Il governo ha cambiato il Pnrr e nasconde gli allegati di dettaglio Next generation Eu

In base alle nostre ricostruzioni il governo avrebbe inviato alla commissione europea un testo diverso da quello presentato al parlamento la scorsa settimana. Tra le due versioni, oltre 400 milioni di euro avrebbero cambiato destinazione.

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Mercoledì scorso abbiamo denunciato come i passaggi che hanno portato alla consegna del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) alla commissione europea fossero poco chiari. Nonostante la discussione in parlamento infatti si fosse conclusa il 27 aprile, due giorni dopo il consiglio dei ministri è tornato a discuterne. Ci eravamo chiesti quindi se il testo inviato a Bruxelles fosse lo stesso presentato al parlamento o se nel frattempo non fossero state apportate delle ulteriori modifiche.

Per questo motivo avevamo invitato il governo a fare chiarezza su questo aspetto e a mettere a disposizione di cittadini ed analisti il testo “ufficiale” del Pnrr. Purtroppo ad oggi dobbiamo constatare che la situazione si è ulteriormente complicata.

Il 5 maggio il Pnrr pubblicato al governo è cambiato 3 volte nel giro di poche ore.

Dopo la nostra segnalazione infatti il governo ha pubblicato sul proprio sito un comunicato in cui diffondeva il testo inviato a Bruxelles che pareva coincidere con quello discusso in parlamento pochi giorni prima. Tuttavia quel documento è stato successivamente modificato per 3 volte nel giro di poche ore.

E non si tratta semplicemente di modifiche formali ma anche sostanziali. Da una nostra prima analisi emerge infatti che, da una versione all’altra, alcune risorse sarebbero state dirottate su altre voci di spesa. Una variazione complessiva vicina al mezzo miliardo di euro.

410.000.000 € le risorse dirottate da una versione del Pnrr all’altra.

Ma le criticità non finiscono qui. Infatti sul sito della commissione europea non sono ancora consultabili gli allegati e gli annessi trasmessi, che fanno parte del piano a tutti gli effetti. Documenti fondamentali per analizzare i progetti italiani nel loro complesso. Per questo chiediamo al governo che vengano resi pubblici tutti i documenti che sono stati inviati a Bruxelles.

Che cosa è successo

Ma che cosa è successo esattamente? Ripercorriamo i vari passaggi. In base alle indicazioni dell’Ue il Pnrr avrebbe dovuto essere consegnato entro il 30 aprile. Prima dell’invio a Bruxelles però il governo aveva bisogno del via libera del parlamento. Così, deputati e senatori sono stati chiamati ad esprimersi su questo piano in gran fretta. La discussione infatti è iniziata il 26 aprile alla camera, con tutta la documentazione da consultare consegnata ai parlamentari solo pochi giorni prima.

E già qui si riscontrano le prime criticità. L’opposizione infatti ha denunciato in aula che il testo inviato ai parlamentari sarebbe stato modificato in corso d’opera, quando la discussione a Montecitorio era già iniziata.

Arriva poi il piano stampato, alle 14 c’è scritto, versione aggiornata alle 14 di oggi. Sono 270 pagine: probabilmente avrete ristretto il carattere e sarà quella la ragione, ma possiamo sapere se è così? E poi arriva alle ore 14,30 di oggi un ulteriore messaggio: la versione aggiornata, aggiornata, del piano è disponibile. Quindi, oggi il Parlamento italiano si impegna a ragionare di un testo che sfido chiunque tra i parlamentari qui dentro sia stato possibile approfondire con la necessaria prudenza e attenzione.

Nonostante ciò, il parlamento ha ugualmente avallato il piano presentato dal governo. Tuttavia nel consiglio dei ministri tenutosi il 29 aprile (quindi dopo le votazioni di camera e senato) si è tornati a discutere del Pnrr. Un fatto quantomeno insolito visto che il documento a quel punto avrebbe già dovuto essere ultimato.

I dubbi che il governo stesse ancora lavorando al piano sono stati rafforzati anche dal fatto che la documentazione inviata a Bruxelles (così come quella di altri paesi) non è stata consultabile per diversi giorni sull’apposito portale realizzato dalla commissione. Peraltro, il 30 aprile la commissione aveva annunciato di aver ricevuto i progetti italiani ma da parte di palazzo Chigi non c’era stata nessuna dichiarazione ufficiale che comunicava l’invio del Pnrr a Bruxelles.

