbero essere reperite specifiche professionalità.

Misure per agevolare il ripristino della legalità

Le relazioni allegate ai decreti di scioglimento e le relazioni periodiche del Governo mettono in risalto, nella gran parte dei casi, uno stato di profonda crisi, organizzativa e finanziaria, delle amministrazioni commissariate per infiltrazioni mafiose. Ciò determina tempi lunghi per l’opera di pieno ripristino della legalità. Per questo risultano condivisibili gli interventi, previsti dalla proposta Nesci, volti a garantire ulteriori risorse economiche per consentire la piena operatività delle commissioni straordinarie. Altrimenti – in ragione delle limitate disponibilità di bilancio – sono spesso costrette a gestire solo l’ordinaria amministrazione.

E vanno ulteriormente perfezionate le misure attinenti al personale, per facilitare la tempestiva sostituzione dei dipendenti che risultassero compromessi con i clan locali.

Monitoraggio, supporto e controllo in caso di archiviazione

In caso di insussistenza delle condizioni per giungere al commissariamento, la verifica della commissione di accesso può comunque evidenziare la necessità di adottare interventi correttivi in specifici settori. Occorrerebbe, in questi casi, individuare forme innovative di supporto (la relazione della Commissione antimafia ipotizzava una “commissione di affiancamento”) che accompagnino l’amministrazione in una prima fase. L’individuazione degli interventi di risanamento dovrebbe essere effettuata a livello governativo e non dal prefetto, per non incorrere nei rilievi formulati dalla corte costituzionale con la sentenza n. 195 del 2019.

Questo articolo è parte dell’osservatorio sui comuni e gli altri enti sciolti e commissariati, curato da openpolis in collaborazione con Giulio Marotta.

Foto credit: Twitter Senato

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