Il ruolo del Movimento 5 stelle nella nuova maggioranza Dopo il voto di fiducia

Nonostante rimanga la forza politica di maggioranza relativa, il peso del M5s in parlamento si è ridotto notevolmente dall’inizio della legislatura. Questo avrà delle ripercussioni sugli equilibri della nuova coalizione di governo, soprattutto al senato.

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La scorsa settimana, come abbiamo raccontato, il nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi ha ottenuto la fiducia del parlamento ed è quindi entrato nel pieno delle sue funzioni. Tale voto però ha provocato una spaccatura all’interno del Movimento 5 stelle. La decisione di appoggiare il governo, e quindi di far parte nella nuova maggioranza allargata, infatti non è stata accettata da molti parlamentari.

Complessivamente infatti 49 esponenti del M5s, tra camera e senato, non hanno votato la fiducia al governo. Per molti di questi (i contrari, gli astenuti e gli assenti ritenuti ingiustificati) il movimento ha già annunciato l’espulsione dai gruppi. Operazione peraltro già avvenuta a Montecitorio e che si concretizzerà nei prossimi giorni anche a palazzo Madama.

49 i parlamentari del M5s che non hanno votato a favore del governo.

La conseguenza di ciò è che, pur rimanendo la forza politica di maggioranza relativa in parlamento, il peso del M5s si è notevolmente ridotto rispetto all’inizio della legislatura. Un dato evidente se si considera la composizione complessiva della nuova maggioranza di governo. In particolare al senato infatti, l’asse composto da Lega e Forza Italia risulta avere numeri superiori, anche se di poco, rispetto al centrosinistra (Pd, M5s e Leu).

Questo non solo potrebbe comportare maggiori difficoltà per i pentastellati nel provare a portare avanti i propri temi nell’agenda del nuovo governo ma renderà più complesse anche le operazioni per l’elezione del nuovo presidente della repubblica, dove sarà necessario trovare un accordo tra le varie forze politiche. Uno scenario reso ancora più complesso dall’annunciata nascita dei gruppi parlamentari voluti dagli espulsi del movimento.

I voti “ribelli” e gli equilibri nella nuova maggioranza

Come abbiamo detto, la fiducia al nuovo governo ha provocato una frattura nel movimento. Vediamo più nel dettaglio che cos’è successo in aula. Alla camera i deputati del M5s che non si sono schierati a favore del nuovo esecutivo sono stati in totale 34. Di questi, 21 possono essere considerati come “ribelli“, cioè in aperto contrasto con il resto del gruppo. Rientrano in questa categoria i 17 voti contrari e le 4 astensioni. A questi si devono aggiungere 11 assenti e due deputati che non hanno partecipato al voto perché “in missione”.

Il grafico mostra la composizione del gruppo al momento della votazione del 18 febbraio scorso.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: giovedì 18 Febbraio 2021)

I deputati M5s che non hanno votato la fiducia a Draghi

DeputatoVoto
Massimo BaroniContrario
Pino CabrasContrario
Andrea CollettiContrario
Emanuela CordaContrario
Jessica CostanzoContrario
Giuseppe D'AmbrosioContrario
Paolo GiuliodoriContrario
Alvise ManieroContrario
Giovanni RussoContrario
Francesco SapiaContrario
Doriana SarliContrario
Rachele SilvestriContrario
Arianna SpessottoContrario
Guia TerminiContrario
Rosa TestamentoContrario
Andrea VallascasContrario
Leda VolpiContrario
Maria Laura PaxiaAstenuto
Raphael RaduzziAstenuto
Michele SodanoAstenuto
Alessio VillarosaAstenuto
Valentina CorneliAssente
Carmela Di LauroAssente
Yana Chiata EhmAssente
Angela MasiAssente
Rosa MengaAssente
Leonardo PennaAssente
Cristian RomanielloAssente
Elisa ScutellàAssente
Simona SurianoAssente
Riccardo TucciAssente
Davide ZanichelliAssente
Stefania MammìIn missione
Giovanni VianelloIn missione

Al senato invece, i membri pentastellati che non hanno votato la fiducia sono stati 23 di cui 15 voti ribelli e 8 assenti. Prendendo in considerazione il numero complessivo di parlamentari del M5s al momento del voto di fiducia (282), possiamo notare che il 12,8% ha votato contro il nuovo governo. Percentuale che sale al 20,2 se si considerano anche coloro che non hanno partecipato al voto. Come annunciato, questi parlamentari pare saranno in gran parte espulsi dai gruppi.

