Il ministero dell’interno e il bilancio dell’accoglienza Migranti

Analizzare i fondi pubblici che sostengono il sistema di accoglienza è un’operazione complessa. Infatti per individuare le voci specifiche occorre entrare nel dettaglio escludendo dai calcoli alcuni capitoli di spesa, che in certi casi possono riguardare materie anche molto diverse.

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Negli scorsi giorni il servizio del bilancio del senato ha pubblicato una serie di interessanti analisi delle spese per missioni e programmi del bilancio dello stato. Uno di questi dossier è intitolato “La pubblica amministrazione, l’ordine pubblico e l’immigrazione” e tra le altre cose contiene un’analisi della “missione 27: immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti”.

Si tratta indubbiamente di un documento utile che tuttavia fornisce uno scarso livello di dettaglio, a causa di come sono organizzate le spese dello stato in materia migratoria all’interno del bilancio.

La missione 27, i programmi e i ministeri

Il primo aspetto da considerare analizzando la missione 27 è la sua articolazione in “programmi”. I tre programmi da cui è composta riguardano infatti temi anche molto diversi e ciascuno di questi è interamente attribuito a un ministero.

I programmi costituiscono gli aggregati di spesa finalizzati al raggiungimento degli obiettivi stabiliti nelle missioni. La realizzazione di ciascun programma è affidata di norma ad un unico centro di responsabilità amministrativa. Vai a "Com’è strutturata la legge di bilancio"

Il programma 06 è in capo al ministero del lavoro e riguarda i flussi migratori per motivi di lavoro e le politiche di integrazione sociale. Per il 2021 il bilancio ha attribuito a questo programma 12,3 milioni di euro, appena lo 0,39% dei fondi destinati alla missione 27.

Il programma 07 invece è in capo al ministero dell’economia e riguarda i rapporti con le confessioni religiose. A questo programma sono attribuiti 1,2 miliardi di euro, il 38,9% della missione.

Infine il programma 02 è gestito dal ministero dell’interno, è intitolato “Flussi migratori, interventi per lo sviluppo della coesione sociale, garanzia dei diritti, rapporti con le confessioni religiose” e ha uno stanziamento di 1,9 miliardi che rappresentano quasi due terzi dell’intera missione (60,7%). Come è esplicitato nel nome, il protramma include due temi già trattati dagli altri ministeri, ovvero i flussi migratori e i rapporti con le confessioni religiose. Per ragioni diverse dunque si è deciso che alcuni aspetti di queste due materie andassero attribuiti al Viminale e in particolare al dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione.

Il bilancio dello stato è articolato, tra le altre cose, in missioni e programmi. La missione 27 è intitolata “immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti”. Questa a sua volta divisa in 3 programmi ognuno dei quali fa interamente capo a un ministero.

Ministero del lavoro: programma 6. Flussi migratori per motivi di lavoro e politiche di integrazione sociale delle persone immigrate.

Ministero dell’interno: programma 2. Flussi migratori, interventi per lo sviluppo della coesione sociale, garanzia dei diritti, rapporti con le confessioni religiose.

Ministero dell’economia: programma 7. Rapporti con le confessioni religiose.

FONTE: ministero dell'economia e delle finanze
(ultimo aggiornamento: giovedì 15 Luglio 2021)

Dunque i due programmi relativi al tema migratorio sono divisi tra ministero dell'interno e ministero del lavoro e delle politiche sociali. A quest'ultimo tuttavia sono attribuiti solo importi residuali destinati alle politiche sui flussi e di integrazione sociale, oltre che alle spese di personale per il programma.

Il programma in capo al ministero dell'interno invece è a sua volta ripartito in azioni che, anche in questo caso, possono riguardare argomenti molto diversi tra loro.

Programma 2. Flussi migratori, interventi per lo sviluppo della coesione sociale, garanzia dei diritti, rapporti con le confessioni religiose:

  • Interventi a favore degli stranieri anche richiedenti asilo e profughi;
  • Interventi di protezione sociale;
  • Rapporti con le confessioni religiose ed amministrazione del patrimonio del Fondo edifici di culto;
  • Speciali elargizioni in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata e delle loro famiglie.

All'interno del programma quindi rientrano importi destinati all'accoglienza migranti, ai rapporti con le confessioni religiose ma anche alle vittime del terrorismo. Temi dunque decisamente poco affini che rendono necessario un ulteriore approfondimento se si vuole capire quanto l'Italia spenda per la gestione del sistema di accoglienza.

Nonostante la disomogeneità di queste azioni non aiuti a fare chiarezza comunque, in realtà la gran parte degli importi del programma, ovvero 1,8 miliardi, è destinata ad attività connesse all'accoglienza migranti.

95% degli importi del programma 2 (missione 27) è destinato ad "interventi a favore degli stranieri anche richiedenti asilo e profughi".

Un'analisi per capitoli

Arrivati a questo punto si potrebbe pensare di aver identificato le spese sostenute dallo stato per l'accoglienza migranti, e in effetti a livello di importi si è piuttosto vicini a questa cifra. Resta però vero che anche all'interno di questa "azione" i capitoli di spesa sono molteplici e pur essendo tutti più o meno attinenti al tema, non tutti riguardano propriamente l’accoglienza e ancor più la sua gestione.

All'interno infatti si trovano capitoli che riguardano "cooperazione ed assistenza ai paesi terzi in materia di immigrazione ed asilo", "spese per il conferimento di incarichi di studio" o "spese per il funzionamento della commissione nazionale per il diritto di asilo".

