In Italia più di un milione di minori è in condizioni di povertà assoluta #conibambini
Se vent’anni fa erano gli anziani a essere più esposti all’indigenza, oggi i più colpiti sono bambini e bambine in famiglie numerose, nei nuclei monogenitoriali e con genitori disoccupati o operai. Investire in istruzione può contribuire a contrastare il fenomeno.
martedì 28 Ottobre 2025 | Povertà educativa

- Nel 2024 erano 1 milione e 283mila i minori in povertà assoluta in Italia.
- Il 20,7% delle famiglie con 3 o più figli si trova in condizione di povertà assoluta.
- Il 18,7% dei nuclei in cui la persona di riferimento è operaio o assimilato si trova in povertà assoluta.
- Nel 2020 Andria e Barletta erano le due città con la più alta percentuale di famiglie monoreddito con figli a carico.
Nel 2024 quasi 1,3 milioni di minori in Italia si sono trovati in povertà assoluta, secondo i più recenti dati Istat. Si tratta del 13,8% dei residenti sotto i 18 anni. Un dato che resta stabile rispetto all’anno precedente ma che continua a rappresentare il livello più alto mai registrato dal 2014. Si conferma quindi una tendenza di lungo periodo che vede nei minori la fascia d’età che più spesso si trova a vivere in questa condizione. Non era così prima della recessione del 2008.
Sebbene infatti questi nuovi dati non siano direttamente confrontabili con quelli di fine anni 2000, per un cambio metodologico, la dinamica resta chiara. Vent’anni fa la distanza generazionale era più contenuta e gli anziani risultavano la fascia più esposta al rischio di povertà. Oggi, invece, la situazione si è capovolta.
13,8% i minori che vivono in povertà assoluta in Italia nel 2024 rispetto al totale delle persone residenti con meno di 18 anni.
Altre tendenze ormai consolidate riguardano il fatto che la povertà assoluta tende ad aumentare al crescere del numero di figli a carico delle famiglie e al diminuire del livello di istruzione della persona di riferimento. Un titolo di studio più basso riduce infatti la possibilità di accedere a lavori qualificati e ben retribuiti, con effetti che si trasmettono da una generazione all’altra. Investire in istruzione può contribuire ad arginare questi fenomeni ma servono strumenti di monitoraggio sempre più aggiornati e capillari, per comprendere dove e come intervenire. In questo approfondimento analizziamo come queste dinamiche incidono sulla popolazione minorile e sulle loro famiglie. Con uno sguardo anche locale ai possibili fattori di disagio tra i nuclei con figli.
La condizione delle famiglie, un quadro generale
Grazie ai dati pubblicati dall’istituto di statistica è possibile ricostruire un quadro sulla condizione delle famiglie che si trovano in povertà assoluta, con particolare attenzione per i nuclei che hanno minori a carico.
Questa rilevazione indica che le famiglie con minori in tale condizione nel 2024 erano quasi 734mila, pari al 12,3% del totale. Nelle coppie, l’incidenza del fenomeno cresce all’aumentare del numero di figli minori: 7,3% con un figlio, 10,6% con due e 20,7% con almeno tre figli. Anche le famiglie monogenitoriali con minori mostrano valori elevati (14,4%).
Investire in istruzione significa anche avere accesso a occupazioni qualificate e meglio retribuite.
I dati confermano peraltro che la condizione economica delle famiglie tende a peggiorare al diminuire del titolo di studio della persona di riferimento. L’incidenza della povertà assoluta, infatti, si attesta al 4,2% tra i nuclei in cui la persona di riferimento ha almeno un diploma di scuola superiore e raggiunge il 12,8% nel caso della licenza media. L’incidenza aumenta ulteriormente (14,4%) tra chi ha conseguito solo la licenza elementare.
L’incidenza della povertà assoluta è più alta nelle famiglie numerose
Percentuale di famiglie con figli in povertà assoluta rispetto alla situazione familiare (2024)
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Istat
(pubblicati: martedì 14 Ottobre 2025)
Tendenzialmente un basso livello di istruzione riduce le opportunità di accesso a lavori qualificati e meglio retribuiti, accentuando la vulnerabilità economica. Questo legame emerge con particolare forza nelle famiglie con minori a carico. Tra quelle in cui la persona di riferimento è operaio o assimilato, l’incidenza della povertà assoluta raggiunge il 18,7%. Supera il 20% se la persona di riferimento è disoccupata o in cerca di occupazione.
La situazione delle famiglie nei territori
Le medie nazionali e regionali offrono un quadro generale, ma spesso nascondono forti disuguaglianze interne. Per comprendere davvero dove si concentrano le situazioni di maggiore difficoltà, è fondamentale poter contare su dati territoriali il più possibile dettagliati. Disporre di informazioni aggiornate a livello comunale — e, nel caso delle grandi città, anche con maggiore livello di dettaglio — permetterebbe di individuare con precisione i contesti più fragili e di progettare interventi mirati.