Il grafico mostra la composizione del gruppo al momento della votazione del 17 febbraio scorso.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: mercoledì 17 Febbraio 2021)

I senatori M5s che non hanno votato la fiducia a Draghi

SenatoreVoto
Rosa Silvana AbateContrario
Luisa AngrisaniContrario
Margherita CorradoContrario
Mattia CrucioliContrario
Fabio Di MiccoContrario
Silvana GiannuzziContrario
Bianca Laura GranatoContrario
Virginia La MuraContrario
Patrizio Giacomo La PietraContrario
Elio LannuttiContrario
Barbara LezziContrario
Matteo ManteroContrario
Cataldo MininnoContrario
Vilma MoroneseContrario
Nicola MorraContrario
Fabrizio OrtisContrario
Giuseppe AdduinoAssente
Elena BottoAssente
Antonella CampagnaAssente
Emanuele DessìAssente
Vincenzo GarrutiAssente
Simona Nunzia NocerinoAssente

20,2% i parlamentari del M5s che non hanno votato la fiducia al governo Draghi.

In base a questi numeri possiamo osservare come il M5s sia ancora la forza più "pesante" in entrambi i rami del parlamento. I pentastellati da soli rappresentano infatti il 28,7% della maggioranza alla camera e il 26,3% al senato. La Lega è il secondo gruppo rispettivamente con il 23,6% e il 23,7% mentre al terzo posto troviamo il Partito democratico alla camera (17%) e Forza Italia al senato (18,7%).

Il grafico mostra il diverso peso dei partiti che fanno parte della nuova maggioranza in base ai voti favorevoli espressi al nuovo governo.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: venerdì 19 Febbraio 2021)

Ma che cosa comportano questi numeri? La conseguenza più evidente è che il Movimento 5 stelle, pur rimanendo il gruppo più grande, vede indebolita la propria posizione rispetto alle altre forze politiche che compongono la nuova maggioranza. E se a Montecitorio la situazione appare più favorevole, a palazzo Madama risulta più complessa. Ciò anche in virtù del diverso rapporto di forze tra Partito democratico (indebolito dalla scissione di Italia viva) e Forza Italia.

A seguito delle espulsioni, il peso del M5s si è ridotto ulteriormente.

Alla camera infatti la coalizione composta da M5s, Pd e Leu rappresenta il 47,7% della maggioranza. Al senato invece la situazione è più equilibrata. Se si analizza infatti il voto di fiducia dello scorso 17 febbraio notiamo che la coalizione di "centrosinistra" (che qui ha creato anche un intergruppo parlamentare) si ferma al 41,2% (da notare che le senatrici di Leu Elena Fattori e Paola Nugnes hanno votato contro). L'asse composto da Lega e Forza Italia invece rappresenta il 42,4%.

42,4% il peso di Lega e Forza Italia nella nuova maggioranza al senato.

In questo ramo del parlamento dunque le forze di centrodestra sono leggermente prevalenti rispetto a quelle di centrosinistra ma c'è comunque grande equilibrio tra i due schieramenti. Un ruolo decisivo quindi, anche per stabilire quali saranno le priorità della nuova agenda di governo e parlamento, potrebbe essere giocato dai gruppi "minori" come Italia viva e il neo nato gruppo degli Europeisti. Senza dimenticare i fuoriusciti dal movimento.

I cambi di gruppo nel Movimento 5 stelle

Per comprendere al meglio l'attuale situazione politica ed in particolare lo sgretolamento che sta caratterizzando il M5s occorre analizzare l'intera legislatura. Le espulsioni degli ultimi giorni infatti rappresentano solo l'epilogo di una tendenza che ha caratterizzato i 5s già a partire dal 2018 e poi in maniera ancora più marcata con l'avvento del governo Conte II.

