I cambi di gruppo prima ancora dell’inizio della legislatura Candidati indesiderati

Gli espulsi di oggi potrebbero diventare decisivi domani per le sorti di un prossimo governo, soprattutto se in parlamento non ci sarà una maggioranza chiara.

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A meno di dieci giorni dalle elezioni del 4 marzo si sta già parlando dei futuri cambi di gruppo. I candidati dei 5 stelle indesiderati sono stati oggetto di diversi provvedimenti disciplinari: espulsioni, richiami, sanzioni. Se saranno eletti, questi provvedimenti non avranno nessun effetto legale sulla permanenza in carica dei futuri parlamentari. Ma ci sarà comunque un effetto sugli equilibri della prossima legislatura: in quali banchi andranno a sedersi gli eletti con il Movimento 5 stelle appena espulsi? E che ruolo potrebbero avere nella formazione del prossimo governo?

Il tema esiste e Silvio Berlusconi l’ha sollevato senza giri di parole:

Sostenere il governo sarebbe molto conveniente per loro: incasserebbero la totalità dell’indennità di carica. Tuttavia credo che non ne avremo bisogno perché avremo la maggioranza

In uno scenario di instabilità politica questi “cambi di gruppo” potrebbero quindi essere decisivi per la stabilità di un prossimo esecutivo. Il paradosso è che per i regolamenti di camera e senato non saranno considerati formalmente cambi di gruppo. Vediamo perché.

Un parlamentare eletto con una lista può decidere di aderire ad un gruppo diverso

I regolamenti stabiliscono che tutti i parlamentari debbano essere iscritti ad un gruppo politico. Entro due giorni dalla prima seduta (tre al senato), ogni parlamentare indica alla presidenza (o al segretario generale, alla camera) il gruppo a cui intende aderire. Quindi non c’è un automatismo tra la lista di elezione e il gruppo parlamentare. Evidentemente, dal momento che sono stati espulsi, non sceglieranno quello del M5s. Se non sceglieranno nessun gruppo, verranno iscritti direttamente nel misto. Ma potrebbero anche optare per un gruppo diverso dalla lista che li ha eletti.

Qui il percorso dei futuri deputati e senatori si divide. Alla camera, espulsi e transfughi hanno un’opzione in più: possono costituire un nuovo gruppo, senza nessun legame con forze politiche presentatesi alle elezioni, purché raccolgano almeno 20 deputati. Al senato, in base al nuovo regolamento approvato lo scorso dicembre, si possono costituire solo gruppi legati a liste che si sono presentate alle elezioni. Quindi gli espulsi o aderiscono a un altro gruppo, o finiscono nel misto. In ogni caso, dal punto di vista della contabilità di camera e senato, nessuno di questi casi sarà conteggiato come un cambio di gruppo.

10 il numero minimo di senatori perché un gruppo possa costituirsi al senato

Si tratta di scelte assolutamente legittime e coerenti con l’assenza di vincolo di mandato prevista dall’articolo 67 della costituzione. Il tema che però va sollevato è che, anche se formalmente non saranno contati come veri e propri cambi di gruppo, lo saranno nella sostanza, con il rischio di alimentare ulteriormente la confusione e di indebolire il legame tra gli elettori e l’eletto.

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