Si arriva quindi alla giornata del 5 maggio, quando sul sito del governo compare (2 ore dopo la pubblicazione del nostro articolo) una pagina dal titolo Piano nazionale di ripresa e resilienza in cui viene diffuso, tramite un link, il testo in pdf del Pnrr “trasmesso alla commissione europea”.

I 3 documenti diversi pubblicati in poche ore fanno pensare che il governo fosse ancora al lavoro sul provvedimento definitivo.

Il documento pubblicato pare essere lo stesso discusso in parlamento. Tuttavia dopo un’ora il pdf scaricabile dal link non è più lo stesso. Se infatti il primo documento contava 273 pagine, la seconda versione ne aveva 269. Risulta abbastanza evidente perlatro che questo secondo testo fosse una bozza. Basti osservare i molti refusi presenti nell’indice di questo documento. Ciò rafforza i dubbi sul fatto che il governo fosse ancora a lavoro sul piano.

La svista viene prontamente corretta con la pubblicazione di un terzo documento diverso, quello definitivo, nel giro di tre ore.

Risorse dirottate

Gli elementi di criticità tuttavia non finiscono qui. È interessante notare infatti che sussistono delle differenze anche sostanziali tra il Pnrr presentato in parlamento e quello che il governo ha inviato alla Commissione europea (la terza e ultima versione).

Le risorse tolte alla digitalizzazione sono state distribuite tra infrastrutture e transizione ecologica.

Da un confronto tra i due documenti infatti possiamo osservare che oltre 400 milioni di euro hanno cambiato destinazione. Se nel documento presentato a camera e senato infatti erano previsti 40,73 miliardi di euro per la missione dedicata alla digitalizzazione (per missioni si intendono le 6 macro aree in cui sono suddivisi gli interventi previsti dal Pnrr), tali risorse nella versione inviata alla commissione si sono ridotte a 40,32 miliardi.

Questi 410 milioni mancanti sono stati redistribuiti per 0,27 miliardi alle infrastrutture (e più in particolare alla componente Intermodalità e logistica integrata) e per 0,14 miliardi alla transizione ecologica (Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici).

FONTE: elaborazione openpolis su dati governo
(ultimo aggiornamento: mercoledì 5 Maggio 2021)

Ancora un appello alla pubblicazione di tutti i documenti

Oltre alle discrepanze che abbiamo appena evidenziato c'è anche un altro elemento di criticità. Nel documento reso disponibile infatti non si trovano indicazioni dettagliate delle milestones, cioè gli obiettivi intermedi che ogni progetto finanziato con le risorse europee avrebbe dovuto prevedere.

Ad esempio, per quanto riguarda la digitalizzazione della pubblica amministrazione il documento inviato alla commissione rimanda al cronoprogramma degli interventi contenuto nella componente M1C1: Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pa. Tuttavia nel testo disponibile non c'è traccia di tale cronoprogramma.

Tempi di attuazione – Per i tempi di attuazione delle misure in materia di digitalizzazione si rinvia al cronoprogramma degli interventi di cui alla componente M1C1.

Alla luce di questi punti poco chiari che abbiamo evidenziato, chiediamo al governo di fare uno sforzo di trasparenza. Chiediamo che sia fatta chiarezza sui passaggi che hanno portato alla stesura del documento definitivo. Sarebbe utile inoltre, per la trasparenza dell’operazione, che il governo pubblicasse tutti i documenti ufficialmente trasmessi alla commissione europea.

Solo in questo modo sarà possibile fare delle analisi complete ed esaustive su un piano che vincolerà il futuro del nostro paese per i prossimi anni.

Il nostro osservatorio sul Pnrr

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Questo articolo rientra nel progetto di monitoraggio civico "openpnrr" realizzato nell'ambito delle attività di analisi sul piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ogni lunedì pubblichiamo un nuovo approfondimento sulle misure previste dal piano e sullo stato di avanzamento dei lavori (vedi tutti gli articoli). Nei prossimi mesi pubblicheremo anche un’apposita piattaforma in cui sarà possibile consultare tutte le informazioni disponibili. I dati dei nostri open data possono essere riutilizzati liberamente per analisi, iniziative di data journalism o anche per semplice consultazione

Foto credit: palazzo Chigi - Licenza

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