In attesa che vengano ufficializzate le espulsioni dal gruppo dei senatori "ribelli", possiamo infatti notare come il M5s - dall'inizio della legislatura al 23 febbraio 2021 - abbia già perso 70 membri, di cui 54 alla camera (dove le espulsioni sono già state ratificate) e 16 al senato.

La mappa mostra il gruppo di partenza e quello di nuova destinazione di ogni parlamentare sia della camera che del senato. Non sono considerati eventuali passaggi intermedi in altri gruppi. Non sono qui considerati i cambi di componente interni al gruppo misto.
La mappa mostra i cambi di gruppo che sono stati già ufficializzati e riconosciuti dall’ufficio di presidenza di ciascuna camera.

FONTE: elaborazione e dati openpolis
(ultimo aggiornamento: lunedì 22 Febbraio 2021)

54 i deputati persi dal Movimento 5 stelle alla camera dall'inizio della legislatura.

I motivi che hanno portato ad un numero così elevato di abbandoni sono molteplici. Dobbiamo ricordare infatti che il M5s ha diverse anime al suo interno, la cui convivenza è diventata via via più difficile. Alcuni dei suoi membri hanno deciso di lasciare gruppo per divergenze politiche. È il caso, per citare degli esempi, dei senatori Urraro, Grassi, Lucidi e Riccardi passati alla Lega nel corso del 2019.

Le espulsioni degli ultimi giorni rappresentano solo l'epilogo di una tendenza che ha caratterizzato i 5s per tutta la legislatura.

Altri esponenti sono stati invece espulsi. È il caso, ad esempio, di Mario Giarrusso, allontanato per non aver restituito parte dei propri compensi di parlamentare o di Marco Rizzone, espulso dopo aver fatto richiesta per il "bonus partite iva". Tali dinamiche hanno contribuito ad erodere via via la forza del Movimento 5 stelle in parlamento. Dove, come abbiamo visto, con l'ingresso di Lega e Forza Italia nella maggioranza gli equilibri sono destinati a cambiare.

L'ipotesi di nuovi gruppi

Un altro elemento interessante da analizzare riguarda cosa faranno in futuro tutti i transfughi del M5s. Come abbiamo visto infatti, se ai voti ribelli interni aggiungiamo anche quelli di ex membri che, a vario titolo, non hanno votato la fiducia al governo notiamo che a Montecitorio essi formano un gruppo di 41 deputati, mentre a palazzo Madama di 29 senatori.

70 i membri "originari" del M5s che non hanno votato la fiducia al governo Draghi.

Come abbiamo visto, molti di coloro che avevano abbandonato il M5s prima del voto della scorsa settimana hanno già trovato un'altra collocazione. Tuttavia una pattuglia così ampia di "scontenti" potrebbe avere i numeri per dar vita a dei nuovi gruppi parlamentari autonomi. Cosa che è già stata annunciata alla camera, dov'è in procinto di nascere la componente Alternativa c'è.

Tale operazione risulta più semplice a Montecitorio dato che, in base al regolamento, è richiesto semplicemente un numero minimo di 20 aderenti. Al senato invece serve anche il simbolo di una lista o un partito che si sia presentato alle elezioni. Proprio per questo motivo nei giorni scorsi era stato ipotizzato un apparentamento con l'Italia dei valori.

I gruppi parlamentari rappresentano la proiezione dei partiti nelle istituzioni. Ogni parlamentare deve aderire ad un gruppo ma può scegliere senza vincoli a quale. Può anche cambiare liberamente nel corso della legislatura. Vai a "Che cosa sono i gruppi parlamentari"

Si tratta di una scelta che non tutti i 5s "ribelli" condividono: ad esempio, la senatrice Barbara Lezzi ha già annunciato la volontà di fare ricorso contro la sua espulsione. Tuttavia nuovi gruppi composti da "transfughi" 5s potrebbero ricoprire un ruolo tutt'altro che marginale nei nuovi equilibri del parlamento.

Foto credit: Twitter Luigi Di Maio

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