Da questo punto di vista, l’analisi dei dati riguardanti le famiglie monoreddito con figli a carico rappresenta un importante indicatore di potenziale vulnerabilità. Tuttavia, i dati disponibili su questo specifico aspetto purtroppo provengono dalle statistiche sperimentali di Istat e riguardano esclusivamente i comuni con oltre 5mila abitanti. Inoltre il dato più recente disponibile si ferma al 2020. Sebbene allo stato attuale ciò renda complessa una ricostruzione completa e aggiornata della condizione delle famiglie con figli in Italia, si tratta di dati preziosi e utili per approfondire l’analisi.
Dati dettagliati sulla condizione delle famiglie sono disponibili solo per i comuni con più di 5mila abitanti e risalgono al 2020.
Considerando i dati a disposizione, focalizzando l’analisi esclusivamente sui comuni capoluogo, possiamo osservare che in media la percentuale di famiglie anagrafiche monoreddito con almeno un figlio di età inferiore ai 6 anni nel 2020 era pari al 17,9% rispetto al totale delle famiglie anagrafiche. Le percentuali più alte sono riportate dai comuni pugliesi di Andria (31,5%) e Barletta (28,3%), seguite dalla toscana Prato (26,7%). Da segnalare anche i dati di Napoli (24,4%) e Palermo (23,8%), casi particolarmente rilevanti visto che stiamo parlando rispettivamente del terzo e del quinto comune più popoloso d’Italia.
Nel 2020 Andria era il capoluogo con la più alta percentuale di famiglie monoreddito con figli
I 20 comuni capoluogo con la più alta quota di famiglie monoreddito con bambini di età inferiore a 6 anni (2020).
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Istat (statistiche sperimentali)
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Giugno 2025)
Sono quasi tutti del sud i capoluoghi con la più alta percentuale di famiglie monoreddito con figli.
Estendendo l’analisi ai 20 capoluoghi con la più alta quota di famiglie monoreddito con figli possiamo osservare che si tratta quasi esclusivamente di città del mezzogiorno. Oltre alla già citata Prato infatti, le uniche altre due eccezioni sono rappresentate dalla laziale Latina (22,5%) e dalla romagnola Forlì (20,2%).
Per quanto riguarda invece i capoluoghi con le percentuali più basse, possiamo osservare che ai primi posti troviamo i comuni sardi di Cagliari (10,9%) e Carbonia (11,6%), seguiti da Savona (12,4%). È interessante notare come sebbene in questo caso non siano presenti capoluoghi del sud continentale (e della Sicilia), troviamo invece diversi comuni della Sardegna. Oltre alle due città già citate infatti rientrano tra i primi 20 capoluoghi anche Oristano (13,3%) e Sassari (14,5%).
Altro elemento interessante da notare è che rientrano in questa graduatoria alcuni dei maggiori comuni italiani. Tra questi possiamo citare Genova (12,7%), Bologna (14,1%), Milano (14,2%) e Torino (14,7%). Roma invece si attesta sul 16,9%.
La percentuale più bassa di famiglie monoreddito con figli è a Cagliari
I 20 comuni capoluogo con la più bassa quota di famiglie monoreddito con bambini di età inferiore a 6 anni (2020).
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Istat (statistiche sperimentali)
(ultimo aggiornamento: giovedì 19 Giugno 2025)
Il lavoro di Istat sulle statistiche sperimentali offre una base preziosa per comprendere meglio la realtà a livello locale e per arricchire il dibattito pubblico con nuove evidenze. Senza queste informazioni ciò non sarebbe possibile. Purtroppo però, con i dati attualmente disponibili, ampie aree del paese rimangono escluse dall’indagine.
Per poter definire delle politiche mirate che siano guidate dalle evidenze dei dati sarebbe auspicabile garantire una disponibilità più ampia e aggiornata delle informazioni. Disporre di dati aggiornati e granulari infatti non è soltanto una questione tecnica, ma un requisito fondamentale per definire interventi mirati e realmente efficaci.
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Scarica i dati, regione per regione
I contenuti dell’Osservatorio povertà educativa #conibambini sono realizzati da openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Mettiamo a disposizione in formato aperto i dati utilizzati nell’articolo. Li abbiamo raccolti e trattati così da poterli analizzare in relazione con altri dataset di fonte pubblica, con l’obiettivo di creare un’unica banca dati territoriale sui servizi. Possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione. I dati relativi alla percentuale di famiglie monoreddito con almeno un figlio di meno di 6 anni sono di fonte Istat (statistiche sperimentali).
Foto: Luba Ertel (licenza)