Se si vogliono individuare le spese per la gestione del sistema di accoglienza e comprendere come queste siano suddivise, conviene dunque isolare alcuni capitoli di spesa. In particolare quelli che riguardano l'accoglienza a gestione prefettizia nei centri di accoglienza straordinaria (Cas) e nei centri di prima accoglienza, il finanziamento del sistema a titolarità pubblica (Sprar / Siproimi / Sai) e l'accoglienza di minori stranieri non accompagnati (Msna).

Scopri come funziona l'accoglienza nel Sai, nei Cas e nei centri di prima accoglienza. Vai a "Come funziona l’accoglienza dei migranti in Italia"

Per isolare la spesa sostenuta per l’accoglienza migranti sono stati indicati gli importi che costituiscono la somma dei capitoli di bilancio numero 2311, 2351, 2352 e 2353 in conto competenza. Per gli anni 2017-2020 sono riportati i valori totali indicati nel rendiconto del bilancio. Per l’anno 2021 le previsioni di spesa.

FONTE: ministero dell'economia e delle finanze
(ultimo aggiornamento: venerdì 16 Luglio 2021)

Isolando questi capitoli abbiamo a questo punto un insieme abbastanza omogeneo che ci consente un'analisi piuttosto precisa, in cui il primo elemento che emerge riguarda il calo degli importi spesi per l'accoglienza a partire dal 2019. Rispetto ai 2,77 miliardi di euro del 2018 infatti, due anni dopo la spesa risultava dimezzata.

-50,35% la variazione tra gli importi spesi per l'accoglienza tra 2018 e 2020.

Osservando poi la suddivisione di questa spesa si può notare come la variazione dipenda quasi esclusivamente dagli importi destinati ai Cas e ai centri governativi. Le altre due componenti invece sono rimaste sostanzialmente stabili nel corso degli anni.

Mentre gli importi destinati al sistema di accoglienza straordinaria calavano quindi non è stato fatto nulla per riequilibrare il sistema a favore dei centri a titolarità pubblica gestiti dai comuni. Non a caso nel 2020 la spesa per i Cas e i centri governativi rappresentava ancora oltre il 60% del totale.

La differenza tra previsione e rendiconto

Il fatto che per il 2021 sia indicata una spesa in crescita, pari a 1,75 miliardi, non deve trarre in inganno. Infatti mentre gli importi tra 2017 e 2020 rappresentano il rendiconto del bilancio, ovvero fondi effettivamente spesi, per il 2021 sono indicati gli stanziamenti, ovvero le previsioni di spesa.

FONTE: ministero dell'economia e delle finanze.
(ultimo aggiornamento: venerdì 16 Luglio 2021)

Se si osserva la differenza tra previsioni e rendiconto nel corso degli ultimi anni, si può notare come questa sia cambiata in modo consistente. Nel 2017 e nel 2018 infatti le previsioni di spesa avevano ampiamente sottostimato le reali necessità. A partire dal 2019 invece il fenomeno si è invertito e le spese effettivamente sostenute sono rimaste ampiamente al di sotto delle previsioni.

-21,95% la variazione tra previsione di spesa per l'accoglienza nel 2020 e rendiconto.

Le previsioni per il 2021 peraltro sono estremamente simili a quelle per il 2020, apportandovi semmai una riduzione di poco inferiore all'1%. La decisione di mantenere una previsione così alta può essere legata a vari motivi tra cui mettere in conto la possibilità che i flussi migratori aumentino rapidamente, trovandosi in questo modo pronti all'evenienza.

Stando alla situazione attuale comunque non si vedono ragioni per cui il bilancio per il 2021 debba, in fase di rendiconto, distanziarsi significativamente da quello del 2020.

I piani gestionali e un modello incentrato sulla sicurezza

Come detto gli importi visti fin ora possono sostanzialmente descrivere la spesa sostenuta per l'accoglienza.

Guardando un ulteriore e ultimo livello di dettaglio, quello dei piani gestionali, possiamo però trovare anche qui degli elementi che dovrebbero essere considerati estranei a un sistema rivolto all'accoglienza e all'integrazione. Si tratta principalmente del piano gestionale 10 (capitolo 2351) destinato alle spese per la gestione dei centri di permanenza per i rimpatri.

Certo a livello di importi questo piano gestionale non modifica il quadro complessivo illustrato fin'ora, rappresentando per il 2021 giusto l'1% della spesa per l'accoglienza. Resta il fatto che i centri di permanenza e rimpatrio (Cpr) sono strutture di detenzione amministrativa, e non possono in alcun modo essere considerati un servizio di accoglienza.

Sarebbe stato più opportuno in effetti se questa voce fosse stata inserita nella missione 7 del ministero dell'interno (Ordine pubblico e sicurezza) all'interno della quale si trova, tra le altre cose, il fondo rimpatri.

Anche guardando al bilancio il sistema appare inquadrato più sotto il profilo della sicurezza che non in un'ottica sociale.

Si tratta dunque di una scelta che fa pensare che il sistema di accoglienza sia gestito più come un problema di ordine pubblico che non come una questione sociale. D'altra parte questo è quello che viene da pensare anche solo considerando la scelta di attribuire la gestione di questo intero settore al ministero dell'interno piuttosto che, ad esempio, a quello delle politiche sociali.

Certo è vero che il sistema di accoglienza straordinaria, essendo gestito dalle prefetture, deve necessariamente far capo al ministero dell'interno. Lo stesso però non può affatto dirsi per il Sai, il sistema a titolarità pubblica gestito dai comuni. Né può dirsi per la gestione dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Gestione che in effetti fino al 2014 era attribuita al ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Foto credit: Pascal Rünzi - Licenza

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